Una mosca si appoggia sul candido velo dell’acconciatura di una dama dall’aspetto severo o indugia sulla frutta matura che giganteggia nelle nature morte e su composizioni floreali altrimenti sontuose. È l’elemento di disturbo: un intruso minuscolo e fastidioso. Eppure spesso così reale da costringere il visitatore al tentativo di scacciarla. Lo sapeva bene Giotto che per primo la dipinge, nella burla indirizzata al suo maestro. Dopo di lui in tanti hanno proseguito il gioco nel mondo dell’arte. André Chastel, francese innamorato dell’Italia, storico dell’arte, ha raccolto tutti gli esempi in un libro, intitolato Musca Depicta, pubblicato da Franco Maria Ricci nel 1984.
Oggi una mostra celebra l’anniversario del volume che compie 40 anni con un’esposizione che raccoglie, fino al 30 giugno, al Labirinto della Masone di Fontanellato (in provincia di Parma) quadri (e mosche) dai principali musei italiani ed esteri.
Musca Depicta: il libro tra illusione e messaggi artistici
Il libro Musca Depicta di André Chastel cataloga con stile ironico e raffinato più di cinquanta opere: incarnazioni artistiche dell’insetto dalla seconda metà del Quattrocento al Seicento, affiancate da un’antologia letteraria. Di volta in volta sfilano tra le pagine composizioni sacre o profane, tutte caratterizzate da un particolare comune: un ronzante intruso. La mosca dipinta introdotta dagli artisti inizialmente come prova di bravura, tanto verosimile da sembrare vera, assume con il tempo nuovi significati. Così lo scherzo da illusionisti si fa messaggio: rappresenta la fugace fama dell’artista o la caducità e la precarietà della vita, fino a diventare simbolo stesso della morte.
“Musca Depicta. C’è una mosca sul quadro”: la mostra nel Labirinto della Masone
Capitolo dopo capitolo questa singolare antologia diventa in questi giorni una vera e propria mostra, che amplia la ricerca di André Chastel fino al periodo contemporaneo. Resta il titolo in comune: Musca Depicta. C’è una mosca sul quadro a cura di Sylvia Ferino ed Elisa Rizzardi.
Le sale del Labirinto, voluto da Franco Maria Ricci come sede di un museo a cielo aperto, raccolgono più di cinquanta opere tra tele, grafiche, sculture e gli immancabili manoscritti e volumi a stampa. Sono prestiti da collezioni private o da prestigiose istituzioni nazionali e internazionale come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, i Musei Vaticani di Roma, la Galleria Sabauda di Torino, il Musée du Louvre di Parigi, il museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, il National Historical Museum di Stoccolma. Tanti gli artisti presenti: il trecentesco Giovanni del Biondo, il leonardesco Martino Piazza da Lodi o il contemporaneo Damien Hirst. Oppure i maestri del barocco Willem van Aelst, Isaak Soreau e Giovanna Garzoni fianco a fianco con gli acquerelli di Ulisse Aldovrandi e i disegni di Maria Sibylla Merian. Un viaggio nel tempo che insegue di quadro in quadro il capriccio fastidioso dell’insetto.
In fondo, come scrive Leon Battista Alberti che nel suo Elogio contenuto nell’incunabolo che apre la mostra definisce l’insetto molesto di gran lunga superiore e più illustre delle api:
La mosca è libera: non conosce gerarchie né limiti di pertinenza.
La mostra è visitabile fino al 30 giugno tutti i giorni tranne il martedì secondo il seguente orario: dalle 9.30 alle 18.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Musca Depicta. C’è una mosca sul quadro”: la mostra dal libro di André Chastel
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