In questi giorni che precedono l’apertura del Salone del Libro di Torino 2019 la polemica sulla presenza dell’editore ’sovranista’ Altaforte tra gli stand del Lingotto si fa sempre più aspra.
La suddetta casa editrice, vicina a Casapound, ha pubblicato, tra altri titoli, anche il libro-intervista Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio, a cura della giornalista Chiara Giannini e con prefazione di Maurizio Belpietro.
La presenza della casa editrice ha sollevato un vespaio di polemiche e soprattutto sono arrivate le prime defezioni.
Salone del Libro di Torino e fascismo: cosa sta succedendo
Sono molte le reazioni di ospiti e partecipanti al Salone a seguito della notizia ufficiale per cui Altaforte partecipa con uno stand allo stesso. Venerdì 3 maggio lo scrittore e insegnante Christian Raimo si è dimesso dal ruolo di consulente editoriale e ora sia il collettivo di scrittori Wu Ming che lo storico e saggista Carlo Ginzburg annunciano che annullano la loro partecipazione al Salone del Libro "per una scelta politica".
Ad annullare la partecipazione al Salone è anche Zero Calcare che pubblica un post sulla propria pagina Facebook, spiegando le ragioni che lo hanno spinto a non recarsi a Torino per l’evento.
Diversamente Michela Murgia ha fatto sapere che sarà presente e che ha spiegato:
Saremo al Salone proprio “a motivo” della presenza dei fascisti. Siamo convinti che i presidii non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano.
Dal canto suo, il comitato d’indirizzo del Salone, presieduto da Maurizio Rebola, direttore della Fondazione Circolo dei Lettori, difende il: "diritto per chiunque non sia stato condannato per la propaganda di idee fondate sulla superiorità e l’odio razziale di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri", rivendicando allo stesso tempo "l’altrettanto indiscutibile diritto di chiunque di dissentire, in modo anche vibrante, dalla linea editoriale perseguita da un editore".
La diatriba si pone quindi su due livelli: quello della legalità, per cui ogni casa editrice ha diritto a partecipare e a esprimere la sua linea editoriale al Salone. Vi è poi il piano della politica e della moralità, per cui molti dei partecipanti si rifiutano di accettare che venga dedicato all’interno del Salone uno spazio a una realtà quale Altaforte.
Si critica inoltre questa scelta di partecipazione perché il programma del Salone vanta eventi chiaramente improntati all’antifascismo e all’antirazzismo e si accusa perciò una mancata presa di responsabilità in merito.
Gran parte del dibattito si è sviluppata anche attraverso i social: il direttore del Salone Nicola Lagioia è intervenuto su Facebook diverse volte anche per porre fine ufficialmente alla fake news secondo la quale Matteo Salvini avrebbe presentato il suo libro al Salone. Secondo Lagioia infatti la presentazione non è mai stata prevista nel programma e i politici sono stati invitati a presenziare al Salone "in veste istituzionale, come semplici lettori" e non per presentare libri o fare campagna elettorale.
Lagioia ha anche fatto notare che se la scelta del programma è responsabilità sua e del Comitato editoriale, non lo è quella degli stand assegnati e della parte commerciale della kermesse.
Lagioia sostiene inoltre di comprendere "che la comunità del Salone possa sentirsi offesa e ferita dalla presenza di espositori legati a gruppi o partiti politici dichiaratamente o velatamente fascisti, xenofobi, oppure presenti nel gioco democratico allo scopo di sovvertirlo" e ha invitato le associazioni di categoria che fanno parte del Comitato di indirizzo, insieme al Comune di Torino e alla Regione Piemonte, a riflettere sul caso.
Cosa ne pensate? Vi aspettiamo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Salone del Libro: dimissioni e defezioni. Altaforte porta polemiche
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Quasi tutti i fascisti di oggi hanno una età che non gli ha consentito di vivere il regime fascista e, pertanto, io non posso comprenderli. Ho avuto la sventura di nascere in quegli anni e di subire una guerra che non aveva alcuna giustificazione se non quella di farsi dei nemici. E, a quanto pare, i nemici ce li stiamo inventando anche oggi. E’ l’esigenza di mostrare i muscoli sempre e comunque per mostrarsi forti. La stessa che , nel loro piccolo, hanno i bulli: di ogni età, di ogni ceto sociale, di città e di periferia.