“Per sempre ti rivedo”, si conclude con questo verso la poesia che Giuseppe Ungaretti dedica alla moglie, Jeanne Dupoix, un anno dopo la sua scomparsa. Era la poesia conclusiva de Il taccuino del vecchio, la raccolta pubblicata nel 1960.
Ungaretti aveva conosciuto Jeanne Dupoix a Parigi nel 1920, si erano sposati dopo pochi mesi. Un anno dopo la coppia si trasferì a Roma, spostandosi poi in periferia per risparmiare sull’affitto. Il loro fu un amore fedele e duraturo, a dispetto delle avversità. Insieme superarono difficoltà economiche e traumi familiari, tra cui la morte improvvisa del figlio Antonietto di appena nove anni, commemorata dal poeta nella struggente Giorno per giorno. Fu la voce premurosa di Jeanne a consolare Giuseppe Ungaretti nel momento più buio; i due erano uniti in un comune dolore, insieme riuscirono a non sprofondare nella disperazione.
Nella presenza salvifica di Jeanne (che Ungaretti qui racchiude nella bella immagine delle “mani soccorrevoli”) si condensavano due degli attributi inscindibili da chi ama: la speranza e l’attesa.
Speranza e attesa che segretamente ritornano nell’ultima poesia di Ungaretti dedicata alla moglie, celati in quella parola cifrata in grado di varcare ogni frontiera, persino quella invisibile di un presunto aldilà: “per sempre”. Il titolo della poesia riprende, significativamente, quest’ultimo verso.
“Per sempre” di Giuseppe Ungaretti: testo
Senza niuna impazienza sognerò
Mi piegherò al lavoro
Che non può mai finire,
E a poco a poco in cima
Alle braccia rinate
Si riapriranno mani soccorrevoliNelle cavità loro
Riapparsi gli occhi, ridaranno luce,
E, d’improvviso intatta
Sarai risorta, mi farà da guida
Di nuovo la tua voce,
Per sempre ti rivedo.
Chi era Jeanne Dupoix, la moglie di Ungaretti
Jeanne Dupoix rimane nell’ombra della poetica ungarettiana - non viene citata come musa alla stregua della Lina di Umberto Saba - a lei sono dedicate poche parole, suggellate da una dicitura significativa “per sempre”. Jeanne non viene mai nominata dal poeta, né descritta fisicamente, di lei ci viene restituita una forma quasi angelicata che assume le sembianze sfumate di un’apparizione.
Attraverso le parole il poeta sancisce la resurrezione della donna amata. Jeanne si spense in una clinica romana il 24 maggio 1958, assistita dal marito e dalla figlia Anna Maria detta affettuosamente “Ninon”, dopo una lunga malattia.
Un anno dopo, nel maggio 1959, Ungaretti dedicò alla moglie una poesia che si concludeva con una promessa: “Per sempre”. Quello stesso verso, “per sempre”, veniva ripetuto nella poesia dedicata al figlio Ninetto; era un presagio di eternità e, forse, la speranza più estrema e salvifica dell’amore. Il segreto attaccamento alla vita, o a una forma di sopravvivenza spirituale, è del resto ciò che più di tutto ci commuove nelle poesie di guerra di Ungaretti che dinnanzi al compagno stramazzato scrive “lettere piene d’amore”. Avrebbe continuato a scriverle per sfidare la presenza inoppugnabile della morte, sino a convertirla nel suo rovescio. “Sarai risorta”, dice alla moglie Jeanne, prima di concludere con un verso propiziatorio: “per sempre ti rivedo”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Per sempre”: la poesia di Giuseppe Ungaretti dedicata alla moglie
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