Trovo che quest’anno i finalisti del premio Strega siano libri di ottima qualità, ma fatemi fare il tifo per due pezzi da novanta come "Resistere non serve a niente" di Walter Siti e "El Especialista de Barcelona" di Aldo Busi. Vorrei che vincesse Siti, perché ancora non è conosciutissimo, mentre Busi in ogni intervista ribadisce che non gli interessano premi e riconoscimenti, anche se non è vero, perché gli scrittori sono dei narcisi pazzeschi. Entrambi hanno una caratteristica che li rende simili: la solitudine della letteratura.
Come diceva la grande scrittrice francese Marguerite Duras in "Scrivere" (Feltrinelli, 1984):
"La solitudine della scrittura è una solitudine senza la quale lo scritto non si realizza o si sbriciola esangue nel cercare cosa scrivere ancora. Ci vuole sempre una separazione dagli altri intorno a chi scrive libri. È una solitudine, la solitudine dell’autore, quella dello scritto. Tanto per cominciare, ti chiedi che cosa era quel silenzio intorno a te e praticamente a ogni passo che fai in una casa, a ogni ora del giorno, sotto tutte le luci, quella di fuori o quella delle lampade accese anche durante il giorno. La solitudine reale del corpo diventa quella, inviolabile, dello scritto".
Ecco mi pare che queste parole della Duras si attaglino alla perfezione per i due scrittori, che dichiarano di scrivere in un’immensa solitudine per scelta, ma anche per accadimenti biografici, perché entrambi senza famiglia, senza figli, consci di una diversità, meno conosciuta in Siti, esibita e macchiettista a volte in Busi.
Entrambi poi sono severi con la scrittura e ora ricorro di nuovo alle parole della Duras:
"La solitudine della scrittura è una solitudine senza la quale lo scritto non si realizza o si sbriciola esangue nel cercare cosa scrivere ancora.
Ci vuole sempre una separazione dagli altri intorno a chi scrive libri. È una solitudine, la solitudine dell’autore, quella dello scritto. Tanto per cominciare, ti chiedi che cos’era quel silenzio intorno a te e praticamente a ogni passo che fai in una casa, a ogni ora del giorno, sotto tutte le luci, quella di fuori o quella delle lampade accese anche durante il giorno. La solitudine reale del corpo diventa quella, inviolabile, dello scritto. Non so che cos’è un libro. Nessuno lo sa, ma si sa quando ce n’è uno. E quando non c’è, si sa, come si sa che si è, non ancora morti".
Ecco, se potessi li farei vincere entrambi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega 2013: perchè vorrei che vincessero Walter Siti o Aldo Busi
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