Corrado Augias, scrittore e autore televisivo, editorialista di “Repubblica”, autore di numerosi volumi tradotti in molte lingue, scrive Paolo. L’uomo che inventò il cristianesimo (RaiLibri 2023, pp. 208, 20 euro), dove ricostruisce la vita pubblica e religiosa di Paolo di Tarso (Tarso, 4 – Roma, 64 o 67), nato con il nome di Saulo (Shaul) a Tarso, nella regione della Cilicia, nell’odierna Turchia, cittadino romano, principale missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani.
Tra narrazione e saggio, “l’Apostolo delle genti”, persecutore dei cristiani, folgorato sulla via di Damasco e divenuto poi propagatore del messaggio di Gesù, rivive in queste pagine con tutta la sua straordinaria forza evocativa. Quanto mai umana la figura di Paolo, uomo di intelligenza, forza e volontà fuori dal comune, intellettuale finissimo che raccolse l’insegnamento di Gesù di Nazareth, lo elaborò e lo divulgò nel mondo allora conosciuto.
Paolo di Tarso raccontato da Corrado Augias
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C’è un prima e un dopo nell’esistenza di quest’uomo controverso e misterioso, dotato di grandi risorse intellettuali, di smisurata ambizione e di enorme energia fisica.
Entriamo nella Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, a Piazza del Popolo, ci fermiamo di fronte alla Cappella Cerasi, dove possiamo ammirare “La conversione di San Paolo” (1601), dipinto a olio su tela di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Il genio del pittore lombardo immortala il momento culminante della conversione di Paolo, quando a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone.
Attenzione a non confondere questa mirabile opera con un altro celebre dipinto del Merisi “La conversione di San Paolo” (1600-1601) di proprietà della famiglia Odescalchi, il cui particolare impreziosisce la copertina del presente volume.
Una cosa è certa: la conversione di Saulo raccontata da geni come Caravaggio e Michelangelo (“La conversione di Saulo” (1542-1546), affresco situato nella Cappella Paolina in Vaticano), resta una delle immagini più forti della storia della cristianità.
Paolo che era stato incaricato dal Sommo Sacerdote di recarsi a Damasco per arrestare, traducendoli in catene, uomini e donne seguaci della dottrina di Gesù, all’improvviso fu avvolto da una luce proveniente dal cielo; caduto a terra, udì una voce che gli diceva:
“Saul, Saul perché mi perseguiti?”
Lui disse: “Chi sei signore?”
E quegli:
“Io sono Gesù che tu perseguiti ma alzati ed entra in città e ti sarà detto ciò che devi fare”.
Immane il compito di Paolo, che aveva incontrato il Signore Gesù solo nella visione celeste che gli aveva concesso e che di Gesù aveva solo sentito parlare. Paolo doveva prendere il messaggio di quel Giusto e trasmetterlo a tutti gli uomini, fuori della ristretta cerchia di chi lo aveva conosciuto e seguito.
Chi era Paolo di Tarso, l’Apostolo delle genti
A Paolo di Tarso, san Paolo per la Chiesa, è stato attribuito il titolo impegnativo di “Apostolo delle genti”. Non tutti sanno però che cosa voglia dire in concreto, a quali innovazioni dottrinali rimandi una denominazione di tale importanza.
Un fatto certo è che il cristianesimo deve molto a quest’uomo, anzi, secondo alcuni, gli deve praticamente tutto. Senza Paolo, i pochi seguaci di un profeta di nome Yehoshua, figlio di Giuseppe, giustiziato per attività sediziose dalle autorità romane, sarebbero rimasti un’oscura setta annidata in alcuni villaggi della Giudea.
La sua azione si svolge nel corso di un trentennio, dal ’30 al ’60 circa della nostra era. Le notizie su Paolo vengono direttamente dalle sue lettere e dal testo chiamato “Atti degli apostoli” in gran parte dedicato ai suoi viaggi, alle peripezie e ai pericoli che dovette affrontare.
Paolo si getta anima e corpo e con tutto sé stesso nella sua smisurata missione, lui, primo vero teologo di quella corrente giudaica, che in capo ad alcuni secoli diverrà il cristianesimo. Il nuovo Dio che Paolo va predicando tra i gentili, fuori della Giudea, ha una portata rivoluzionaria. non abita il mondo come le antiche divinità. Egli vive nei cieli, da questi tornerà presto in gloria sulla terra a giudicare i vivi e i morti, a ciascuno assegnando il suo eterno destino. Il suo dio, il Dio dei cristiani, è un’entità trascendente, onnipotente, eterna, che ha perso ogni somiglianza con gli esseri umani, i loro vizi, i difetti, le debolezze.
Paolo annuncia un’entità metafisica generosa, un essere che ha sacrificato la sua vita, immolandosi per redimere il genere umano dal peccato originale di Adamo. Gesù è morto e risorto dopo tre giorni così dimostrando la sua natura divina. Vero Dio ma anche vero uomo e come uomo ha patito le atroci sofferenze che un qualunque vivente avrebbe sofferto in quelle strazianti ore d’agonia.
Il Signore Gesù ha consumato il suo sacrificio per amore degli esseri umani spogliandosi della vita, con un gesto che nessuna divinità aveva mai osato fare. Il nuovo Dio di Paolo, anche se la sua volontà resta imperscrutabile, si cura degli esseri umani.
L’incredibile annuncio è che i fedeli possono contare su una divinità che non ha precedenti, perché, per la prima volta, la sua essenza è l’amore, perché è un Dio vinto e ucciso ma anche vincitore, perché risorto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Paolo. L’uomo che inventò il Cristianesimo” di Corrado Augias: un viaggio alle origini della dottrina cristiana
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