Il cognome delle donne di Aurora Tamigio
È Aurora Tamigio con Il cognome delle donne, edito da Feltrinelli, la vincitrice del Premio Bancarella 2024. L’annuncio ieri sera, domenica 21 luglio, nel corso della cerimonia di proclamazione che si è tenuta nella cornice di Piazza della Repubblica a Pontremoli.
Per l’occasione l’autrice ha scelto di fare quella che ha definito una “dedica intimista”:
“Alla mia mamma, alle mie zie, alle mie nonne, perché mi hanno insegnato come si fa a essere donne e anche come non si fa. Ho appreso da loro molto di quello che so”.
Il romanzo narra una saga familiare nella Sicilia del Novecento declinata dal punto di vista femminile: da Rosa, che nasce al principio del secolo in un paesino arroccato sulle montagne, ed è ribelle e spinosa come il suo nome; alla figlia Selma che si innamorerà di Santi Maraviglia, sposandolo contro il parere materno; e infine Patrizia, Marinella, Lavinia, che chiudono una genealogia femminile scritta nel segno della libertà.
Il Premio Bancarella, istituito a Pontremoli dai venditori di libri e dai librai, dal 1953 premia il libro più venduto tra quelli segnalati dai librai italiani selezionati. Lo scorso anno la vincitrice è stata Francesca Giannone con La portalettere; quest’anno Aurora Tamigio sigla un’altra vittoria al femminile. La sestina finalista 2024 comprendeva titoli di rilievo: oltre a Il cognome delle donne, in gara La casa delle Sirene di Valeria Galante (in realtà pseudonimo dei fratelli scrittori Diana e Diego Lama) edito da Mondadori; L’Iliade cantata dalle Dee di Marilù Oliva edito da Solferino; L’inventario delle nuvole di Franco Faggiani edito da Fazi Editore; Selvaggio Ovest di Daniele Pasquini edito da NNE; Tangerinn di Emanuela Anechoum di Edizioni E/O.
Il cognome delle donne ha ottenuto 185 preferenze, conquistando la vittoria: al secondo posto La casa delle sirene con 88 preferenze, al terzo L’Iliade cantata dalle dee con 84 preferenze. A fine serata, dopo la proclamazione, ad Aurora Tamigio è stata consegnata la statuetta in ceramica di San Giovanni di Dio, il santo libraio spagnolo, realizzata da Umberto Piombino, storico simbolo del Premio.
In passato, lo ricordiamo, il Premio Selezione Bancarella ha visto trionfare altre celebri autrici della letteratura italiana, tra cui Oriana Fallaci nel 1970 con Niente e così sia (Rizzoli), sino alle più recenti vittorie di Margherita Oggero, Michela Marzano, Alessia Gazzola e Stefania Auci. Primo vincitore designato del Premio è stato Ernest Hemingway nel 1953.
“Il cognome delle donne” vince il Premio Bancarella 2024
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Il tutto è raccontato attraverso una narrazione appassionante e fluviale, capace di trasportare indietro nel tempo dilatando il concetto di memoria per estenderlo al presente: sin dal titolo, Il cognome delle donne, Aurora Tamigio compie un’operazione narrativa che è anche politica. Per secoli il cognome delle donne non ha avuto peso, è sempre stato smarrito, inglobato in quello del maschio come da tradizione:
Lo sapete, vero, che il cognome delle donne è una cosa che non esiste. Portiamo sempre quello di un altro maschio.
Tamigio parte da questa discendenza invisibile per narrare la sua storia e, così facendo, plasma e dà forma a un’eredità più forte e radicata di quanto si pensi, forgiata nel legno di quercia, dal peso secolare. La voce di Rosa, la capostipite della famiglia, non abbandonerà mai del tutto la storia: la sua eco vivrà, come un insegnamento prezioso, nelle vicende della figlia, delle nipoti, come una lezione di dignità.
“Il cognome delle donne”: il significato politico del libro di Tamigio
Il romanzo è l’esordio nella narrativa di Aurora Tamigio, classe 1988, laureata in storia dell’arte contemporanea e di professione copywriter. La sua opera, oltre a essere una narrazione avvincente in cui la ricerca storica, ben documentata, non appesantisce la lettura ma la arricchisce di una prospettiva inedita; è anche la prova di un cambiamento generazionale, strisciante ma continuo, che è avvenuto in tutti questi anni modificando la visione del femminile e donandole nuovo vigore. Viviamo in un’epoca in cui soffia forte un vento di indipendenza, spesso ostacolato da provvedimenti politici che tentano di riaffermare, in un’operazione anacronistica, il dominio del patriarcato: mentre alcuni esponenti politici chiedono lo stop all’uso del femminile negli atti ufficiali, minacciando la conseguenza di laute multe, ecco che Il cognome delle donne di Aurora Tamigio afferma una narrazione controcorrente - e decisamente necessaria.
Ci ricorda che ciò che fino a ora è stato invisibile, adesso non deve esserlo più, che la lotta per le pari opportunità passa anche attraverso l’uso democratico delle parole: il cognome delle donne ha un peso, non solo simbolico, che non può essere ignorato. Un’intera storia di forza, di resilienza, di coraggio, si nasconde dietro un’apparente condizione di non appartenenza: “il cognome non appartiene alle donne”, ma la possibilità di mantenerlo, di affermarlo, ha il significato luminoso di una conquista e la spinta sovversiva di una rivoluzione, non poi così diversa dal diritto di voto - la splendida marcia delle donne alle urne nel 1946 - e dalle difficile vittorie di cui è lastricato, sin dal principio dei tempi, il cammino verso la libertà.
Recensione del libro
Il cognome delle donne
di Aurora Tamigio
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Bancarella 2024: vince Aurora Tamigio con “Il cognome delle donne”
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