Gesù amò tanto la vita da “vestire la sua estrema carne”, da farsi Uomo e Profeta. Così, parafrasando, scriveva Alda Merini nel suo personale “Magnificat”.
La poetessa dei Navigli si specchiava nell’uomo della croce, era convinta che Gesù le fosse apparso, contornato da angeli, nelle tenebre del manicomio. Per scrivere un libro, sosteneva Merini in Corpo d’amore, bisognava essere vicini a Dio: così nascono i poeti.
Gli ultimi libri della poetessa avevano un profondo sottotesto cristiano, citando alcuni titoli Poema della croce (2004), Cantico dei Vangeli (2006), Francesco. Cantico di una creatura (2007), perché lei stessa sentiva di aver sperimentato il calvario di Cristo, il flagello del Golgota. La poesia di Merini rimane comunque una poesia laica, come testimonia il suo Poema di Pasqua che dà voce, in primo luogo, alla redenzione umana che si fonda sull’amore.
Ci è impossibile conoscere del tutto il Mistero dell’altro, afferma Merini, ma possiamo accettarlo in quanto tale. Questa era la grande lezione di Gesù, che la poetessa intendeva come una sorta di “torcia umana”, di faro e di guida. In un’altra celebre poesia, contenuta nella raccolta Voce di carne e di anima (2009), lo descriveva come una “fiamma d’amore” che purificherà il mondo. In quella stessa lirica creava un parallelismo esplicativo tra sé stessa e Gesù, affermando: “il tuo è un dolore di carne/ il mio è un dolore dell’anima”; eppure in questo dolore sono invincibilmente uniti come testimonia in seguito l’uso della prima persona plurale: “abbiamo patito sopra un legno ignudo senza vesti”.
Infine, in un altro componimento, il Poema della Croce, Merini compie una sorta di identificazione suprema tra sé stessa e il Messia scrivendo:
Quello che tutti gli uomini non avevano capito è che io, il Figlio di Dio fatto uomo, il Messia, avevo soltanto sete d’amore.
Il Gesù cantato da Alda Merini è il Messia degli afflitti, dei sofferenti, dei folli; colui che abbraccia le persone che stanno ai margini, che non redarguisce, ma consola. Il martirio di Gesù in croce era specchio del dolore umano; la Resurrezione, per la poetessa, è ciò che fa del “sogno di Dio la realtà degli uomini”, la prova che le tenebre non possono vincere sulla luce.
Nessuno meglio di Merini, del resto, aveva sperimentato in vita la forza distruttiva della Passione e visto da vicino l’abisso profondo della propria anima dove Bene e Male divenivano un tutt’uno, sino a confondersi. Non stupisce, quindi, che la poetessa faccia proprio il tema cristiano. Nel suo Poema di Pasqua analizza il sacro mistero della Resurrezione in chiave soprattutto umana.
Scopriamone testo e analisi.
“Poema di Pasqua” di Alda Merini: testo
Al tempo in cui prenderò
in mano il mio sogno
e vorrò aprirlo
come una lunga sorpresa
a corpo e a spirito,
voglio immaginare in quel giorno
che nessuno mi abbia mai visto
e nessuno conosca
il mio linguaggio.
Ci sono cose dette tra me e te
che non avevo nessuna colpa,
forse senza pensare.Qui è oggi Pasqua di Resurrezione
nel senso che si presume
che un cadavere qualsiasi,
forse quello di Dio,
ci voglia portare lontano
insieme ad altri morti.
Ma il giorno che noi ci ameremo
noi entrambi ci daremo morti,
ognuno per conto dell’altro.
Non volevamo vedere per le linee
i bisogni di pausa,
non volevamo mai sapere
dei loro ingiusti confini,
ma tu non conoscerai mai
la mia guerra
e io non conoscerò mai
la tua pace.Ma ci ameremo ugualmente
perché questo
è il Mistero della Resurrezione,
quando l’uomo non riconosce
il mistero degli altri
e lo lascia riposare
nella seta dell’egoismo.
“Poema di Pasqua” di Alda Merini: analisi e commento
Link affiliato
In questa poesia Merini non ci sta raccontando una Pasqua cristiana, ma una Pasqua laica. La Resurrezione infatti, nelle parole della poetessa, è qualcosa che va oltre il dramma dell’incomunicabilità umana e incarna la possibilità dell’amore.
La prima parte della poesia è giocata interamente sulla solitudine dell’Io, quindi sull’impossibilità di dire: la poetessa afferma di essere la sola conoscitrice del proprio linguaggio, gli altri non sono in grado di comprendere le sue parole, anzi, spesso le fraintendono. La Pasqua umana di Merini avviene dopo una lite, probabilmente una lite d’amore, e diventa un tentativo di riappacificazione, di ascolto reciproco, pur svelandosi nell’impossibilità di un’intesa completa:
Tu non conoscerai mai
la mia guerra
e io non conoscerò mai
la tua pace.Ma ci ameremo ugualmente
perché questo
è il Mistero della Resurrezione
Il tutto è anticipato da una sorta di distorsione del discorso religioso, che quasi lo sembra mettere in dubbio: “si presume”, nota Merini, che un cadavere qualsiasi - forse quello di Dio - ci voglia portare in un’altra dimensione. La poetessa sembra sminuire la promessa di Resurrezione divina, anteponendole quella umana che è possibile su questa terra pur nell’egoismo che caratterizza gli uomini. L’uomo è incapace di riconoscere del tutto la sofferenza o il mistero del suo simile, eppure è in grado di amarlo. Il dolore è l’altra faccia della “follia d’amore”; da quelle ceneri Alda stessa era risorta come una donna nuova.
La spiritualità della poetessa dei Navigli è, al contempo, carnale e appassionata come dimostra questa poesia in cui mescola amore umano e amore divino. Il Gesù cantato da Merini in realtà “non è mai nato/non è mai morto”; la poetessa ammonisce le donne affermando che piangono attorno a una “sepoltura fallace”, in quanto il vero Gesù risiede in un ogni uomo che soffre, la cui carne brucia di dolore.
La salvezza, secondo Merini, è riposta nella parola. Una conclusione analoga era custodita nella strofa finale del Poema della Croce (2004):
Ma io troverò la frontiera della mia parola. / Addio crocifissione, / in me non c’è mai stato niente:/ sono soltanto un uomo risorto.
Anche Alda era una donna risorta; forse c’è una personale Pasqua di Resurrezione nella vita di ciascuno di noi.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Poema di Pasqua” di Alda Merini: una poesia di Resurrezione
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura Alda Merini Pasqua
Lascia il tuo commento