Dopo le dichiarazioni rilasciate dalla scrittrice Susanna Tamaro al Salone del Libro di Torino si è aperto un dibattito sull’insegnamento di Giovanni Verga nelle scuole: basta con Verga in classe, oppure la letteratura dello scrittore verista è ancora capace di parlare agli studenti?
Noi siamo dalla parte di Verga, e vi spieghiamo perché è un autore contemporaneo.
L’anno scorso si sono celebrati i 100 anni dalla morte di Giovanni Verga e lo scrittore siciliano è stato ricordato attraverso eventi, manifestazioni, nuove opere di saggistica a lui dedicate. Sino a un anno fa tutti sottolineavano la straordinaria attualità di Verga, oggi d’improvviso se ne rivendica l’inattualità, alcuni ammettono che in effetti è “noioso” e i ragazzi si appassionerebbero più volentieri alla letteratura leggendo altre opere, altri ribadiscono che è uno scrittore “difficile” e spesso complicato da comprendere.
Dalla parte di Verga: perché studiarlo a scuola
Viene spontaneo ora interrogarsi mettendo in atto il ragionamento opposto: immaginiamo una scuola senza Verga.
Immaginiamo i ragazzi seduti con i gomiti sui banchi, che non leggono più di Rosso Malpelo “che si chiamava così perché aveva i capelli rossi, e aveva i capelli rossi perché era cattivo”; che non sappiano nulla dall’avaro Mazzarò protagonista della Roba; che non riflettano sul grido di rivolta della folla contadina che inneggia alla Libertà. E, soprattutto, come sarebbe povero il loro mondo se non conoscessero la storia terribilmente umana dei Malavoglia e dei loro lupini, se non assistessero al naufragio di quella barca malandata chiamata “Provvidenza” che appare come la necessaria smentita della morale ottocentesca manzoniana.
Il peschereccio della “Provvidenza” si fa emblema di una condizione esistenziale, diventa il ritratto concreto di una speranza vana, ormai affondata: quel naufragio deve essere letto, perché si scolpisce nel cuore di ogni studente come un fatto imperdonabile e irrimediabile che suscita un profondo senso di rivalsa nei confronti di un’ingiustizia. L’evento ci viene narrato senza preamboli da una voce esterna, impersonale, fredda che ci spiazza perché ha il potere di annichilirci. Se la letteratura ci raccontasse solo storie a lieto fine non andremmo da nessuna parte.
Senza Verga non avremmo la spaccatura del Novecento, non assisteremmo alla nascita di quel movimento straordinario chiamato Verismo che dimostrò che la letteratura doveva parlare della realtà e che, soprattutto, poteva intervenire sulla realtà. Con Giovanni Verga la scrittura diventa improvvisamente fotografica e sembra anticipare quella materia che poi diverrà propria del giornalismo, la convinzione che la vita debba essere riportata sulla carta così com’è, come cronaca, senza cercare di correggerla o di abbellirla.
A ben vedere lo scrittore siciliano è stato il precursore di un racconto che continua ancora oggi ed è più vivido che mai, poiché non ha perso un briciolo della sua attualità. Il Ciclo dei Vinti è una narrazione contemporanea, che ci parla di eroi moderni e disillusi che si affannano ma vengono costantemente travolti dall’onda lunga del progresso. Non è confortante la visione di Verga, ma riflette la realtà: tutti gli individui, nessuno escluso, sono afferrati da un’ambizione, da un desiderio, dalla ricerca ostinata del proprio benessere. Quando si riferisce ai “Vinti” lo scrittore non parla solo dei poveri e degli emarginati, ma anche dei borghesi, dei ricchi, degli avari: ognuno infine soccombe alla propria inquietudine. Leggere le pagine di Verga significa capire anche questo, intravedere nei suoi personaggi la sintesi più rappresentativa della condizione umana.
Nei suoi romanzi e nelle sue novelle l’autore verista parla di sfruttamento sul lavoro, di evasione scolastica, di povertà, di emigrazione, di esclusione sociale e diversità, di sconfitte e di rapporti umani violenti. Non sono forse letture rassicuranti, ma sono strettamente collegate al mondo in cui viviamo e ci ricordano, nonostante lo scorrere inarrestabile degli anni, che narrare è un modo per comprendere le grandi contraddizioni del nostro tempo: I Malavoglia di Verga che naufragano a bordo della Provvidenza non sono poi molto diversi dai migranti che perdono la vita (e il futuro) a poche miglia dalle nostre coste.
5 motivi per leggere Giovanni Verga
Vediamo ora più schematicamente perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo, ve lo spieghiamo in 5 punti:
- 1. Verga parla di sfruttamento sul lavoro: il lavoro è uno dei grandi temi delle narrazioni di Giovanni Verga. I suoi protagonisti sono spesso sfruttati, oppure svolgono del “lavoro in nero,” sono schiacciati e sottomessi dalla volontà dei padroni. Ci descrive il buio senza scampo delle miniere, la fatica dei contadini, il sudore delle raccoglitrici di olive, la frustrazione dei pescatori, la solitudine dei pastori.
- 2. Verga parla di emigrazione: Verga stesso abbandonò la Sicilia per la più industriale Milano, che ebbe un ruolo cardine nella sua formazione di scrittore. In molte sue opere lo scrittore affronta la “questione meridionale”, e la condizione di esilio patita da chi era costretto ad abbandonare il Sud per il più ricco Nord. Una situazione che oggi è ancora presente e merita di essere analizzata. L’immagine finale dei Malavoglia, lo ricordiamo, ci mostra un giovane che se ne va e parte alla ricerca di un possibile riscatto dalla povertà.
- 3. Verga parla di esclusione sociale: l’autore dà voce a personaggi insoliti, emarginati, che spesso presentano una qualche “diversità” e appaiono in conflitto con l’ambiente sociale in cui vivono. Una condizione di cui oggi si parla molto cercando di favorire una società più “inclusiva”: leggere Verga potrebbe essere il primo passo per maturare un sentimento oggi spesso estinto che si chiama empatia.
- 4. Verga parla degli umili: I Malavoglia, il capolavoro verghiano, è una narrazione corale della condizione di vita degli umili. L’autore dà voce agli oppressi, ai vinti, ai non eroi, a coloro che hanno combattuto e hanno perso. Nella nostra società competitiva e performante ricordarci di questi personaggi potrebbe aiutare a riconsiderare le cose dando loro il giusto valore, ricordandoci che c’è una virtù anche nel fallimento.
- 5. Verga parla di memoria: viviamo proiettati al futuro, in una continua e sfrenata rincorsa, ma Giovanni Verga ci ricorda il peso inestimabile del passato. Nelle pagine del suo capolavoro, I Malavoglia, l’autore ci redarguisce:
I giovani hanno la memoria corta, e hanno gli occhi per guardare soltanto a levante; e a ponente non ci guardano che i vecchi, quelli che hanno visto tramontare il sole tante volte.
Per interpretare il futuro dobbiamo conoscere il passato, e la letteratura di Giovanni Verga ci ricorda che c’è un tesoro nascosto nelle parole, nella loro capacità di interpretare la realtà e trasformarla in una cosa vera, tangibile, da metterci sotto gli occhi e dire: “ecco, questo è”. Pensare alle opere di Verga è respirare questo alito di verità e indignarsi e battere i pugni sui banchi sino a dire: “Ma perché il mondo non è cambiato?” E poi cercare nella letteratura la risposta. Non vorrei che gli studenti di oggi perdessero questa voglia di cercare, di interrogarsi e, soprattutto, di indignarsi per una realtà che non è mai giusta come vorremmo che sia.
Voi trovate altre motivazioni per cui è importante leggere Verga? Scrivetele nei commenti, vi aspettiamo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo
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Uno su tutti: per il solo fatto che la Tamaro dice di non farlo!
Sono pienamente d ’accordo con lei, sostituire Verga.... Per???? Ma stiamo scherzando?
Magnifica disamina dell’opera di Giovanni Verga, attuale oggi più che mai!
Ho insegnato per 42 anni ed i ragazzi entravano nel suo mondo e si immedesimavano nei suoi personaggi con considerazioni niente affatto banali.
Complimenti!!!
Un’altra fondamentale ragione per continuare a leggere e studiare Verga è legata allo stile narrativo, al ruolo innovativo del suo narratore calato nella realtà che descrive, al tentativo dell’autore di dare voce alle ragioni esistenziali e culturali dei cosiddetti "ultimi". Un grandissimo autore, forse a volte faticoso per un ragazzo di oggi ma fondamentale. Chi l’ha detto poi che leggere non debba comportare anche un po’ di fatica?
Un’altra fondamentale ragione per continuare a leggere e studiare Verga è legata allo stile narrativo, al ruolo innovativo del suo narratore calato nella realtà che descrive, al tentativo dell’autore di dare voce alle ragioni esistenziali e culturali dei cosiddetti "ultimi". Un grandissimo autore, forse a volte faticoso per un ragazzo di oggi ma fondamentale. Chi l’ha detto poi che leggere non debba comportare anche un po’ di fatica?
Leggevo… leggo
Quando ero piccola leggevo i libri di Liala, mi sdraiavo nel mio lettino non sentivo i richiami di mia madre che mi diceva che sarei diventata miope (e lo sono diventata), saltavo i pasti pur di finire in un giorno il libro che avevo tra le mani.
Da adolescente trovai in libreria nascosti dietro la prima fila dei libri il “Tropico del cancro” di Henry Miller, l’Amante di Lady Chatterly di David Herbert Lawrence e Madame Bovary di Flaubert che divennero i capisaldi della mia educazione sentimentale
A scuola leggevo i classici che mi insegnavano i valori della vita ma da sola mi tuffavo in letture che venivano considerate sconvenienti per un’adolescente
Da grande ho riletto alcuni degli autori che da piccola avevano infiammato i miei sentimenti e il mio corpo senza provare quelle emozioni di una volta, poi da insegnante ho posto l’accento sull’analisi linguistica dei testi apprezzando lo stile e la composizione delle opere degli autori.
Oggi leggo solo saggistica, i romanzi d’amore non mi attraggono più, mi rendo conto di avere bisogno di entrare in spazi di psicologia di psicanalisi e della stessa teologia laica di Vito Mancuso.
Massimo Recalcati è diventato uno dei miei autori preferiti oltre a opere di autori che quando vado in libreria o in biblioteca mi attraggono anche solo in maniera estemporanea. Di quasi tutti ho imparato a recensirne le opere per dare sfogo alla mia voglia di appropriarmene e sentirli aderenti alla mia sensibilità.
Quella ragazzina che si lasciava attrarre da storie passionali e sensuali ha da tempo lasciato il posto ad una lettrice esigente e matura sempre alla ricerca del senso della vita.
Risposta alla Tamaro sulla letteratura a scuola
Il piacere della lettura è un’altra cosa dello studio della letteratura che richiede impegno e a volte fatica.
Mi dispiace per lei, non doveva essere una brava allieva
Verga rischia di diventare un’altra vittima di questa società che vive solo di attualità e futuro. Oggi si inseguono i leader ma non si vogliono i maestri, quelli che ti insegnano a pensare con la tua testa e non a seguire ciecamente il loro pensiero. Oggi si vorrebbe proporre ai ragazzi solo letture di intrattenimento e che non richiedano sforzi di riflessione. Forse non dovremmo chiederci che cosa Verga abbia da dire ai giovani ma che cosa questi ultimi abbiano da imparare dallo scrittore. Leggendo questo autore e altri dello stesso spessore i giovani imparerebbero che certi temi, come lo sfruttamento, l’esclusione e la povertà non sono affatto attuali ma vecchi quanto il mondo. I grandi autori non sono soggetti all’inattualità perché i loro argomenti non si esauriscono mai. Tra un po’ se la prenderanno anche con Dante, Manzoni, Boccaccio e Omero.
È nato un dibattito tra insegnante di letteratura e alunni, la prof argutamente ci ha fatto notare un errore, per la quale un nostro compagno di classe ha dato la risposta esatta, che LA CIAULA CHE SCOPRE LA LUNA non è di Verga ma di Pirandello.
Saremo felici che questo errore abbia a provvedere la modifica del testo e dell’articolo, per evitare a studenti di incappare a notizie non appropriate che possono indurre all’errore.
Ringraziamento per il vostro lavoro e la letteratura italiana ❤️
Perche’ leggere Verga? La sola domanda mi sembra paradossale visto che parliamo di capolavori senza tempo. Posso solo ricordare la profonda impressione che mi fece la sua lettura al liceo, tanto da scrivere un seguito ai Malavoglia in un tema che ancora ricordo per l’intensita’ del paesaggio umano e fisico che mi aveva lasciato la lettura. Avevo 16 anni e prima della ragione Verga aveva colpito la mia immaginazione, era stato come ammirare una scultura, penetrare in un mondo lontano, quasi pietrificato, ma nello stesso tempo vicino perche’ profondamente umano. Quindi cerchiamo di dare ai ragazzi profondita’ e mai dare giudizi di contemporaneita’ a una letteratura eterna e che per questo si puo’ definire “classica”.