Come ogni anno la nomina della cinquina finalista del Premio Strega ha scatenato una vespaio di polemiche. È vero che il romanzo italiano si sta impoverendo? Senza entrare nel merito del Premio di quest’anno, ripercorriamo le polemiche degli anni passati, la più celebre travolse un certo Alberto Moravia nel 1952.
Non c’è premio senza polemiche da quando mondo è mondo. In una qualsiasi competizione che preveda dei vincitori si urlerà sempre all’ingiustizia. Che in Italia si stampino troppi libri è vero (lo dimostrano i dati Istat, nell’ultimo si parlava di più di 130 milioni di volumi l’anno, un numero esorbitante), che il mercato editoriale sia saturo è altrettanto vero, così come per - per diretta conseguenza - i libri oggi abbiano un arco di vita relativamente breve. Certamente non è vero che in Italia non vi siano più scrittori validi o bravi scrittori; senza dubbio l’ampliarsi dell’offerta ha causato il proliferare di più forme narrative, una contaminazione non sempre vantaggiosa, che ha immesso sul mercato anche un grande numero di opere mediocri. Negli ultimi anni si è detto di tutto sull’impoverimento del romanzo italiano: è stato detto che si scrivono opere commerciali e non viene più premiata la qualità della scrittura; che la trama conta più dell’impianto narrativo; persino che ormai la fama dell’autore conta più dell’opera. È stato detto che gli autori italiani vogliono imitare quelli americani, che non c’è più personalità e stile di scrittura ma un unico appiattimento dato dall’affermazione di varie scuole di storytelling.
Moravia, Gadda e Manzoni
Il dibattito, tuttavia, non è nuovo. Alberto Moravia a suo tempo disse che tutti gli scrittori italiani hanno come maestro Manzoni, dacché I Promessi Sposi è un libro che parola di Moravia - “non ci si stanca mai di leggere”. Secondo Moravia tuttavia Manzoni fa coincidere il racconto con le sue premesse ideologiche.
Non era d’accordo con Moravia, Carlo Emilio Gadda che contraddisse il collega affermando che l’opera di Manzoni in realtà esprime la “verità dei rapporti di fatto”. Gadda chiese che I Promessi Sposi gli fosse letto ad alta voce persino in punto di morte. Entrambi gli scrittori avevano in Manzoni il proprio modello, eppure la querelle tra i due si protrasse per tutti gli anni Sessanta. In realtà era iniziata molto prima: il duello tra Alberto Moravia e Carlo Emilio Gadda risaliva al Premio Strega del 1952, quando il primo batté il secondo con una vittoria schiacciante.
Premio Strega 1952: le polemiche contro Moravia
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Nel 1952 Alberto Moravia vinse il Premio Strega con I racconti, editi dalla casa editrice Bompiani. Mai vittoria fu più discussa, si sollevò un putiferio. Moravia aveva vinto con un totale di 145 voti, davanti ai 36 di Gadda e i soli 22 di Calvino.
Ciò che fece discutere, all’epoca, fu che i racconti di Moravia erano scritti già editi e presentati appositamente per concorrere al Premio.
Così ripercorre il fatto la direttrice dello Strega Maria Bellonci:
All’improvviso l’editore Bompiani fece uscire il primo libro delle «Opere complete» di Moravia, I racconti, nel quale erano appunto riuniti per la prima volta i racconti dello scrittore, composti nello spazio di venticinque anni.
Presentato da Mario Pannunzio e Carlo Muscetta, Moravia fu incluso nella lista e subito si scatenarono le proteste. Non valeva, era un libro composto di scritti già editi. Con attenzione rileggemmo il regolamento; quel libro risultò nuovo perché era un’edizione diversa da tutte e particolarmente significativa, tanto che costituì un’occasione per discorsi critici nuovi.
In seguito alla polemica, Moravia pensò di fare un passo indietro, ritirarsi, e favorire così il libro che riteneva più promettente: Il visconte dimezzato di un giovane autore di nome Italo Calvino.
Si stava ancora discutendo il da farsi quando accadde l’impensabile: i libri dell’autore degli Indifferenti furono messi all’Indice dal Santo Uffizio. Tale decisione spinse lo scrittore ad entrare in gara e ne determinò, con ogni probabilità, la vittoria in aperta protesta con il decreto stabilito dalla Chiesa.
Carlo Emilio Gadda, arrivato secondo, non la prese bene e aggredì Moravia con parole di fuoco. Questo il suo commento al vetriolo:
Lo Strega è stato conferito a Moravia: giustamente, avuto riguardo al merito generale. Il suo libro è arrivato (a passi felpati) 20 giorni dopo la scadenza del concorso e comprende lavori già editi in volume.
E aggiunse:
Se è Moravia che ha varato questo siluro di tutta puzza, bisogna dire che il suo cervello è quello di un autentico deficiente: e che la spondilite e l’eredolue gli è arrivata alla ipòfisi, o pituita. O è malafede an/aria.
Gadda accusò Moravia di fare “il martire del libero pensiero”, gridò al complotto lagnandosi di essere “martire anche più di lui”, ricordando la censura del suo Eros e Priapo.
Alberto Moravia, in tutta risposta, tacque. Avrebbe risposto solo molti anni dopo nel coso di un’intervista in cui ricordava che Gadda visse la premiazione del 1952 come un intrigo compiuto a suo danno mentre lui, fino all’ultimo momento:
non sapevo nulla né della condanna del papa né del premio Strega
Nel corso di quell’intervista Moravia svelò molte macchinazioni nascoste dietro la patina scintillante dei premi letterari.
Quando pubblicai La disubbidienza, nel 1948, fu subito chiaro che il libro avrebbe potuto facilmente vincere il premio Strega. Tanto facilmente che una mattina mi vidi venire a casa una delegazione di scrittori, capeggiata da Vitaliano Brancati, che mi chiese di ritirarmi dal premio per far vincere un altro concorrente: Angioletti, in quanto la figlia di Angioletti doveva sposarsi e il denaro del premio, in una simile occorrenza, sarebbe stato molto utile.
Moravia quindi, per rispetto, si ritirò. La cosa non si seppe, fu un segreto, almeno finché lo scrittore non la rivelò nel corso dell’intervista. Disse poi che La disubbedienza concorse in un altro premio, solo per fare da spalla al libro di un allievo di Elio Vittorini: quel premio, naturalmente, fu vinto dall’allievo.
Alberto Moravia che, dopotutto, lo Strega lo aveva vinto non si dava pena di svelare le logiche dietro i premi letterari. Che dire? concludeva senza sorridere, ma con un’espressione di finta beatitudine: “meglio tacere”.
Tutto era già stato scritto, dunque - o meglio - tutto era già stato detto. Alberto Moravia però con saggezza insegnava una grande virtù: il silenzio di fronte alle sconfitte, benché ingiuste, benché immeritate.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega e polemiche: quando Gadda litigò con Moravia
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