Natura morta con briciole
- Autore: Anna Quindlen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
“Sono veramente incuriosita dall’idea che possiamo vivere abbastanza a lungo per reinventare e riscoprire noi stessi più volte, e questo è quello che accade alla mia protagonista sessantenne Rebecca”.
Con queste parole si è espressa Anna Quindlen, Premio Pulitzer per il giornalismo 1992, in una recente intervista in merito all’uscita del suo ultimo libro.
La fotografa d’arte Rebecca Winter si trova in un periodo di stallo della sua vita professionale e privata, eppure alcuni anni prima era diventata celebre grazie alla sua fotografia più famosa “Natura morta con briciole”. L’immagine, appartenente a una serie di scatti chiamati “Piano di cucina”, rappresenta “una composizione dall’aria vagamente fiamminga di bicchieri da vino sporchi, piatti accatastati, l’estremità spezzata di due baguette e uno strofinaccio per i piatti”. La foto, diventata subito un’icona del movimento femminista, ritraeva i resti di un pasto consumato dal marito di Rebecca prima di andare a letto con la sua consueta noncuranza e indifferenza.
Per i critici le fotografie di Rebecca erano “un’accusa alla vita e al lavoro delle donne”.
Gli anni erano passati e dopo aver divorziato dal marito fedifrago, accademico britannico, la donna sentiva di aver esaurito le fonti d’ispirazione per il suo lavoro. Avendo notato la “diminuzione degli assegni per le royalties” dati dalla ristampa delle sue foto, Rebecca non riusciva più a mantenere un ménage che le avesse consentito di vivere nel suo bellissimo appartamento nell’Upper West Side di Manhattan a New York.
“Pagare le spese della casa di riposo di sua madre e le rate della sua personale assicurazione sanitaria, aiutare suo padre con l’affitto, versare qualcosa sul suo conto pensionistico, dare una mano a suo figlio Ben quando era a corto di soldi”.
Quindi, dopo “aver fatto alcuni conti” pur nella consapevolezza di essere un animale metropolitano “era cresciuta quasi esclusivamente a New York City, sul lato occidentale di Manhattan”, Rebecca aveva deciso di affittare il suo appartamento e di trasferirsi in un cottage tra i boschi a due ore dalla Grande Mela sperando di ritrovare quella vena creativa che l’aveva portata a ottenere fama e successo.
“Pensò che vivere in quel cottage le avrebbe dato nuova ispirazione. La gente diceva sempre che cambiare ambiente favoriva l’ispirazione”.
Il primo impatto con la campagna non era stato semplice per Rebecca.
“Il silenzio dell’aperta campagna era inquietante. Come sono finita qui?”.
Dopo un’iniziale periodo di smarrimento la protagonista aveva cominciato piano piano ad apprezzare la sua nuova vita complici nuove amicizie. Si era rivelata fondamentale l’affettuosa amicizia con Jim Bates “grosso, con capelli chiari e una carnagione rubizza”, un carpentiere, “Rifacimento tetti Bates”, di circa venti anni più giovane di Rebecca, che la aiuta a ristrutturare il fatiscente cottage. Jim spesso la accompagna nelle sue passeggiate nel bosco, dove l’intuitiva fotografa nell’osservazione della natura che la circonda scopre nuovi spunti per il suo lavoro in un ambiente a lei inconsueto. Lo stesso Jim con il suo aspetto rude ma rassicurante, dai modi gentili, attrae e affascina Rebecca.
Anna Quindlen, da sempre molto vicina alle istanze femminili, per tredici anni ha tenuto una rubrica sul New York Times, dove riportava le problematiche delle donne americane, con una prosa semplice ma brillante tratteggia una figura di donna a noi vicina con i suoi problemi economici ed esistenziali, capace di reinventarsi una nuova esistenza. Lo stile ironico e vivace dell’autrice conduce il lettore nella vita e nel cuore di Rebecca, perché non è mai troppo tardi per scoprire quello che l’esistenza può riservare a ciascuno di noi.
“Cosa diavolo ti è successo?”. “Non lo so e non mi importa”.
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