Le edizioni Marco Saya, attive a Milano dal 2012 (www.marcosayaedizioni.net), si occupano prevelentemente di pubblicare e diffondere poesia. Ecco un’intervista all’editore.
- Brevemente, qualche cenno alla sua biografia.
Un passato da informatico e una vita parallela presente che trascorre tra un grande amore per il jazz, la scrittura poetica e una neo casa editrice. Sono nato a Buenos Aires. A tre anni sono stato dirottato a Rio de Janeiro, prima di approdare definitivamente a Milano a dieci anni. Dopo il diploma al liceo classico Giovanni Berchet e una lunga frequentazione universitaria presso la facoltà di Ingegneria Elettronica, mi sono dedicato per anni al jazz come chitarrista professionista, alla poesia con diverse pubblicazioni e alla collaborazione con numerosi siti letterari.
- Quando e spinto da quali motivazioni ha aperto la sua casa editrice?
Ho aperto la casa editrice nel gennaio del 2012. Perché? Premetto che sono un editore che non chiede contributi all’autore. Normalmente sono sempre i soliti noti che pubblicano con i soliti editori nel solito scambio di figurine, tralasciando tutto un mondo di altrettanto ottimi poeti, spesso esclusi dal mercato dello scambio delle figurine. Non si tratta dunque di incrementare il numero di player nel catalogo della Panini, ma di dare voce a chi merita di essere selezionato e pubblicato secondo alcuni parametri in parte soggettivi, legati a un gusto personale, in parte indirizzati all’individuazione di un’univocità e ricerca della scrittura poetica che non sia omologata come tantissima poesia del 900. È inutile aprire una casa editrice che sia una copia sbiadita di tante altre, deve esistere per tutti la possibilità di dare voce a una creatività che non sia solo “imprenditoriale”!
- Quali difficoltà trova oggi, sul mercato librario, un editore che si occupi principalmente di pubblicare poesia?
La prima difficoltà riguarda la distribuzione, ma è anche vero che sono pochissimi i lettori di poesia e dunque questo potrebbe essere un falso problema. Semmai ci dobbiamo domandare come poter incrementare il pubblico dei lettori. Personalmente mi affido e mi trovo bene con i distributori online. Per un editore il conto vendita presso un libraio non è, di questi tempi, un buon affare. Il libro, poi, si vende solo nel caso di una presentazione ben organizzata, e sottolineo il “ben organizzata”.
- Qual è il suo giudizio sulla produzione poetica italiana attuale? Perché la poesia riscuote così poco interesse tra i lettori?
La poesia dovrebbe anche arrivare al lettore/lettore e non solo, come spesso avviene, al lettore/ autore. Troppi scrivono e pochissimi leggono: e chi scrive, quasi sempre, non legge gli altri. Nei primi sette mesi di quest’anno sono usciti circa 2000 titoli di poesia. Come è possibile, a questo punto, giudicare la produzione poetica attuale? Aggiungo che, secondo me, manca anche una critica (a parte qualche rara eccezione) che sappia discernere e voglia indicare nuove vie. Spesso si preferisce rimanere nei tradizionali orticelli dei già collaudati. Come editore pubblico solo 12 titoli all’anno, sperando così di poter dare una buona visibilità all’autore/autrice tramite una serie di presentazioni: l’unico modo, a mio avviso, di far conoscere e promuovere degnamente un autore. Poi, come sempre, sarà il tempo e un lettore attento a decidere se l’editore avrà operato delle scelte che caratterizzino la poetica di quel determinato scrittore.
- Lei scrive versi. Cosa ha pubblicato finora e quali sono i poeti che sente più vicini alla sua sensibilità?
Ho pubblicato diverse raccolte, l’ultima dal titolo "Filosofia spicciola" nel 2014. Amo soprattutto Montale e la sua ironia presente in parte della sua vasta produzione, e poi il suo modo di intendere la poesia come “filosofia dell’esistenza", le risposte che suggerisce discretamente alle eterne domande, al quid irrisolto che ci accompagna nella nostra fragile consapevolezza umana. E poi Ungaretti, Zanzotto, Caproni, Fortini...Ma sono tanti i poeti che amo.
- Concluda questa breve intervista con un suo verso che le stia particolarmente a cuore.
"Basterebbe una sola poesia, /quattro versi che possano girare il mondo/ con le proprie parole. /Di questo si tratta, /scrivere questi quattro versi."
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pubblicare un libro di poesie: intervista all’editore Marco Saya
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