Non so di non sapere. Revisioni semiserie alla filosofia
- Autore: Tony Brewer
- Anno di pubblicazione: 2018
Tony Brewer insegna storia e filosofia nei licei: secondo me “ci fa” e non c’è. Il suo “Non so di non sapere. Revisioni semiserie alla filosofia” (Effequ, 2018) si presenta come un libro nero mutuato da pensatori di ogni specie, ma potrebbe trattarsi soltanto di provocazione. Riflettendo semi-seriamente a mia volta su tesi e antitesi esposte da Tony Brewer – natali inglesi formazione napoletana – a dispetto della verve ilare-polemica, mi è parso infatti prosperare un sotto-testo passionale per la materia. Se non altro per la filosofia come dovrebbe essere (pensata, scritta, approcciata, divulgata) e quasi sempre non lo è, indecisa tra i criptici non-sense dei filosofi e i compiaciuti accademismi dei commentatori-traduttori.
Qualche sapido estratto dal chaier de doleance curato da Brewer:
Il tormentato (e alquanto misogeno) Soren Kierkegaard, sulla donna:
“La donna è di fatto sostanza, l’uomo è riflessione”.
Il comodo auspicio di S. Agostino sulla castità, rivolgendosi a Dio:
“Dammi la castità e la continenza, ma non subito”.
Il divino Aristotele, sul predominio della razza:
“Gli individui troppo scuri di carnagione sono vili, vedi gli Egiziani e gli Etiopi”.
Tutto inventato? Estrapolazioni di comodo? Strumentalizzazioni in malafede? Direi piuttosto sacrosanto interesse per le bucce di banana speculative. E d’altro canto, come dar torto all’autore quando in altre pagine del libro, se la prende con lo stile involuto, criptico, respingente di molti filosofi. A parte Nietzsche non mi pare, infatti, che il parterre di mostri sacri possa vantare prosatori brillanti.
“Non so di non sapere” - affettuoso calembour del celebre “so di non sapere” socratico – è peraltro un pamphlet ricco di fonti; e ciascuna contraddizione è argomentata con la bonomia con la quale è possibile commentare le incongruità senili di un nonno a cui, tutto sommato, si vuole bene. Gratta gratta, un libro quindi che suggerisce altre cose, diversi punti di vista, instilla dubbi su cui riflettere. Lo fa – altro pregio non da poco – in taglio scorrevole e mai di superficie. Per rifarmi in antitesi ai “Dieci (cattivi) motivi per non leggere questo libro”, esposti in prefazione (altrettanto semiseria) da Pino Imperatore, un libro che fa pensare
“ (…) E oggi pensare significa stare fuori dalla massa, lontano dalla confortante mediocrità. Significa cercare soluzioni ai problemi, sviluppare capacità critiche, crescere, contestare le opinioni comuni, tormentarsi, non dormire la notte, avere gli incubi. Pensare fa soffrire!”.
Per chiudere in modo perentorio: se parimenti al concetto di Dio, si arrivasse alla vera filosofia attraverso la “filosofia negativa”, questo saggio avrebbe le carte in regola per proporsi come un saggio "di base".
Non so di non sapere. Revisioni semiserie alla filosofia
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