Simona Benedetti è nata a Roma nel 1978 e vive a Nepi in provincia di Viterbo. Orafa, disegnatrice e pittrice, ha conseguito nel 2017 la laurea magistrale in Scienze Religiose. Insegnante di religione e fondatrice dell’Associazione Culturale “AmorArte”, della quale è Presidente, promuove eventi e incontri culturali, dove l’arte diventa protagonista quale mezzo primario di comunicazione e massima espressione dell’animo umano. Protagonista del primo libro dell’autrice è uno dei maggiori artisti di tutti i tempi.
“Michelangelo. Un amore pericoloso. Tra arte e fede” (Tau Editrice 2019, Collana “Studi”, pp. 268, euro 15,90), si sofferma sugli ultimi anni della vita di Michelangelo Buonarroti (Caprese, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564) scultore, pittore, architetto e poeta protagonista del Rinascimento italiano.
Nel testo dedicato “A mio padre la cui morte è stata per me una rinascita”, l’autrice, indaga sul contesto storico-religioso riguardante l’ultima parte dell’esistenza di un artista tanto geniale quanto irrequieto. Fu proprio verso la fine degli anni Trenta del Cinquecento che Michelangelo sembrò sempre più fondere attraverso le sue opere mirabili, arte e fede. L’obiettivo del libro è dunque “di capire da dove scaturisce quella profonda spiritualità che tanto aveva affascinato Michelangelo verso la fine degli anni trenta del Cinquecento e che lo aveva portato a manifestare attraverso la materia, la sua totale devozione verso il Cristo salvatore”, come sottolinea l’autrice nell’Introduzione. Abbiamo intervistato Simona Benedetti e parlato del suo nuovo lavoro per scoprirlo meglio.
- Simona, desidera chiarire il significato del titolo del volume?
Certamente, anche se già la risposta la troviamo nella quarta di copertina del libro. Il titolo nasce dalla percezione che ho avuto dal momento in cui, umilmente, ho provato a immedesimarmi nell’intimo di questo grande artista, guardando, ma soprattutto scrutando la sua vita con gli occhi dell’innamorato. Con gli occhi di chi stava vivendo un momento storico particolare, un periodo di rinascita, che ha abbracciato ed elevato l’arte dei più grandi artisti del periodo. “Un amore pericoloso”, unico, che Michelangelo scopre e che lo porta a voler oltrepassare il limite umano, ma non solo, anche quel limite che l’Inquisizione imponeva creando un forte clima di tensione e di paura in un periodo difficile per la Chiesa e per coloro che ne volevano un suo imminente rinnovamento in termini di fede, dove protagonista era la riforma protestante e come risposta a essa il Concilio di Trento. Un amore, questo, desiderato e che l’artista ha cercato con ogni mezzo di rendere visibile attraverso la sua arte, un amore che si chiama Gesù Cristo.
- Di fronte alle opere di Michelangelo, artista poliedrico, si resta sopraffatti da tanta Bellezza. Il “Tondo Doni” al Museo degli Uffizi di Firenze, il “Mosè” nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, il “Giudizio Universale” nella parete di fondo della Cappella Sistina in Vaticano e la “Pietà” nella Basilica di San Pietro. Arte e fede per il Buonarroti vissero nella sua anima quasi in simbiosi?
Arte e fede sono nell’animo di questo artista, indissolubili. Michelangelo opera per la salvezza convinto di essere parte di un progetto divino. Lo stesso Vasari lo definisce “il divino Michelangelo”. Ogni suo gesto, pensiero, parola, tutta la sua arte parla di e a Dio, per questo nel testo mi soffermo molto sulla ricerca storica, ma soprattutto sulla ricerca religiosa che ci porta a scoprire da dove scaturiva quella spiritualità, che fece di Michelangelo Buonarroti l’artista Michelangelo. Una spiritualità che si addensa di significato nell’incontro con il gruppo degli spirituali meglio conosciuto come Ecclesia Viterbiensis, il quale, si collocava in una posizione intermedia tra la Chiesa e la riforma protestante. Fu proprio per questo motivo che l’Inquisizione non tardò a sferrare pesanti accuse contro di loro.
- Nel testo scrive che a volte la fede personale di Michelangelo fu sofferta. Per quale motivo?
L’amore che Michelangelo provava per Cristo era grande a tal punto da provocare in lui l’insoddisfazione di non riuscire a rendere visibile l’Infinito attraverso la sua arte. Un tormento questo che l’artista sperimenterà fino al giorno della sua morte. La sua brama di voler toccare l’amore di Dio lo porterà, secondo la mia personale visione, a sperimentare quello che nella mistica cristiana viene chiamato il silenzio di Dio, magari inconsapevole del fatto che Dio era già presente nel suo agire. Il domandarsi circa l’esistenza in relazione alla salvezza sarà una questione che Michelangelo renderà nota in molte delle sue opere, basta guardare al Giudizio Universale o alle ultime due sculture, la Pietà Bandini e la Rondanini, simbolo eterno della sua visione spirituale.
- Fu determinante per la ricerca mistica di Michelangelo “l’incontro passionale” che l’artista ebbe con la poetessa Vittoria Colonna, sua musa ispiratrice. Ce ne vuole brevemente parlare?
Innanzitutto vorrei porre l’accento sul fascino e la profonda ammirazione che si prova nel conoscere questi personaggi. Vittoria Colonna fu una nobildonna di grande spessore culturale, una poetessa, considerata “donna fra tutte le altre elettissima di religione, di bellezza, di lettere e nobiltà”. Anche lei considerata “divina” e addirittura proclamata santa dai suoi amici, secondo quanto ci testimoniano le fonti. Fu membro attivo dell’Ecclesia Viterbiensis grazie al legame che la univa al cardinale inglese Reginald Pole, sua guida spirituale. Dagli scritti della Colonna si evince, infatti, la sua forte spiritualità legata ai preziosi insegnamenti scaturiti dapprima dalla dottrina valdesiana e in seguito da quel “trattatello” il Beneficio di Cristo, che tanto fu prezioso al cuore degli spirituali. La devozione verso il Cristo Salvatore, che palese si respira tra le pagine di questo libricino, sarà alla base dell’incontro e di quell’amore platonico che univa nella fede Michelangelo e la marchesa di Pescara.
- La “Pietà Rondanini” che Michelangelo non riuscì a completare oggi si trova al Castello Sforzesco di Milano. Possiamo dire che è in questa scultura marmorea che l’artista manifesta la sua totale devozione al Cristo salvatore, tema centrale del Suo libro?
Assolutamente sì, anche se la devozione per il Cristo, in Michelangelo, ha radici più lontane, legate alla sua giovinezza. Guardando il suo percorso artistico si vede l’evolversi della sua maturità spirituale: dalla Pietà Vaticana al Giudizio Universale, agli affreschi della Cappella Paolina fino alle ultime due sculture, la Pietà Bandini e la Pietà Rondanini considerate per la loro portata religiosa, “il testamento spirituale” di Michelangelo. Infatti, a differenza delle altre opere, queste due sculture esprimono l’intimo di questo artista; il suo tormentato e tanto desiderato rapporto con Dio. Ed è proprio nella Pietà Rondanini che Michelangelo riesce a fondere il suo essere con quello di Cristo, immedesimandosi in quella morte portatrice di salvezza. In quest’opera, il desiderio di speranza si traduce in certezza visibile in quella meravigliosa fusione di corpi che simula un abbraccio di eternità.
- Vuole parlarci delle più importanti iniziative che caratterizzano “AmorArte”, Associazione Culturale della quale è presidente e secondo Lei in Italia si fa abbastanza per promuovere lo scrigno di tesori del quale è composta la nostra Penisola?
Per me è motivo di orgoglio parlare di questo. AmorArte ormai da tre anni è protagonista di uno degli eventi più importanti che caratterizzano il nostro territorio: DiVinArte. L’evento, sostenuto dal Comune di Nepi (Vt) in collaborazione con il Museo Civico Archeologico di Nepi, l’Associazione Italiana Sommelier (AIS) di Viterbo e patrocinato dalla Pro Loco di Nepi, è un connubio di arte e degustazione di vini di oltre venti aziende partecipanti; l’intento è di rivalutare l’arte e l’artista e di riscoprire le bellezze storiche che ci circondano, accompagnati dal gusto di una delle più antiche bevande decantate da sempre nella storia e nell’arte. L’evento, che nel 2018 si è svolto all’interno del Forte dei Borgia, è inoltre arricchito da visite guidate, musica, teatro, conferenze, presentazioni. A tutto questo si collega l’appuntamento invernale all’interno del Museo Civico Archeologico, dove verrà, come di consuetudine, presentato il catalogo contenente le opere di tutti gli artisti partecipanti, con la possibilità gratuita di visitare i reperti storici e ammirare la ricchezza dell’arte contemporanea. Concludendo, posso dire che, secondo me, l’Italia rappresenta la bellezza, e quello che si fa non è mai abbastanza. “Uno scrigno di tesori” che dovrebbe essere accessibile a chiunque, perché, come affermava un“certo” Dostoevskij, parafrasando, la bellezza è la nostra unica possibilità di salvezza.
“Michelangelo. Un amore pericoloso” sarà presentato a Nepi (Vt) domenica 17 febbraio 2019 alle ore 17,30 presso la Chiesa di San Giovanni Decollato, Piazza San Giovanni, 7. Modererà l’incontro, l’architetto Fabio Pugliesi, relatori il Prof Claudio Canonici, storico, e il Prof Giorgio Felini, storico dell’arte. Interverrà oltre all’autrice, il Sindaco di Nepi Pietro Soldatelli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Michelangelo. Un amore pericoloso": intervista all’autrice Simona Benedetti
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