Immagine di copertina Credits: Claude Truong-Ngoc / Wikimedia Commons - cc-by-sa-3.0, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
La scrittrice turca Pinar Selek è stata condannata all’ergastolo con l’accusa di terrorismo. Ora su di lei grava un mandato d’arresto internazionale: rischia di essere estradata dalla Francia, paese in cui tra l’altro vive da anni lavorando come insegnante universitaria, e riportata Turchia per scontare la sua pena.
L’autrice e attivista turca si è difesa dichiarando pubblicamente che si tratta di una “condanna iniqua”, basata su documenti falsi o falsificati per motivi politici.
Pinar Selek è fatta della stessa tempra d’acciaio di chi non si arrende. Continua a ripetere parole di coraggio, nonostante ormai viva sotto accusa da più di metà della sua vita. Oggi Selek ha cinquantun anni, ma il processo contro di lei è iniziato nel 1998, quando di anni ne aveva appena 25 ed era una giovane donna appena uscita dall’università con ideali troppo grandi per un paese che vuole soffocare la libertà.
Oggi il mondo ha fatto di Pinar Selek un emblema della lotta per i diritti umani; ma per il regime turco lei è soltanto una terrorista. Sul suo capo pendeva da anni una condanna mai espressa che è giunta a verdetto il 6 gennaio scorso con una sentenza inattesa.
La sua testimonianza è un faro per chi ancora crede nella libertà di espressione. Pinar Selek, contemporanea paladina della giustizia, è riuscita ad attivare una rete di “solidarietà internazionale” che ha coinvolto il mondo intero. La sua unica colpa è quella di essersi battuta in nome delle minoranze in un paese che quelle minoranze vorrebbe annullarle, reprimerle, infine cancellarle. Soprattutto non perdoneranno mai a Pinar il fatto di non aver saputo tacere e di aver trasformato l’arte, la scrittura, in strumenti di battaglia per dare voce a chi non ne aveva o a chi non voleva piegarsi alla volontà di un potere arrogante.
Nella figura di Pinar Selek, autentico emblema dei nostri tempi, convivono la ferrea resistenza di Salman Rushdie - maledetto dalla fatwa della legge islamica e vittima di un recente attentato - e il dolore dell’esilio narrato da Nazim Hikmet, il poeta turco perseguitato dal regime che morì a Mosca nel 1963.
Anche quella di Selek è una voce coraggiosa ed idealista, una voce politica fuori dal coro che attraverso la scrittura minaccia di scatenare tempesta. Ha saputo abbattere confini e ricostruire nuovi spazi e ora, per questo, è perseguitata da un’eterna condanna a vita.
L’ergastolo stabilito dalla Corte Suprema turca il 6 gennaio 2023 è, in realtà, solo il punto più alto di una condanna invisibile che Pinar Selek sta già scontando, come esule e fuggitiva, da più di venticinque anni.
Delle numerose opere della scrittrice turca sono state pubblicate in italiano da Fandango Libri La maschera della verità (2015), La casa sul Bosforo (2018) Lontano da casa (2019) e Le formiche festanti (2020).
Scopriamo chi è la scrittrice turca e quali sono le ragioni del suo arresto.
Pinar Selek: chi è la scrittrice turca
Pinar Selek è nata a Istanbul l’8 ottobre 1971. La resistenza la apprende in famiglia, fin da bambina: il nonno, negli anni ’50, era stato fondatore del partito di sinistra turco, mentre il padre era un attivista per i diritti umani.
Nella capitale turca Pinar ha frequentato le scuole superiori presso il liceo francese Notre Dame de Sion e in seguito si è laureata con lode in Sociologia all’università Mimar Sinan.
Nel 1996 ha tradotto in turco Ya Basta, l’epistolario del leader zapatista Subcomandante Marcos che narrava dei movimenti rivoluzionari in Messico. I primi scritti di Selek erano legati al suo lavoro di sociologa e al suo impegno nei confronti delle minoranze perseguitate. Scriveva di ciò che conosceva, vedeva e toccava con mano, ovvero di ragazzi di strada, donne vittime di violenza, senzatetto, persone transessuali. Una vita con una missione precisa, al servizio degli ultimi, di cui anche la scrittura doveva necessariamente farsi portavoce come un manifesto di pensiero.
Nel 2001 avrebbe pubblicato Maskeler Süvariler Gacılar, uno dei primi libri saggi incentrati sulla vita della comunità trans.
Pinar Selek e il suo attivismo, ma soprattutto, la sua scrittura promuovevano tutto ciò che il regime turco cercava di soffocare: quindi identità, diversità, pensiero critico, consapevolezza intellettuale.
Lei andava dritta per la sua strada, ma le avevano già messo gli occhi addosso. Sul finire degli anni Novanta creò il Laboratorio degli Artisti di Strada per integrare le minoranze nella società attraverso l’arte. Selek sapeva applicare la sociologia direttamente alla vita reale con un estro artistico sorprendente, dimostrando che l’arte, la letteratura e la creatività non sono solo materie astratte ma hanno un fine e uno scopo preciso capace di riverberarsi in ogni aspetto della società e influire in modo benefico sulla psicologia umana.
Pinar Selek: l’arresto e l’odissea giudiziaria
I guai giudiziari per Pinar Selek iniziarono già nel lontano 1998, quando fu arrestata perché ritenuta colpevole di azioni sovversive. La accusarono di aver pianificato un’esplosione in un bazar, il tipico mercato delle spezie di Istanbul: dovette scontare due anni di carcere, sopportando ogni genere di tortura. La sottoposero a un vero martirio perché rivelasse i nomi dei suoi complici. Fu rilasciata il 22 dicembre del 2000; ma non avrebbe più avuto pace.
Soltanto in seguito fu rivelato, in seguito a una perizia svolta da dei ricercatori del dipartimento forense dell’università di Istanbul, che l’esplosione in realtà era stata causata dall’accensione accidentale di una bombola a gas. La vera ragione della condanna di Selek è da rintracciare, però, nelle sue approfondite ricerche sulla guerra civile turca. Nel suo libro, intitolato Barışamadık (in italiano “Non siamo riusciti a riconciliarci”) la scrittrice cercava di spiegare ciò che aveva spinto la popolazione curda a intraprendere la via della lotta armata.
Nel 2009 le continue minacce costrinsero Selek ad abbandonare il suo paese: si trasferì in Germania e poi in Francia, dove nel 2017 avrebbe ottenuto la cittadinanza politica.
Nel 2012 la Corte Suprema turca fece un’azione inaudita: a oltre dieci anni di distanza decise di riaprire il processo a carico di Pinar Selek, nonostante l’assenza dell’imputata che nel frattempo si era trasferita in Francia.
Ci furono proteste e manifestazioni in ogni parte del mondo, ma l’accusa non venne ritirata. Selek intanto viveva a Strasburgo dove insegnava sociologia presso l’università della capitale. In seguito fu costretta a fuggire a Lione e poi ancora a Nizza, ma nessun luogo sembrava troppo lontano, almeno non lontano abbastanza da cancellare la “colpa” che il regime già da tempo le aveva attribuito: quella di essere una donna libera, un’attivista e una scrittrice. Volevano imbavagliarla, metterla a tacere e, quindi, condannarla.
La sua tragica storia di ingiustizia continuava. Anche se in esilio, Selek era ancora perseguitata: l’odio del regime nei suoi confronti non si placava.
Il 6 gennaio scorso l’ultima sentenza del tribunale turco emana una condanna inattesa e feroce come un colpo di ghigliottina: l’ergastolo per Pinar Selek. Ora la scrittrice e attivista rischia di essere estradata dalla Francia, paese in cui vive da anni, e riportata in Turchia per scontare la pena. Numerose organizzazioni internazionali sono già mobilitate in suo nome, definendo la sentenza del tribunale turco come “una profonda violazione dei diritti umani”. Ma Pinar Selek non si arrende, sa che l’odio del regime non le lascerà tregua finché avrà vita. Affila la penna, alza la voce, si definisce una “figlia della resistenza” e, ancora una volta, dice:
Fino a oggi ho resistito e sono andata avanti a lavorare sui miei temi di ricerca, a riflettere profondamente, in modo strutturato, e ad agire e a vivere come una formica festante. Non mi arrendo.
Riprendendo il titolo di uno dei suoi ultimi libri si definisce una “formica festante”. Selek si identifica con un animale piccolo, ma intelligente, che scava cunicoli sotterranei per trovare la propria strada e lavora nel silenzio, operosamente, per raggiungere il risultato che si è prefissa.
Pinar Selek: cosa ha scritto
I libri di Pinar Selek sono stati editi in Italia dalla casa editrice Fandango.
- La maschera della verità (2015): in questo libro Selek parla di una pagina nera della storia turca, il genocidio armeno. In questo racconto personale e impegnato la scrittrice fa cadere l’ultimo tabù e condanna la negazione del genocidio da parte del regime.
La maschera della verità
Link affiliato
- La casa sul Bosforo (2018): un romanzo narrato sottoforma di memoir in cui la scrittrice rivive la propria infanzia e giovinezza. Una storia che ha il ritmo di una fiaba, ma sulla quale presto si addensano delle ombre. Tutto comincia con la denuncia del colpo di Stato del 1980 e descrive personaggi assetati di libertà e giustizia sociale, spesso spinti all’esilio in nome dei propri ideali.
La casa sul Bosforo
Link affiliato
- Lontano da casa (2019): un intenso romanzo autobiografico in cui Pinar Selek narra il dolore del suo esilio, sebbene volontario, e la nostalgia di casa.
In queste pagine le parole di una donna coraggiosa prendono vita e diventano una solenne rivendicazione di libertà e dignità. Un libro intriso di poesia e di una nostalgia che sembra emergere come un’onda, un flutto d’acqua salata dallo stretto del Bosforo sferzato dai venti. Riprendendo una citazione di Virginia Woolf, Selek dice: “Come donna il mio paese è il mondo intero”. Queste pagine palpitano della sua attrazione per l’altrove, ma anche dello struggimento per “Il Paese che mi manca”. Lo strazio di chi non può più davvero sentirsi a casa né parlare la propria lingua con la certezza di essere riconosciuto e ascoltato.
Lontano da casa
Link affiliato
- Le formiche festanti (2020): la storia di una donna alla ricerca del proprio posto nel mondo. Azucena, la protagonista, vive a Nizza, dove ha adottato il nome di Suzanne datole dalla nonna materna che visse in esilio in Francia durante la guerra civile.
Azucena cammina per le strade indossando scarpe rosse, rivoluzionarie, e sogna un altro mondo possibile, libero dalle ingiustizie.
Le formiche festanti
Link affiliato
Proprio come le “formiche festanti” del titolo intanto scava delle gallerie nascoste per quando verrà il momento di ribellarsi. In quel momento lei sarà pronta, perché avrà costruito la sua strada, il suo cunicolo, il suo sentiero di libertà.
Noi siamo dalla parte delle formiche e dalla tua, Pinar.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Pinar Selek, la scrittrice turca condannata all’ergastolo
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Fandango Libri Curiosità per amanti dei libri
Lascia il tuo commento