Popism di Andy Warhol e Pat Hackett

Andy Warhol è tra gli artisti più importanti del XX secolo e tutti, almeno una volta nella vita, hanno visto una sua opera. Le sue serigrafie sono conosciute ovunque nel mondo, i protagonisti delle sue Polaroid vanno dal da poco defunto ex presidente degli USA Jimmy Carter al regista italiano Federico Fellini. Le persone che gli hanno gravitato attorno durante la sua carriera fanno parte della storia americana e non c’è celebrità che abbia vissuto a New York durante gli anni ’60 e ’70 che non abbia nulla da dire su Andy Warhol.
Dato il gran numero di fatti assurdi e interessanti che lo riguardano, lui stesso, con l’aiuto di Pat Hackett, nel 1980 decise di scrivere Popism (Feltrinelli, 2021, traduzione di Alessandro Carrera), libro che, in poco più di 350 pagine, racconta minuziosamente il decennio più importante del suo percorso, cioè gli anni ’60.

Nel ’64 tutto divenne giovane. I ragazzi cominciarono a buttar via tutti quei completi da ufficio e i vestiti sussiegosi che li facevano assomigliare ai loro genitori, e, all’improvviso il mondo si rovesciò, erano le madri e i padri che volevano assomigliare ai figli.

Ogni capitolo parla di un periodo ben preciso, ogni evento è descritto nei minimi particolari, i nomi delle persone presenti e dei locali in cui si svolgono i fatti sono citati maniacalmente. Il percorso intrapreso dall’autore per diventare uno degli artisti più conosciuti di sempre è spiegato passo dopo passo. Nel testo, per esempio, viene raccontata la genesi delle Marilyn Monroe e delle Campbell’s Soup, tutto ciò che c’era dietro le sue prime mostre, la sua idea di Pop art, gli amici che lo aiutarono a crearsi una carriera, i primi incontri con i media, le prime interviste, la produzione delle sue pellicole e la nascita della Factory.

L’arte per me non è divertente; ad affascinarmi era la gente, volevo passare tutto il mio tempo a stare intorno alle persone, ascoltarle e fare film su di loro.

Andy Warhol, con questo libro, ha voluto raccontare una parte della storia americana, quella parte che, in alcuni casi, si nascondeva al pubblico e che, in altri, cercava di farsi vedere a tutti i costi. Nei vari capitoli sono narrati alcuni retroscena interessantissimi, come il primo incontro con l’attrice Edie Sedgwick, il primo incontro con Nico, la quale aveva già recitato ne La dolce vita di Fellini, il primo incontro con Bob Dylan e con i Velvet Underground.

Se per tutto il testo i toni del racconto, salvo alcune pagine, sono sempre leggeri o quantomeno divertenti, nel momento in cui viene spiegato cosa successe il 3 giugno 1968, giorno del tentato omicidio di Warhol, i temi cambiano diventando più cupi e malinconici. Dalle parole dell’autore traspare un’accesa nostalgia di un lungo periodo che terminò quando la scrittrice Valerie Solanas gli sparò tre colpi di pistola. Dopo questo evento, gli strampalati protagonisti che fecero parte della sua vita si allontanarono, la sua arte cambiò, si riavvicinò alla pittura e si allontanò al cinema che, nonostante tutto, gli aveva dato parecchie soddisfazioni.
Le descrizioni di grandi feste, sul finale, fanno spazio a lunghe righe introspettive, dove Warhol sviscera i suoi problemi, le sue insicurezze, il ribrezzo che provava nei confronti del suo fisico martoriato e il terrore che la sua attentatrice potesse tornare da un momento all’altro.

Il 28 luglio tornai a casa dall’ospedale. Avevo il torso completamente incerottato. Guardavo il mio corpo e ne avevo paura; in particolare avevo paura di farmi la doccia, perché avrei dovuto togliermi le bende, e le cicatrici erano ancora fresche.

Popism, in definitiva, è un libro fondamentale per tutti gli amanti degli anni ’60, poiché spiega, tramite gli occhi di uno dei suoi più celebri protagonisti, non solo un modo di fare arte, ma il modo di vivere di un’intera generazione che ha frequentato le strade della Grande Mela in quel periodo.