Tra i drammi di William Shakespeare “Romeo e Giuletta” è senz’altro uno tra i più noti e rappresentati: composta tra il 1594 e il 1596, questa storia immortale, entrata a pieno titolo nella letteratura mondiale, narra del contrastato amore tra due giovani appartenenti a due famiglie rivali di Verona.
La trama di “Romeo e Giuletta” è il frutto del recupero e della rielaborazione di un topos già presente nella tradizione classica che riaffiora nella tradizione medievale e che, trai il XV e il XVI secolo, viene rielaborato e ripreso da un gran numero di scrittori. Già Senofonte Efesio e Ovidio parlano di amori infelici tra giovani appartenenti a famiglie contrapposte, come dimostra la storia di Piramo e Tisbe narrata nelle “Metamorfosi”.
Di Montecchi e Capuleti e della loro acerrima rivalità parla già Dante Alighieri nel Purgatorio, mentre Masuccio Salernitano articola una prima trama dalla storia in “Mariotto e Ganozza” (1476). È però Luigi Lo Porto, nella sua “Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti” (1530 ca) a introdurre quei personaggi che, dopo la riscrittura di Matteo Bandello in una novella, attireranno maggiormente l’attenzione del Bardo. Willian Painter, infatti, pubblicò il rifacimento di Bandello, insieme ad altri racconti amorosi, nel “Palazzo del piacere”, offrendo ad Arthur Broocke l’occasione per renderla liberamente in poesia in The tragical historye of Romeus and Iuliet (1562), opera che conquistò subito gli inglesi e alla quale si accostò anche Shakespeare, rendendola un vero e proprio archetipo con il quale ogni successivo cantore di amori travagliati non potrà fare a meno di confrontarsi.
Dal punto di vista stilistico ci troviamo di fronte a un dramma in cinque atti, scritto in versi come tutte le altre opere teatrali di Shakespeare. Piuttosto che il pentametro giambico è da rilevare una prevalenza del verso rimato, in particolare del sonetto che viene utilizzato in punti strategici della testo come il prologo affidato a un coro o il dialogo presente nella scena del primo incontro tra i due giovani amanti.
“Romeo e Giuletta” è senz’altro un dramma (ovvero un’opera per il teatro - questo il significato del termine in lingua inglese), più difficile, invece, affermare con certezza se si tratti di una commedia o di una tragedia perché elementi appartenenti ai due generi si intrecciano e si confondono.
La trama di Romeo e Giulietta di Shakespeare
Nel prologo il coro introduce i termini della vicenda narrata: tra la fine del ’500 e il ’600, Montecchi e Capuleti, famiglie nobili della città di Verona contrapposte da un odio inestinguibile di cui restano ignote le cause, si contrappongono in un conflitto insolubile che coinvolge anche gli stessi cittadini, portando disordini, scompiglio, morte.
Proprio per questo il primo atto si apre con una rissa, conseguenza delle provocazioni dei servi dei Capuleti verso i servi dei Montecchi, nello scontro che degenera in battaglia è coinvolto anche Benvolio, nipote di Montecchi, che aveva prima tentato di placare gli animi.
Tornato a palazzo Benvolio incontra Romeo, suo cugino e figlio ed erede della famiglia Montecchi che gli confessa il suo amore per Rosalina parenti dei Capuleti. Proprio per questo il giovane decide di recarsi, insieme agli amici Benvolio e Mercuzio, al ballo in maschera indetto dalla famiglia rivale per permettere alla figlia Giulietta di incontrare il nobile Paride.
Al ballo Romeo, che non riesce a incontrare Rosalina, resta però folgorato dalla bellezza di Giulietta: tra i due scatta un’attrazione reciproca, al momento dell’abbraccio entrambi scoprono anche l’identità dall’altro e si rendono conto di essersi innamorati del loro peggior nemico.
Il secondo atto, dove è inserita la famosa scena del balcone, si apre, appunto, con le appassionate dichiarazioni d’amore che ciascuno dei due amanti rivolge all’altro, nel giardino dei Capuleti. In preda alla passione, il giorno successivo Romeo confessa il suo amore a fra Lorenzo che, seppur incredulo, decide di aiutare il giovane e di celebrare il matrimonio, sperando di riuscire a riconciliare le famiglie rivali.
Nel terzo atto incontriamo Tebaldo, cugino di Giulietta che sfida Romeo a duello; quest’ultimo, rifiuta di battersi, animato da un sentimento di fraterna simpatia per il suo aggressore. Sarà Mercuzio, l’amico coraggioso e brillante a prendere il suo posto, accettando la sfida di Tebaldo che lo ferisce mortalmente. Mentre Mercuzio, in punto di morte, maledice l’odio che scorre tra Montecchi e Capuleti, Romeo decide di vendicare l’amico e, dopo aver ucciso Tebaldo, è costretto all’esilio perché ricercato. Giulietta, affranta dal dolore, rifiuta il matrimonio con Paride; il padre, furioso minaccia di diseredarla.
Fra Lorenzo, nel quarto atto, propone alla giovane un sottile piano per evitare il matrimonio combinato: Giulietta berrà una pozione che la farà sembrare morta per quaranta ore, quando i familiari l’avranno seppellita il frate, insieme a Romeo, andrà a liberarla. Giulietta accetta e, una volta sola, beve la pozione. Il giorno successivo la famiglia, dopo averla scoperta, piange la sua morte mentre il frate cerca di far andare ogni cosa secondo i suoi piani.
Il quinto atto si apre con la visita del servo Baldassarre a Romeo, a Mantova: il giovane informato della morte dell’amata decide di procurarsi del veleno per tornare a Verona e morire accanto a Giulietta. Fra Lorenzo, nel frattempo, apprende che il suo messaggero non è riuscito a mettere Romeo a parte del piano e, mentre la situazione precipita, si affretta a raggiungere la tomba di Giulietta per liberarla. Romeo, sopraggiunto nello stesso luogo, vi incontra Paride e si scontra in duello con lui, avendo la meglio. Dopo aver contemplato la conturbante bellezza di Giulietta un’ultima volta, beve il veleno e muore. Fra Lorenzo, giunto al cimitero, dopo aver scoperto i corpi dei due giovani duellanti, assiste al risveglio di Giulietta e cerca di convincerla a rifugiarsi in convento. La ragazza, scoperto il corpo di Romeo, si pugnala con la sua spada e muore. Sopraggiunti anche il principe Della Scala e i capifamiglia di Capuleti e Montecchi apprendono dal religioso la triste vicenda: i padri, affranti dal dolore, comprendono che l’odio è la causa della loro disgrazia e si riconciliano, promettendo di erigere una statua d’oro puro in memoria dei figli.
Romeo e Giulietta: analisi e commento dell’opera
Capace di fondere genere diversi come la commedia e la tragedia e di alternare stili tra loro molto differenti, dalla grossolanità più rozza al lirismo pieno di raffinatezza, “Romeo e Giuletta” esemplifica perfettamente il teatro shakespeariano.
Il dramma più popolare del Bardo, ispirato da molte fonti greche, medievali e rinascimentali, è stato, a sua volta, nel corso del tempo, un riferimento privilegiato per moltissimi artisti (come Gounod e Prokofiev) ed è stato oggetto di numerosissimi adattamenti scenici e cinematografici.
Oggetto principale dell’opera è l’amore e la tragicità connaturata ad esso: dell’amore tormentato “Romeo e Giuletta” celebra il mito e ne diventa paradigma imprescindibile non solo nel teatro e nella letteratura ma, nel corso dei secoli, anche nell’immaginazione popolare.
Nonostante si assista anche a una scena di amore carnale tra i due giovani, quello che va in scena è l’amore puro, rarefatto, incondizionato, idealistico e romantico al quale farà da controcanto l’amore maturo, sensuale e adulto di “Antonio e Cleopatra”.
Anche se il Romanticismo ha guardato con ricorrente attenzione a “Romeo e Giuletta”, quasi a volersene appropriare, il sentimento presente nel dramma è di altra natura e altri sono i suoi riferimenti ideologici: si tratta dell’amore teorizzato nel Rinascimento, l’amore ficiniano e neoplatonico, un amore spirituale, metafisico e idealizzato.
Altro motivo che riecheggia nell’opera è quello dello scontro politico e religioso: l’età elisabettiana stessa fu un’epoca bellicosa, un susseguirsi di guerre di religione e conflitti cruenti, combattuti non solo tra famiglie ma anche tra Stati. Non è un caso che i protagonisti della vicenda siano i due giovani rappresentanti di due famiglie italiane, Shakespeare fu di certo influenzato dal machiavellismo dell’epoca e lo stesso personaggio del principe Della Scala, presente in “Romeo e Giuletta”, è connotato dagli stessi tratti con cui Niccolò Macchiavelli aveva caratterizzato il suo “Principe”, oltre a richiamare da vicino la figura di Elisabetta I, sovrana di ferro dal lunghissimo regno. L’eterna Italie sanglante, costellata di lotte e animata da pugnali e veleni è un topos che, già visibile qui in nuce, tornerà intatto, come mito romantico, nelle “Chroniques italiennes” di Stendhal.
Le radici italiane dell’opera emergono anche considerando lo stretto legame presente tra l’amore e la religione in “Romeo e Giuletta”: le dottrine neoplatoniche riprese e sviluppate nella Firenze medicea erano di certo conosciute da Shakespeare, grazie alla mediazione dei poeti della Pléiade. Il drammaturgo inglese le riprese, trasponendo nei suoi versi una concezione del sentimento amoroso dalle profonde basi idealistiche e mistiche. Non solo i sentimenti umani e l’amore ma anche il cosmo, che con quelli è posto in una relazione quasi panteistica, è concepito su basi mistiche e idealistiche, come dimostrano oltre a vari luoghi del dramma, anche il vocabolario (di ascendenza religiosa) utilizzato per esprimere l’amore che provano i due giovani e, infine, la presenza di Fra Lorenzo, inserito quasi a voler sottolineare il carisma del mistero religioso che avvolge anche il sentimento amoroso.
Se la connotazione idealistica e romantica è di certo presente nell’opera, non è certo l’unico tratto che la caratterizza, “Romeo e Giuletta” come gli altri capolavori della produzione shakespeariana dischiudono uno spazio simbolico autonomo dove preponderante è anche la commistione di comico e patetico. L’irregolarità, la spregiudicatezza, lo spirito rivoluzionario di Shakespeare sono evidenti anche nella dimensione linguistica dove si alternano andamento prosastico e slancio lirico, linguaggio alto e affermazioni grossolane.
È da rilevare, infine, la straordinaria capacità di penetrazione del drammaturgo inglese nell’immaginazione e di lettori e spettatori: “Romeo e Giulietta” è anche un dramma tutto terreno dove si incrociano spade e si fronteggiano odi familiari inestinguibili, i giovani amanti sussurrano frasi piene di lirismo nei giardini italiani, un ballo galante si intreccia al caso e alla malasorte e dietro le quinte la vicenda è mossa dall’effetto di oscuri veleni. Il lettore e lo spettatore non possono che rimanere avvinti nel più coinvolgente dei binomi, quello tra l’amore che eleva nobili anime nell’eternità mentre la morte ne trascina i corpi caduchi nella terra brulla.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Romeo e Giulietta: trama e analisi dell’opera di Shakespeare
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