Il mito di Prometeo è uno tra i più noti miti della Grecia antica. Trattato da Esiodo (che forse ne è l’inventore), Eschilo e Platone, racconta della ribellione del Titano a Zeus e del suo prezioso dono per gli uomini: il fuoco.
Gli antichi lo celebrarono dedicandogli un vero e proprio culto, che si sviluppò ad Atene, e delle feste pubbliche (Prometheia) in occasione delle quali si percorrevano le strade con fiaccole accese; i moderni ne fecero il simbolo dell’umanità e del progresso, della lotta della libertà contro il potere e del sapere sciolto da vincoli, falsificazioni e ideologie.
La sua ribellione e la sfida alle imposizioni lo resero una figura centrale del pensiero e della letteratura anche in epoca successiva, che del mito contiene interessanti rielaborazioni. È un filantropo o un individualista? Rappresenta la razionalità pura o il la ribellione e il tentativo di seguire una legge del cuore?
Vale dunque la pena soffermarcisi con più calma e scoprire chi è Prometeo, cosa narra il suo mito e com’è stato rielaborato nel corso dei secoli.
Prometeo: chi è?
Prometeo è un Titano e appartiene dunque a una generazione di dei più antica rispetto a quella di Zeus. È figlio di Giapeto e Climene, ma non tutte le tradizioni attestano questa variante: per alcune la madre è Asia, per altre il padre è il Gigante Eurimedonte e la madre Era, da lui violentata.
Ha diversi fratelli (cinque coppie di gemelli), di cui ci sono noti Epimeteo (futuro marito di Pandora), Atlante (che sarà condannato a reggere il Cielo sulle proprie spalle) e Menezio.
Il suo nome significa "colui che pensa prima", in contrapposizione a quello del fratello Epimeteo, che significa invece "colui che pensa dopo".
Tra i suoi figli c’è Deucalione, che su suggerimento del padre fabbricò l’arca per mettere in salvo sé e sua moglie Pirra.
Prometeo, in base alle fonti, non è solo colui che ruba il fuoco agli dei per portarlo agli uomini e per questo subisce la punizione divina, ma è anche il creatore della razza umana. È considerato anche l’inventore della scrittura, della medicina, dell’architettura, dell’arte metallurgica e dell’addomesticamento degli animali e, nel corso degli anni, per queste sue caratteristiche è diventato simbolo della ribellione e della lotta contro il potere e le imposizioni, siano esse politiche o razionali.
Il mito
La nascita degli uomini e il raggiro di Prometeo
Il mito parte più lontano di quanto siamo soliti conoscere. Prometeo e i suoi fratelli, Titani saggi e virtuosi, si lasciarono corrompere dall’avidità e gli dei per punirli inviarono una tempesta a distruggere il loro paese. Atlante e Menezio, sopravvissuti al diluvio, decisero di unirsi a Crono e ai Titani in rivolta, ma Zeus mandò il secondo in esilio e condannò il primo a reggere per l’eternità il Cielo sulle proprie spalle. Prometeo, invece, insieme al fratello Epimeteo, si schierò dalla parte di Zeus: il dio lo compensò dandogli la possibilità di accedere liberamente all’Olimpo e gli affidò il compito di forgiare l’uomo, modellandolo dal fango e animandolo col fuoco.
Quando Atena e gli dei fornirono ai due fratelli un numero di qualità da distribuire tra gli esseri viventi creati, Epimeteo accolse il compito e iniziò a svolgerlo senza particolare attenzione. Così, i beni da distribuire finirono prima di arrivare al genere umano, che rimase sprovvisto di qualsiasi valore e Prometeo, amico delle sue creature, andò in loro soccorso rubando ad Atena intelligenza e memoria per donarle loro.
Zeus, che già aveva deciso di distruggere l’essere umano, non approvava l’attenzione di Prometeo, né tanto meno i pericolosissimi doni che gli aveva concesso e che lo avrebbero reso sempre più potente.
L’ira del re degli dei aumentò ulteriormente in occasione di un banchetto. Quando fu fatto portare un enorme bue, che doveva spettare per metà a Zeus e per metà agli uomini (all’epoca ammessi ai banchetti divini), Prometeo approfittò dell’occasione per trarre in inganno il dio. Sacrificò l’animale e lo fece a pezzi; nascose le parti migliori sotto la pelle del ventre, disgustosa, e coprì le ossa con un invitante strato di grasso. Poi chiese a Zeus di scegliere la sua parte.
Il dio optò per il grasso, ma, scoperto l’inganno, lanciò una maledizione agli uomini: in cambio della mortalità, avrebbero mangiato carne, sacrificando gli animali agli dei e lasciando a questi le parti immangiabili. Ma la crudeltà della punizione di Zeus non si fermò qui: il dio sottrasse agli uomini il fuoco e lo nascose.
Prometeo porta il fuoco agli uomini e la punizione di Zeus
Senza fuoco ed esiliati sulla terra, gli uomini morivano nella disperazione e Prometeo, dolente per la sorte delle sue creature, si recò da Atena perché lo facesse entrare nell’Olimpo protetto dall’oscurità della notte. Una volta entrato, accese una torcia dal carro di Elio (o dalla fucina di Efesto) e si dileguò senza che nessuno lo vedesse, portandola agli uomini.
La punizione di Zeus a questo punto non si fece attendere e coinvolse anche il fratello Epimeteo. Il re degli dei ordinò a Efesto di fabbricare una donna bellissima, Pandora, la prima donna del genere umano, e la inviò a Epimeteo che, avvertito dal fratello di non accettare doni da Zeus, la rifiutò.
Sconvolto di rabbia per l’affronto subito da entrambi, Zeus decise di punire ancor più ferocemente Prometeo e gli uomini. Fece incatenare Prometeo nudo sulla rupe più alta ed esposta alle intemperie e lo fece sprofondare nel Tartaro. Inviò poi un’aquila che gli squarciasse il petto per mangiarne il fegato, che ogni notte ricresceva per essere dilaniato il giorno successivo.
Epimeteo, invece, fu costretto a sposare Pandora e a tornare sulla terra. Pandora non portò sulla Terra solo il genere femminile, ma anche un vaso che Zeus le aveva regalato. Quando la donna lo aprì per curiosità, scatenò tutti i mali che il dio vi aveva rinchiuso per tormentare gli uomini: fatica, vecchiaia, pazzia, passione e morte. Solo la speranza rimase a sostenerli.
La liberazione
La liberazione e l’immortalità di Prometeo sono associate a Eracle. Secondo la tragedia di Eschilo Prometeo liberato, oggi perduta, Eracle uccise con una freccia l’aquila che tormentava il Titano e lo liberò. Secondo il racconto dello Pseudo-Apollodoro, invece, Ercole ferì con una freccia bagnata dal veleno dell’Idra il centauro Chirone. Non potendo morire perché immortale, Chirone sarebbe stato destinato a soffrire per l’eternità, se non fosse intervenuto Zeus, accettando la vita di Chirone in cambio dell’immortalità di Prometeo.
L’influenza di Prometeo nei secoli successivi
Prometeo è trasgressore e benefattore, simbolo di ribellione e della lotta per la razionalità e la passione; è un dio che rinuncia alla sua condizione beata perché amico dell’uomo, sua creatura. Questa sua ambiguità ha fatto in modo che nel corso dei secoli il Titano potesse incarnare più simboli e, rielaborato ogni volta diversamente, adeguarsi a svariate epoche.
L’interpretazione medievale si è divisa su due versanti. Da un lato, Prometeo è stato celebrato come prefigurazione di Cristo, in quanto dio che ama l’uomo tanto da farsi sacrificio ed essere condannato alla passione. Dall’altro, invece, viene data più importanza al fattore ribellione e Prometeo viene dimenticato.
Nel Quattrocento, da segnalare è la rielaborazione di Boccaccio nella Genealogia Deorum Gentilium. Boccaccio fa di Prometeo eroe della conoscenza, che consente all’uomo di realizzarsi da solo. In questa visione, ogni aspetto del mito presenta una sua rilettura e l’aquila che tortura il titano diventa simbolo dei tormenti del ricercatore.
Il Seicento si riapre al mito con rappresentazioni teatrali sontuose, ma la prima grande opera effettivamente dedicata a Prometeo dopo la tragedia di Eschilo è la commedia mitologica di Calderón de la Barca, La estatua del Prometeo, che riprende l’impostazione boccacciana. Prometeo è qui affascinante non in quanto dio, ma in quanto uomo e dispensatore di sapienza, e ruolo centrale nell’opera è assunto dal conflitto ragione-passione. Calderón de la Barca complica il gioco di simmetrie già presenti in Esiodo: Prometeo è razionalità mentre Epimeteo è azione e natura; i due fratelli venerano rispettivamente Minerva, dea della ragione, e Pallade, dea della guerra; è Prometeo a plasmare Pandora, di cui si innamora Epimeteo ma che ama Prometeo...
Bisognerà aspettare il Settecento e in particolare l’operetta Pandora di Voltaire perché Prometeo smetta di essere l’uomo sapiente, ma il Titano in lotta contro gli dei, che segue solo ciò che gli detta Amore.
Accanto a questa variante si sviluppano però altre due prospettive: la prima, che fa capo a Rousseau, vede Prometeo come figura negativa, colpevole di aver distrutto lo stato di natura felice in cui gli uomini vivevano; la seconda, invece, che da Shaftesbury arriva a Goethe, fa di Prometeo il creatore di arte e poesia, che scopre la presenza inquietante del demoniaco in sé. La tragedia goethiana Prometheus e il frammento omonimo fanno capo a una visione romantica del mito eschileo, in cui Prometeo diventa simbolo del genio che si ribella per amore dell’umanità e alla fine non può che confermare che tutto ciò che accade è in mano al destino.
Il mito di Prometeo raggiunge una particolare popolarità nel corso dell’Ottocento, quando nascono numerose reinterpretazioni piuttosto arbitrarie, spesso disinteressate a restaurare il mito originario ma impegnate a esaltarne il messaggio morale. Il mito di Prometeo diventa così esempio del progresso civile dell’umanità e della perfettibilità dell’uomo, nonché simbolo della ribellione romantica in nome di libertà e fede nella scienza e nella ragione. Di questo Prometeo ribelle sono esempi il Prometeo di Byron e, al picco massimo, Frankenstein di Mary Shelley. Il protagonista del romanzo, sottotitolato "O il moderno Prometeo", tenta di superare i limiti imposti alla conoscenza, firmando così la sua stessa distruzione.
Particolare la lettura di Prometeo contenuta nell’operetta morale La scommessa di Prometeo di Giacomo Leopardi: l’uomo non è stato certo un’invenzione degna di lode, se ovunque sulla terra si trovano irrazionalità e dolore.
Restando in ambito italiano, da segnalare è anche il poemetto Prometeo di Monti, apparso postumo e considerato da Niccolò Tommaseo persino "più omerico della traduzione di Omero".
Il racconto mitico ripensato in chiave moderna presente in Spittler fa di Prometeo non il titano ellenico, ma la personificazione dell’ideale etico e umano dell’autore. Spittler con Prometeo ed Epimeteo inquadra il mito nel contesto filosofico del periodo: la sua eroicità sta nella scelta di seguire la propria ragione contro tutte le ipocrisie della morale. L’individualismo eroico sostituisce così la filantropia.
Il Prometeo mal incatenato di Gide porta agli estremi questa desacralizzazione del mito, annullandolo e trasformando i personaggi in personaggi moderni, a spasso tra i boulevards parigini. Gide dà vita a una vicenda assurda e straniante, com’è assurdo chi non si ribella alle convinzioni imposte, e Prometeo non solo si libera rotolando su un fianco e fa proseliti a Parigi, ma arriva addirittura a mangiare la sua stessa aquila.
Nel corso del Novecento l’ingresso di Prometeo in letteratura è caratterizzato da alcuni tratti ricorrenti: viene spesso identificato con alcune figure storiche di geni creativi; il mito viene desacralizzato e banalizzato o usato con fini propagandistici; viene esaltata la tecnologia.
Da citare è sicuramente la riflessione di Albert Camus nel saggio Prometeo agli inferi, che insiste sul divario arte-macchina e sulla consapevolezza che le nuove generazioni, anziché avere il compito di cambiare il mondo, hanno quello di preservarlo.
Interessante è anche la visione tutta intima e identitaria di Pavese, filtrata tramite la traduzione di Shelley. Prometeo incatenato alla rube diventa qui simbolo della sua condizione di poeta stanco e angosciato, solo in lotta con l’amore e un mondo malvagio.
Il mito non ha ispirato solo opere letterarie, ma ha avuto un’importante influenza anche in ambito musicale. Da citare, anche se di sfuggita, sono sicuramente un balletto di Beethoven, un poema sinfonico di Liszt, una tragedia lirica di Fauré e le opere di Skrjabin e Orff.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Prometeo: il mito e la sua rielaborazione nei secoli
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