“Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore e i cui pastori sono guide cattive.” In tempi di elezioni o dissenso politico, potreste esservi imbattuti sui social in questo verso della poesia “Pietà per la nazione”. Nel caso l’aveste letta online e voleste conoscerne testo integrale, storia e autore, veniamo in vostro soccorso.
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Questo verso corrisponde alla traduzione dell’incipit di “Pity the nation” del poeta statunitense Lawrence Ferlinghetti. Se mai aveste letto su qualche immagine ricondivisa o blog che si trattasse di una poesia di Pier Paolo Pasolini, smentiamo quindi subito l’errata attribuzione al poeta corsaro, autore invece della poesia intitolata Alla mia nazione. Il testo di Ferlinghetti, scritto nel 2007 (ben oltre quindi la data di morte di Pasolini, avvenuta nel 1975), si ispira a una poesia omonima di Kahlil Gibran pubblicata nel 1933, come indicato nell’epigrafe del poema stesso. La poesia è pubblicata in Italia nella raccolta "Greatest poems" (Mondadori, 2018) con testo inglese a fronte, a cura di Nancy J. Peters, con traduzione di Leopoldo Carra.
Scopriamo insieme testo, storia e analisi della poesia.
“Pity the nation”: testo originale della poesia di Ferlinghetti
After Khalil Gibran
Pity the nation whose people are sheep
And whose shepherds mislead themPity the nation whose leaders are liars
Whose sages are silenced
And whose bigots haunt the airwavesPity the nation that raises not its voice
Except to praise conquerors
And acclaim the bully as hero
And aims to rule the world
By force and by torturePity the nation that knows
No other language but its own
And no other culture but its ownPity the nation whose breath is money
And sleeps the sleep of the too well fedPity the nation oh pity the people
who allow their rights to erode
and their freedoms to be washed awayMy country, tears of thee
Sweet land of liberty!
“Pietà per la nazione”: traduzione del testo della poesia di Lawrence Ferlinghetti
Alla maniera di Khalil Gibran
Pietà per la nazione la cui gente è pecora
e i cui pastori la portano fuori stradaPietà per la nazione i cui capi sono bugiardi
I cui saggi sono zittiti
e i cui fanatici infestano le onde radioPietà per la nazione che non alza la voce
salvo elogiare i conquistatori
e acclama il bullo come eroe
e aspira a dominare il mondo
con la forza e la torturaPietà per la nazione che non conosce
altra lingua che la propria
e nessun’altra cultura che la propriaPietà per la nazione che respira denaro
e dorme il sonno di chi ha la pancia pienaPietà per la nazione Oh pietà per la gente del mio paese
che permette che i suoi diritti vengano indeboliti
e le sue libertà vengano spazzate viaIl mio paese lacrime verserà
Dolce terra di libertà!
Analisi della poesia “Pietà per la nazione” di Lawrence Ferlinghetti
L’opera è una forte denuncia delle condizioni dello stato americano. In una sorta di approccio programmatico, il poeta affronta ogni aspetto marcio che riconosce nella società che osserva. Esprime la sua sofferenza per lo stato degli uomini ridotti a pecore che non sembrano possedere un pensiero critico. Accusa i leader politici di non essere trasparenti e onesti con la popolazione, concentrati nell’inseguire il consenso delle masse con promesse vuote.
Ferlinghetti vede lodare i fanatici e le macchiette per le proprie eccentricità e trascurare i saggi a cui viene tolta la parola. Percepisce un popolo silenzioso e remissivo che non riesce a far sentire la propria voce, a far valere le proprie opinioni, tranne quando si può salire sul carro del vincitore e quando gli eroi sono i prepotenti e i violenti. Soffre la propria nazione chiusa in sé stessa, spaventata dalla diversità, rabbiosa verso l’altro e volontariamente ignorante riguardo a tutto ciò che non è proprio.
Il poeta sembra stanco della sua nazione rapita dal denaro, una nazione, come pone in modo brillante lui stesso, “il cui fiato è denaro”, respira denaro e gira intorno ad esso, non lasciando spazio ad altro. Chiede pietà per gli abitanti di quella nazione, i cui diritti vengono sempre meno, le cui libertà vengono limitate e spazzate via.
Con un attacco mediato da un linguaggio chiaro e diretto, il messaggio di Ferlinghetti arriva facilmente al lettore. La critica senza compromessi mossa dal poeta è colma di concetti senza tempo, difficilmente incasellabili unicamente al periodo storico in cui è stata scritta la poesia. In ogni momento la si legga è possibile, purtroppo, trovare un riscontro pratico nel presente. La forza di questa composizione risiede proprio nella capacità di essere ubiqua, di trovare sempre la forza di scuotere gli animi di chi legge per risvegliare quelle personalità sopite di cui parla lui stesso.
È un grande esempio di poesia volta ad un uso politico consapevole, che appartiene a quegli obblighi civili che dovrebbero riguardare tutte le parti attive della società.
Chi è Lawrence Ferlinghetti
Lawrence Ferlinghetti (24 Marzo 1919 - 22 Febbraio 2021) è stato un poeta ed editore statunitense, conosciuto per aver avuto un ruolo di grande rilievo nello sviluppo della cosiddetta “beat generation”. Nato a Yonkers, New York, il 24 marzo 1919 da padre italiano (originario di Chiari in provincia di Brescia) e madre di origini franco-portoghesi, Ferlinghetti diventa presto orfano di padre e con la mamma ricoverata in un ospedale per disturbi mentali viene allevato dagli zii. Intraprende studi umanistici e si laurea nelle prestigiose università americane. Sempre presente nella discussione riguardo gli autori beat, Ferlinghetti ha fatto da motore di queste realtà, scoprendo Jack Kerouac e pubblicando il poema di Ginsberg “Urlo”.
Aldilà della sua carriera come editore e intellettuale beat, Ferlinghetti ebbe un buon successo nella composizione di poesie. La sua raccolta di maggior successo, "A Coney Island of the Mind" (1958), ha attirato l’attenzione quando una delle poesie è stata attaccata come blasfema da un deputato di New York, Steven B. Derounian, che ha chiesto l’apertura di un’inchiesta su un college statale dove veniva insegnata, affermando che la poesia ridicolizzava la crocifissione di Cristo. La poesia, "Sometime During Eternity...", inizia:
In qualche momento dell’eternità
alcuni ragazzi si presentano
e uno di loro
che si presenta molto tardi
è una specie di falegname
da un posto quadrato
come la Galilea
e inizia a lamentarsi
e afferma di essere alla moda
Nonostante le polemiche che generò o forse, almeno in parte, a causa di esse "A Coney Island of the Mind" fece scalpore. Diventò così uno dei libri di poesia americana di maggior successo mai pubblicati e venne tradotto in diverse lingue; secondo City Lights, ne sono state stampate più di un milione di copie.
Molti anni dopo Ferlinghetti compose “Pity the nation”, la poesia oggetto di questo articolo che mantiene tuttora un forte valore politico.
La poesia di Gibran che ha ispirato Ferlinghetti
“Pietà per la nazione” di Ferlinghetti, scritta nel 2007, è una forte critica sociale alla nazione natale del poeta, gli Stati Uniti. Nel titolo della poesia viene sottolineato che questa è una rivisitazione dell’opera antecedente del poeta libanese Khalil Gibran, che fa parte di una raccolta dal nome “Il giardino del profeta”. Ecco il suo testo per confronto:
Pity the nation that is full of beliefs and empty of religion.
Pity the nation that wears a cloth it does not weave, eats a bread it does not harvest, and drinks a wine that flows not from its own wine-press.
Pity the nation that acclaims the bully as hero, and that deems the glittering conqueror bountiful.
Pity the nation that despises a passion in its dream, yet submits in its awakening.
Pity the nation that raises not its voice save when it walks in a funeral, boasts not except among its ruins, and will rebel not save when its neck is laid between the sword and the block.
Pity the nation whose stateman is a fox, whose philosopher is a juggler, and whose art is the art of patching and mimicking.
Pity the nation that welcomes its new ruler with trumpetings, and farewells him with hootings, only to welcome another with trumpetings again.
Pity the nation whose sages are dumb with years and whose strong men are yet in the cradle.
Pity the nation divided into fragments, each fragment deeming itself a nation.
— Khalil Gibran
from The Garden of the Prophet
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Pietà per la nazione”: testo e analisi della poesia di protesta di Lawrence Ferlinghetti
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