Publio Ovidio Nasone, noto semplicemente come Ovidio, è stato autore di moltissime opere in cui, solitamente, il corpus è diviso in tre sezioni. Le sue opere vengono suddivise in una prima parte, collocata tra il 23 a.C. e il 2, che comprende le opere elegiache a tema amoroso (Amores, Heroides e il ciclo delle elegie erotico-didascaliche). La seconda parte delle sue opere è caratterizzata dalle Metamorfosi e dai Fasti, andando dal 2 all’8. Terza ed ultima parte è quella compresa tra l’8 e la morte dell’autore, che comprende le elegie dell’invettiva e del rimpianto, ovvero Tristia, Epistulae ex Ponto e Ibis. Ovidio è stato sicuramente autore di altre opere, oltre queste, che però sono andate perdute; tra queste figurano una Gigantomachia e una tragedia, la Medea. Vediamo ora la vita di Ovidio, le opere e lo stile di questo grandissimo autore.
Ovidio: la vita
Publio Ovidio Nasone, detto semplicemente Ovidio, nasce il 20 marzo del 43 a.C. a Sulmona da una famiglia di rango equestre molto illustre. A dodici anni Ovidio lascia Sulmona per trasferirsi a Roma assieme al fratello; qui studia nelle migliori scuole di retorica e di eloquenza. Il padre lo vorrebbe oratore ma Ovidio si dimostra ben presto più incline alla poesia, arrivando ad abbandonare gli studi per dedicarsi alla poesia totalmente.
Come vuole la tradizione, in questi anni di gioventù intraprende un viaggio per Atene e, tornando indietro, ha la possibilità di visitare molte città di Egitto, Asia minore e Sicilia, dove si ferma a vivere per un anno. Successivamente ritorna a Roma, dove sceglie di cominciare la carriera pubblica. Fiero di appartenere al rango equestre, Ovidio non aspira ad entrare nel Senato romano.
Pur lavorando, Ovidio non smette mai di dedicarsi alla poesia e frequenta il Circolo letterario di Messalla Corvino, diventando un poeta molto conosciuto e amato. L’uomo viene in questo periodo meno ai dettami dell’imperatore Augusto, che predica una vita morale, praticando una vita dedita al piacere in una società pacifica. Partecipa regolarmente agli incontri del circolo letterario dell’illustre Mecenate, dove ha la possibilità di conoscere numerosi altri intellettuali tra cui Properzio, Orazio, Virgilio e Tibullo. Proprio in questo ambiente, iper stimolante, l’uomo riesce ad esprimere il suo estro creativo ai massimi livelli, producendo moltissime opere.
Amores è il titolo di una delle sue più celebri opere, una di quelle giovanili, che si divide in tre libri da 49 carmi. Nel libro viene narrata la storia d’amore per Corinna seguendo lo stile elegiaco: l’uomo si strugge per l’amore che prova nei confronti di Corinna, che lo tradisce continuamente. Nell’opera Ovidio fa una richiesta diretta a Corinna, quella di non raccontargli dei suoi continui tradimenti.
Di questo periodo sono anche altri componimenti elegiaci come Heroides. L’ars amatoria, una delle opere più note di Ovidio, egli la compone quando ha 25 anni e dentro ci sono una serie di tecniche che un uomo può adottare per conquistare una donna.
Egli scrive e consiglia di non innamorarsi mai di una donna e di vivere l’amore come se fosse un gioco. Nello stesso periodo l’autore scrive anche altri due testi, ovvero Medicamina Faciei Feminae e Rimedia amoris. In quanto alla vita sentimentale del poeta, egli si sposa tre volte. Delle prime due mogli non si sa praticamente nulla, tranne che da una di loro ha una figlia che chiama Ovidia, destinata a diventare una donna molto colta. della terza moglie si hanno tracce in documento storici: il suo nome è Fabia e, con lei, Ovidio trascorre la maggior parte della sua vita.
L’opera in assoluto più conosciuta di Ovidio, Le Metamorfosi, egli la scrive in età matura. Essa si compone di quindici libri riempiti con una serie di miti tutti incentrati sul tema della trasformazione di molti personaggi in componenti della natura inanimate.
Grazie alle sue tante opere Ovidio è sempre più stimato nell’ambito dell’Impero romano e, nonostante sia sposato, continua a frequentare ambienti lussuosi. Nell’8 d.C. viene esiliato ed è costretto a lasciare Roma dopo aver trasgredito le regole di Augusto scrivendo L’Ars amatoria, che incitava le donne dell’epoca all’adulterio.
Una volta esiliato va a Tomi, nell’attuale Romania. In questo periodo finisce di comporre I Fasti, suddivisa in sei libri, in cuo parla delle feste religiose inserite da Giulio Cesare all’interno del calendario romano. Del periodo in esilio sono anche: I Tristia, Le Epistulae ex Ponto, Ibis, Phaenomena e Halieutica. A Tomi Publio Ovidio Nasone muore, dopo aver passato anni circondato da persone incivili, tra il 17 d.C. e il 18 d.C.
Le opere di Ovidio
Vediamo ora le opere di Ovidio divise per periodo:
Opere giovanili o opere amorose
- Amores
- Medea
- Heroides
- Ars amatoria
- Medicamina faciei femineae
- Remedia amoris
Opere maggiori o opere della maturità
- Metamorfosi
- Fasti
Opere della relegazione
- Tristia
- Epistulae ex Ponto
- Ibis
- Halieutica
- Phaenomena
Ovidio: stile e poetica
Ovidio è stato famosissimo nel suo tempo e anche dopo la sua morte, tanto che ne riprendono i temi e imitano il suo stile moltissimi altri autori come: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Giambattista Marino e Gabriele D’Annunzio. L’opera Le Metamorfosi, in particolare, ha ispirato anche moltissimi scultori e pittori italiani ed europei.
Ovidio è colui che chiude il ciclo della grande elegia romana, portando nella poesia la vera anima della società e quello che era il disfacimento morale del tempo. Con la sua scrittura morbida e vellutata Ovidio ha narrato, quasi cantato, gli impulsi e le galanterie dell’epoca.
A Ovidio va il merito di conoscere in maniera profonda l’animo dell’essere umano, in particolare quello femminile, e di essere un acuto osservatore rispetto alle avventure amorose e alle passioni.
Nelle mani di Ovidio il verso era la più fedele espressione dello spirito perché lo rendeva fluente ed agile, carezzevole come musica che incanta, ricco di modulazioni e espressione di pensiero. Ovidio raggiunge la massima perfezione tecnica possibile per un distico elegiaco. Peculiarità dell’autore è anche la scelta raffinata dei vocaboli, che egli rinnova e ammoderna, anche, particolarmente nelle Metamorfosi.
Nel complesso il linguaggio risulta flessibile, anche grazie allo studio approfondito della retorica, che gli permette di utilizzare amplificazioni, sonorità espressive ed esornamenti. L’espressione del pensiero di Ovidio si tramutava subito in poesia, rendendolo un vero genio: nelle sue mani i pensieri prendevano forma agilmente e facilmente per diventare poesia. Con il suo modo di fare poesia Ovidio si allontana dalla compostezza classica di artisti come Orazio o Virgilio: egli è innovatore, improvvisatore e moderno rimanendo comunque un poeta.
Lo stile di Ovidio si può definire tendente sia al galante che al piccante, ateo in una certa maniera, indifferente alla vita politica perché memore della sua gioventù dorata imperiale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ovidio: vita, opere e stile
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