Quattro uomini in fuga
- Autore: Gianfranco Calligarich
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2018
Al centro del nuovo romanzo di Gianfranco Calligarich, Quattro uomini in fuga, troviamo le avventure picaresche narrate in prima persona da un protagonista straordinario. Lo stesso narratore che si sdoppia, si chiama anche Casablanca, ardente cinefilo, amante del teatro; coinvolto insieme ad altri tre amici, provenienti da un paese del centro Italia dove si riuniscono intorno al Tropical Bar. Nel desiderio di lasciare la sonnacchiosa vita di provincia per lanciarsi in avventure che vengono man mano raccontate con tagliente ironia, con la consapevolezza che i quattro amici sono velleitari, sognatori, destinati a vedere le loro imprese infrangersi contro una realtà che di artisti sognatori e di avventurosi imprenditori teatrali non sembra aver bisogno.
Nel romanzo la prima parte, un Prologo assolutamente surreale, è dedicata al rapimento di un toro da riproduzione, il focoso Short Horn, attraverso il cui milionario riscatto i quattro amici, Sauro, Paolo, Elio e il narratore, sono certi di prendere il volo per le loro future iniziative.
Il racconto esilarante di come l’impresa si rivelerà un fiasco totale mostra la capacità dello scrittore di costruire pagine in cui l’amicizia, l’ambizione, il velleitarismo, il sarcasmo diventano protagoniste e descrivono una realtà che assomiglia a quella di tanti film della nostra migliore tradizione, penso a Tognazzi, Moschin, e alle loro memorabili imprese surreali.
Il vero e proprio romanzo comincia con l’arrivo a Roma dei quattro picari e del loro tentativo di dedicarsi al teatro; sono gli anni in cui la capitale è piena di “teatri off”, che trovano spazio in cantine e garage. La loro avventura teatrale avrà sede invece in un luogo unico e prestigioso, nell’attico della Fontana dell’Acqua Paola al Gianicolo, la straordinaria architettura barocca di Carlo Fontana affacciata su una Roma da cartolina. Ci si accede attraverso una scomoda minuscola scala a chiocciola, la saletta è affittata ad una scuola di mimo, ma i nostri eroi riusciranno a subentrare e in cerca di sponsor che finanzino l’impresa culturale. A loro si è aggiunta l’attrice cantante Samanta, magra e fatale, dalle dita adunche e dal repertorio struggente, si muovono in una città ostile. Fino all’inatteso colpo di fortuna, incredibile: un ricchissimo mecenate, economicamente potente, pieno di energia, appassionato di cinema americano, fanatico collezionista di film d’epoca proprio come il narratore, accetterà di finanziare la messa in scena di riduzioni da film di culto, a partire da Scarface.
Le pagine che raccontano le avventure dei quattro amici al seguito di N.N., tra grandi alberghi, elicotteri, gite in montagna per assaporare l’emozione del bob nel tunnel di ghiaccio, spiagge private intorno a tenute miliardarie in Toscana, feste sontuose organizzate per pubblicizzare il teatro Stanislavskij, soldi e sprechi, auto americane d’epoca grandi come pachidermi, sono intrise di una comicità esilarante, di un sarcasmo ironico e dissacrante.
I quattro amici si prestano a qualunque corvée, si sottopongono a cocenti umiliazioni, si districano tra prestiti e debiti, determinati a non ricadere nel baratro della vita di provincia da cui sono fuggiti: Paolo aveva venduto una luccicante Ferrari comprata dal padre allevatore per una Fiesta amaranto, simbolo di un ripiego in cambio dell’affermazione artistica nel caotico mondo culturale romano in piena effervescenza.
Le donne che compaiono nel libro hanno nomi, soprannomi, abitudini, costumi esemplari: l’Algida Milanese, la friulana Lola Montez, la segretaria che lavora gratis, abito nero e spilla con falce e martello, la sempre presente Samanta, ambiziosa e disposta a giocare in ogni ruolo, l’addetto stampa Gianna Puck con eterno bassotto in braccio, detta Madame Veuve Clicquot per l’abitudine di bere solo champagne.
Anche i personaggi maschili hanno sopranomi evocativi: il primo attore Piercapponi, un celebre doppiatore che dopo aver prestato la voce ad attori celebri come vuole vivere il brivido del palcoscenico, un factotum pittore di periferia somigliante a Serge Reggiani, Paolo sosia di Jack Palance.
Il libro è anche una antologia di citazioni: film celebri, attori di culto, canzoni, scrittori, musicisti, raccontati con una lingua che alterna il tono alto della letteratura colta dell’intellettuale di rango al dialetto romano più becero, in dialoghi serrati dove il turpiloquio regna in forma di anafora ossessivamente ripetuta. “Ogni eventuale riferimento a persone o vicende reali è da considerarsi del tutto inattendibile”, dice lo scrittore a premessa della sua scoppiettante narrazione: per chi è romano e ha seguito la coraggiosa avventura del teatro al Fontanone invece non è difficile qualche riferimento, apprezzando la fantasiosa ironia, il tono distaccato ma al contempo appassionato con cui un pezzo di storia dello spettacolo romano alternativo trova nuova vita in questo romanzo originalissimo.
I quattro Samurai, il golfino di cachemire di Sauro che finisce per accettarsi gay, Elio che fa il solitario al computer allisciandosi perennemente i baffi, Paolo che si sente il grande finanziatore, mai pago delle proprie ambizioni artistiche, ci raccontano un pezzo di Italia in fuga verso la Capitale mitizzata. Infine il narratore, che termina la sua luminosa carriera di regista teatrale lucidando i pachidermi americani nel garage sul greto del Tevere grazie alla generosità del grande N.N., sono personaggi tratteggiati con tagliente ironia ma in fondo con grande senso dell’amicizia.
Quattro uomini in fuga
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