

Il 2 aprile si è festeggiato il 300esimo anniversario di nascita di Giacomo Casanova, grande libertino, baro, spia della Serenissima, evaso, signore o vittima del suo tempo, a seconda di come lo si considera, e solo dopo grande scrittore, relegato a una nota a piè di pagina dei manuali scolastici che celebrano senza remore personaggi come il Carducci (incompreso ma straletto e strastudiato dalla mia generazione e dimenticato dalle successive) e, riguardo al Settecento, il solito Goldoni.
Casanova e la Venezia del Settecento


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E invece Casanova è stato un grande autore di memorie (l’attribuzione è incerta) e di lettere inviate a vari personaggi del tempo. E d’altro canto l’humus culturale nel quale era nato era a lui propizio.
Venezia, la città sulle acque, nel 1725 non conta più nulla sul piano politico. Era dominata da un’aristocrazia sclerotizzata, invecchiata, priva di slanci, un’ombra di quello che era stata nel Cinquecento. Eppure contava ancora sul piano culturale e molti ambivano a farne parte. Inoltre non dobbiamo dimenticare che erano penetrate a Venezia, sia pure in forma ammorbidita, le idee degli Illuministi.
L’Illuminismo veneziano, in confronto a quello lombardo è meno estremista, ma il dibattito culturale è notevole, soprattutto riguardo alla riforma del teatro di Goldoni che fu molto di più che l’assenza di maschere. Rivoluzionò il ruolo dell’attore che dovette piegarsi al volere dell’autore del testo scritto, anche se passerà molto tempo prima che si parlasse di diritti d’autore.

Recensione del libro
Storia della mia vita
di Giacomo Casanova
Casanova, le donne e la figura dell’avventuriero
La società era più libera, meno patriarcale, dove la donna ha un ruolo forte. La donna - e qui entra in gioco Casanova, bon vivant, attento alla bellezza (e ai soldi) femminile. Le sue conquiste non si conteranno, ma pochi sanno che spesso il nostro Giacomo fu sedotto e ingannato da molte donne abili nella seduzione, e fu padre di una giovane orfana avuta da Henriette, la donna della sua vita.
Casanova faceva parte di un secolo in cui la figura dell’avventuriero era dominante. Né aristocratico, né borghese, né proletario, Casanova cercava un suo posto nella società passando dal tugurio di periferia alla reggia di San Pietroburgo (dove regnava un’imperatrice molto libera di costumi) senza appartenere a nulla e a nessuno.
Casanova, sempre attuale (oggi più che mai)
A Venezia d’altro canto ebbe modo di conoscere Goldoni, ma anche Chiari e Carlo Gozzi, due mortali nemici. Patì il freddo della prigione dei Piombi, da cui riuscì ad evadere e a fare la conoscenza di Gratarol, il disgraziato nobile perseguitato da Claudio Gozzi.
Le sue compagne più importanti furono le attrici e le nobildonne veneziane più quotate, ma il fascino di Casanova è senza tempo. Un personaggio che ci affascina per l’eccezionalità della sua vita e che avrebbe potuto vivere bene nel nostro mondo, essere sui social come tanti ma con un fondo di malinconia che preannuncia la fine e che si presta bene a un’epoca come la nostra, così frenetica, alla caccia di idoli e tuttavia pronta ad abbatterli.
Questa è la fine di Casanova, un esempio di meraviglia settecentesca.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Casanova e la cultura veneziana del Settecento
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