Nel volume “Mi salvo da sola” (Mondadori 2019, “Collezione Vivavoce”, pag. 216, 18,00 euro) Rita dalla Chiesa, celebre e talentuosa giornalista e conduttrice televisiva, rievoca gli episodi salienti della sua esistenza da un giorno cruciale.
Sono come incapsulata nel silenzio di un urlo che dura ormai da tutta una vita. E senza che nessuno mi abbia detto niente, capisco da sola che hanno ucciso mio padre. Mentre io guardavo un film sdraiata sul divano del soggiorno, mio padre moriva. La frazione di un attimo. L’attimo che ha fermato la mia vita. Guardo il cielo prima di aprire la portiera, e sento qualcosa che mi si stacca dal cuore per arrivare alla pancia. Lo sento proprio, fisicamente.
La sera del 3 settembre 1982 a Palermo, la mafia punta in alto uccidendo il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Prefetto antimafia giunto in Sicilia cento giorni prima per combattere Cosa Nostra, la sua seconda moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Nello stesso momento a Roma, Rita, figlia primogenita del Generale dalla Chiesa e della sua prima moglie, Dora Fabbro, intuisce che qualcosa di grave è accaduto a Palermo, a suo padre. Il dolore per la perdita subita è immenso, troppo forte e Rita ne resta quasi sopraffatta:
continua questo urlo silenzioso, che mi spacca il cuore e che non vuole saperne di uscire.
Eppure occorre andare avanti, per la piccola figlia Giulia, per i fratelli Nando e Simona e anche per se stessa. Nel corso della sua vita Rita dalla Chiesa si è salvata da sola innumerevoli volte e non è dunque un caso se il memoir è dedicato “alle onde della mia vita, che mi hanno sempre aiutata a tornare a riva”. Quella di Rita dalla Chiesa è una vera e propria dimostrazione di resilienza e in queste pagine, dove sembra quasi di ascoltare la voce gentile, cortese e calma dell’autrice, la giornalista e conduttrice televisiva racconta se stessa e gli avvenimenti gioiosi e dolorosi che l’hanno formata.
La “nonnitudine” di Rita, vissuta accanto al nipote Lorenzo “il mio cacciatore di stelle”, che ama il mare come la nonna e che si diverte con lei a osservare con il telescopio le stelle e la luna dal terrazzo di Rita.
Ogni volta che mi ritrovo davanti all’ingresso di Cologno mi emoziono, rivedo tutta la mia vita, alzo lo sguardo verso i loghi di Canale 5, Rete 4 e Italia 1.
Il lavoro, la grande passione di Rita dalla Chiesa, professionista perfetta in “Forum”, programma Mediaset che ha condotto con garbo e signorilità dal 1988 al 1997 e poi dal 2003 al 2013. Se è vero che nella vita di ciascuno di noi esiste solo un unico, grande amore, quello di Rita dalla Chiesa è stato Fabrizio Frizzi con il quale è stata sposata dal 1992 al 1998, divorziando nel 2002. Un amore travolgente, speciale, di quelli che cambiano l’esistenza per sempre. Intense le pagine che l’autrice dedica al conduttore televisivo dalla brillante quarantennale carriera, scomparso il 26 marzo 2018.
Mi aveva praticamente invaso casa. Ma io ero felice così. Avermi invaso anche la vita mi impediva di pensare troppo al dolore per quello che mi era successo a settembre. Ero sicura, e lo sono ancora, che Fabrizio fosse stato un regalo mandatomi da mio padre, per evitare che stessi troppo male, che mi sentissi troppo sola. O che combinassi troppi guai.
Una cosa è certa: mentre la vita prendeva a pugni Rita, quest’ultima prendeva a pugni la vita, ma importante era rimanere in piedi.
Non so se ho vinto io, i lividi ci sono, ma non mi sono mai fatta mettere all’angolo.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Mi salvo da sola": il memoir di Rita dalla Chiesa
Lascia il tuo commento