Cosa significa petaloso? Se non conoscete questo termine, non vi preoccupate: l’aggettivo, infatti, non appartiene ufficialmente alla lingua italiana e la storia di com’è nato è davvero molto originale.
Tanto per cominciare possiamo chiarire che petaloso è - come già anticipato - un aggettivo che indica un qualcosa “provvisto di petali, pieno di petali”.
Benché sia nota la definizione del termine, in realtà esso non appartiene alla lingua italiana e la sua origine è molto particolare, legata ad una bella storia che ha fatto il giro del web, suscitando tenerezza in molte persone. Vediamo com’è nato il termine e perché si dice.
Petaloso: com’è nato questo aggettivo
La storia di petaloso inizia quando la maestra Margherita Aurora assegna un esercizio alla terza C della scuola elementare Marchesi di Copparo, a Ferrara: gli alunni devono individuare due aggettivi per ogni sostantivo assegnato dalla maestra.
Al momento di correggere i compiti, il piccolo Matteo, uno degli studenti della classe, ha scritto di fianco il sostantivo fiore due aggettivi: profumato e petaloso.
La parola petaloso non esiste in italiano e la maestra, dopo aver mostrato alla classe che non si trova sul vocabolario, segna in rosso l’errore, ma lo considera "un errore bello".
Matteo, infatti, ha in realtà applicato una regola grammaticale e, insieme alla sua classe, vuole sapere come mai il termine non è nel vocabolario e come potrebbe essere inserito.
Così la maestra, che decide di assecondare i suoi studenti, scrive insieme alla classe una lettera all’Accademia della Crusca, chiedendo di inserire petaloso nel vocabolario.
La risposta dell’Accademia della Crusca su petaloso
Quasi inaspettatamente, l’Accademia della Crusca non fa cadere la lettera della classe nel vuoto e decide di rispondere con un’altra lettera.
Il 23 febbraio giunge alla classe la lettera di risposta Accademia della Crusca che definisce la parola “ben formata” e “bella e chiara”, affermando anche che potrebbe essere usata in italiano, ma spiegando allo stesso tempo che l’ingresso dei termini nel vocabolario non è deciso dall’alto, ma è dato dall’utilizzo e dalla diffusione che se ne fa all’interno della società.
Di seguito vi riportiamo la lettera completa di risposta:
Caro Matteo,
la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.
Tu hai messo insieme petalo + oso > petaloso = pieno di petali, con tanti petali
Allo stesso modo in italiano ci sono:
pelo + oso > peloso = pieno di peli, con tanti peli
coraggio + oso > coraggioso = pieno di coraggio, con tanto coraggio.
La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e che tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e a scrivere “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato.
È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario.
Spero che questa risposta ti sia stata utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato Drilla e scritto da Andrew Clemens. Leggilo, magari insieme ai tuoi compagni e alla maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di un bambino che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario.
Grazie per averci scritto.
Un caro saluto a te, ai tuo compagni e alla tua maestra.Maria Cristina Torchia
Redazione della Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
La storia, dunque, ha fatto il giro del web e molti si sono mobilitati per diffondere il termine, anche con hashtag #petaloso su Twitter. E chissà che nei prossimi anni non venga davvero inserita nel vocabolario della lingua italiana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Petaloso: cosa significa e com’è nato questo aggettivo
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