Cosa accomuna il pittore surrealista, René Magritte, al maestro statunitense della narrativa horror, Edgar Allan Poe? Troverete la risposta in un quadro e, naturalmente, nel libro in esso ritratto.
Il dipinto La riproduzione interrotta (1937) (vedi qui) propone un enigma al suo spettatore: viene raffigurato un uomo visto di spalle il cui riflesso nello specchio appare capovolto, mentre il libro di Poe che giace sulla mensola sottostante si rispecchia simmetricamente nella superficie riflettente. Non è solo un oggetto, questo è chiaro, ma è la soluzione all’indagine sottesa nel nostro sguardo.
Cosa vuole dirci Magritte ritraendo il libro di Edgar Allan Poe? Quale segreto lega intimamente il tema del quadro al romanzo che vi è raffigurato?
René Magritte in mostra al MUDEC di Milano
In mostra al MUDEC (Il Museo delle Culture) di Milano sino al 30 luglio 2023 l’imperdibile esposizione Dalì, Magritte e il Surrealismo con i capolavori provenienti dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Vagando per le sale vi smarrirete inevitabilmente lungo i sentieri onirici ispirati dall’arte surrealista dai quadri di Salvador Dalì ai disegni di Max Ernst. 180 opere, tra dipinti, sculture e manufatti, vi condurranno alla scoperta del vostro inconscio: perché il Surrealismo ragiona per analogia, per automatismi psichici e incoraggia metafore inconsuete, eludendo tutto ciò che è razionale. Così dal poetico Manifesto Surrealista scritto da André Breton nel 1924 al saggio scientifico sull’Interpretazione dei sogni (Le rêve et son interprétation) di Sigmund Freud il passo è breve. Sogno e realtà si fondono in battito di ciglia ed ecco che il mondo che vediamo, ciò che appare, non è altro che la visione capovolta dell’Io più profondo.
Nell’ultima sala della mostra vi troverete dinnanzi ai dipinti enigmatici del genio surrealista René Magritte. Sarà un confronto senza pari, perché i quadri di Magritte sono immagini che interrogano e suscitano nell’interlocutore la vertigine ineludibile del dubbio.
Se vi avvicinate a uno dei capolavori del pittore belga, La riproduzione vietata (1937) (La reproduction interdite, Ndr) potete scorgere il titolo del libro dalla copertina verde che vi è ritratto.
Nessun dettaglio è lasciato al caso nell’opera di Magritte; e infatti il libro, che da lontano appare come un oggetto infinitesimale di puro contorno, in realtà viene rappresentato nei minimi particolari rivelandosi un elemento chiave per l’interpretazione dell’intero dipinto. Si tratta di Storia di Gordon Pym, l’unico romanzo di Edgar Allan Poe, tradotto nell’edizione francese da un certo Charles Baudelaire.
La domanda sorge immediata, e non si riescono a distogliere gli occhi dal titolo che si riflette - perfettamente simmetrico e proporzionato - nello specchio di fronte: che cosa lega René Magritte a Edgar Allan Poe? Come vedremo, il quadro La riproduzione vietata, come molti altri capolavori del Surrealismo, va ben oltre la mera interpretazione letteraria.
“La riproduzione vietata” di Magritte e il libro di Poe
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Se le opere d’arte non ci interrogassero non sarebbero tali. Il quadro di Magritte, La riproduzione vietata, fu svolto su commissione. L’uomo senza volto, che appare solo di spalle, è in realtà Sir Edward James, poeta inglese e mecenate del movimento Surrealista.
Magritte realizzò il quadro per la sala da ballo della casa londinese di James. La riproduzione vietata faceva parte di un trittico, insieme a Il modello rosso (1937) e Il tempo trafitto (1938). Non era il primo ritratto che il pittore belga faceva del suo mecenate, Sir Edward James, nello stesso anno Magritte realizzò anche Il principio del piacere un quadro in cui il volto di James veniva sostituito da un bagliore accecante simile a quello di una lampadina.
“L’uomo senza volto” era dunque perfettamente riconoscibile agli occhi dei contemporanei, eppure noi non vediamo che le spalle, i capelli pettinati e il lucido completo scuro. Il mistero tuttavia è racchiuso nello specchio che non riflette, come dovrebbe, il volto dell’uomo ma le sue spalle: ci troviamo quindi di fronte a un doppio senza identità in una ripetizione che appare fine a sé stessa. Soltanto il libro di Poe posato sulla mensola, La storia di Gordon Pym, sebbene sia vecchio e un po’ sgualcito si riflette simmetricamente nello specchio.
Quel romanzo ci fornisce un indizio preciso. Nel libro di Poe - l’unico non di racconti - viene infatti narrata l’odissea interminabile di un uomo che si imbarca in un viaggio sino ai confini del mondo in bilico tra reale e irreale, tra onirico e grottesco.
Arthur Gordon Pym potrebbe benissimo essere l’alter ego del personaggio ritratto nel quadro di Magritte.
La storia di Gordon Pym nel quadro di Magritte
Con il titolo The narrative of Arthur Gordon Pym of Nuntucket lo scritto di Poe fu pubblicato per la prima volta a puntate nel 1838 sul Southern Literary Messenger suscitando una certa inquietudine nei lettori che, di settimana in settimana, attendevano con trepidazione il concludersi della storia.
La vicenda fu ispirata dalle avventure per la conquista dell’Antartide che, nella metà dell’Ottocento, rappresentava una meta ambita. Nel raccontarci le vicissitudini del suo protagonista Edgar Allan Poe ci trascina in un viaggio verso l’ignoto dove ben presto il mistero sfuma nel delirio e nell’incubo.
La trama narra di Gordon Pym che si imbarca clandestinamente a bordo di una baleniera, “Grampus”, e da qui avranno inizio una serie di peripezie a partire da un ammutinamento e un conseguente naufragio. Il protagonista si troverà a lottare per la vita a fronte della natura più selvaggia.
Il finale del romanzo è altrettanto misterioso: Poe raffigura il suo protagonista immerso nel bianco abbacinante dei ghiacciai artici, mentre si trova al cospetto di una donna avvolta in un sudario. Ci sono domande per cui non vi è una risposta: il libro di Poe, proprio come il quadro di Magritte, appare carico di significati reconditi. Nella conclusione, in bilico tra sogno e incubo, della storia di Poe possiamo rintracciare la crepa dell’immaginario surrealista, che divide la realtà in due sfere scindendo il razionale dall’irrazionale, la vita terrena dall’aldilà, sovvertendo una volta per tutte l’ordine stabilito e incrinando la nostra percezione stessa del reale.
C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce, così cantava Leonard Cohen in Anthem. Lo stesso ci suggerisce Magritte attraverso i suoi quadri elusivi che sembrano escludere lo sguardo dall’ultimo orizzonte (per dirla con Leopardi) e ci spalancano la voragine dell’abisso. La nostra percezione non riesce ad accettare la sinistra duplicazione dell’immagine nello specchio, il doppio ci insospettisce, così come la mancata conclusione della storia di Edgar Allan Poe che suscita in noi la medesima inquietudine.
Il protagonista del dipinto La riproduzione vietata è immobile, non sta compiendo nessun viaggio per mare, a differenza di Arthur Gordon Pym. Ma se il viaggio, infine, non fosse che nella sua mente? questo è quanto sembra suggerirci l’opera di Magritte che, occultando il volto del suo soggetto, ci dischiude l’infinito mistero dell’identità umana.
“La riproduzione vietata” di Magritte: spiegazione e significato
Sono in molti a interrogare La riproduzione vietata di Magritte cercando di carpirne il significato occulto. Il tema del quadro surrealista è da ricercare proprio nell’indefinibile - e sfuggente - concetto di identità. L’uomo ritratto dal pittore belga, come ci dicono le fonti storiche, è Sir Edward James, ma potrebbe essere Uno, Nessuno e Centomila per dirla con Pirandello. La “riproduzione vietata” del titolo allude al fatto che sia impossibile, in verità, per l’essere umano riflettersi in un solo volto: “c’è una maschera per la società, una per la famiglia, una per il lavoro,” scriveva Pirandello e il medesimo concetto è riproposto attraverso l’immagine da René Magritte. Nessuno di noi può conoscere sé stesso semplicemente riflettendosi in uno specchio, ma solo andando alla ricerca di un altrove, proprio come fa il temerario protagonista del romanzo di Poe, Arthur Gordon Pym.
L’assenza di un volto nel dipinto di Magritte non è un impedimento, perché ci dischiude un universo infinito di possibilità. L’uomo ritratto di spalle potrebbe essere chiunque, qualsiasi spettatore può identificarsi con lui, assumere la sua prospettiva e così compiere un’autentica indagine interiore. Il vero viaggio è dentro noi stessi, sembra suggerirci l’artista belga ponendo proprio quell’enigmatico romanzo d’avventura a un lato dello specchio, che in fondo non narra altro che la ricerca di identità.
Come molte opere surrealiste La riproduzione interrotta ripone il proprio significato nello sguardo di chi la osserva, perché, come diceva Jung:
Tutto dipende da come guardiamo le cose, non da come sono in sé.
René Magritte e Edgar Allan Poe
René Magritte era un grande estimatore di Edgar Allan Poe, le parole dello scrittore statunitense avevano contribuito a forgiare il potente immaginario visivo del pittore surrealista. Ciò è ravvisabile in diversi dipinti di Magritte, ispirati proprio ai racconti di Poe. Oltre a La riproduzione vietata, in cui la citazione è inserita nel dipinto stesso, ricordiamo anche Il dominio di Arnheim (1965) che prende il titolo proprio dall’omonimo racconto di Poe.
In questo quadro Magritte sintetizza la storia di Edgar Allan Poe in un’immagine raffigurando una catena montuosa che assume la forma di un uccello. Non è chiaro se sia l’uccello a diventare montagna, o viceversa. La pietra si fa alata, annullando l’eterno contrasto tra la stasi del monte e la leggerezza del volo.
Il Dominio di Arnheim è forse il più grande racconto di Poe. L’autore stesso lo teneva in grande considerazione, reputandolo il suo migliore. A questo proposito scrisse:
Il dominio di Arnheim esprime molto della mia anima.
Per Magritte il luogo descritto nel racconto rappresentava il paesaggio ideale, cercò di rappresentarlo in molteplici varianti. La prima immagine della montagna a forma di aquila si ritrova in Il relitto dell’ombra (1926), la composizione avrebbe raggiunto la sua forma definitiva solo molti anni più tardi in una fase più matura dell’opera dell’artista diventando un autentico “monumento visivo” all’opera di Edgar Allan Poe. L’enigma era racchiuso nella visione stessa e Magritte non ci offre la chiave per interpretarlo: qualcuno vedrà la montagna che diventa aquila, qualcun altro il contrario.
Come per La riproduzione vietata l’unica spiegazione possibile è quella poetica che dà credito all’immaginario di ciascuno. Forse è proprio questa esperienza psicanalitica e, al contempo, trascendente ciò che ricerchiamo nei quadri di Magritte, capaci di mostrarci una crepa impossibile da riempire ma capace di filtrare tutta la luce dell’esistente nelle sue espressioni reali e oniriche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un libro di Edgar Allan Poe nel dipinto di Magritte: qual è e perché l’ha ritratto
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