“Quell’allegrezza che io difficilmente proverò nelle feste”, scriveva in una lettera Giacomo Leopardi al padre Monaldo.
Le festività natalizie non erano per il poeta di Recanati una ricorrenza gioiosa.
Il Natale di Giacomo Leopardi
Nell’epistolario (1820-1837) troviamo traccia di vari Natali trascorsi da Leopardi lontano dalla residenza paterna di Recanati.
Il primo è quello del 1822, in cui il poeta si reca in visita a Roma nella dimora di uno zio paterno. Nelle lettere al padre si coglie la sofferenza del giovane, afflitto dall’idea di dover trascorrere il giorno di Natale lontano dalla famiglia. Ma Leopardi nelle sue lettere tratta anche argomenti più frivoli, come il tema dei doni:
[…] io dubito assai che, valendo molto il quadro (come pare anche a me), il dono non sia gettato; […] Credo anch’io che il dono d’un quadro sarebbe forse il più a proposito.
A causa della sua cagionevole salute Leopardi spesso trascorreva i duri mesi invernali in località più salubri e dal clima mite, come Pisa o Napoli.
Proprio nella città partenopea, Giacomo Leopardi trascorse l’ultimo Natale della sua vita, nel 1836. Non fu un Natale lieto. Napoli era stretta nella morsa di un’epidemia di colera e dalle lettere traspare tutta l’angoscia del poeta per la mortalità della malattia.
La sua lettera al padre più che un augurio di Buone Feste appare come un congedo:
Iddio conceda a tutti loro nelle prossime feste quell’allegrezza che io difficilmente proverò.
Ma ci fu un tempo in cui per il poeta dell’Infinito il Natale era una ricorrenza gioiosa. Ne troviamo traccia in un suo componimento, scritto all’età di soli 11 anni, che tuttavia già rivela il grande talento creativo di uno dei più grandi poeti della letteratura italiana.
Ne abbiamo traccia grazie alla contessa Anna Leopardi, la più grande divulgatrice dell’eredità artistica del poeta. La contessa pubblicò il poema in un semplice fascicoletto che regalò, in occasione delle feste, ai familiari e ai conoscenti più stretti.
Scrivimi se mi vuoi bene. Lettere e pagine fra Natale e anno nuovo: 1
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La poesia di Natale di Giacomo Leopardi
La poesia Santo Natale fu scritta da Giacomo Leopardi nel 1809, a soli 11 anni.
Il poemetto recava il titolo originario di Pel Santo Natale, canzonetta e, al di là della titolazione così poco caratteristica, sembra già contenere in nuce il talento del Leopardi più maturo.
La poesia è fortemente caratterizzata da toni religiosi, da cui si evince quanto il piccolo Leopardi fosse condizionato dall’educazione cattolica impartitogli dal padre, Conte Monaldo, dalla devotissima madre Adelaide Antici e infine dalla formazione religiosa dettata dai suoi due precettori privati, il gesuita Don Giuseppe Torres e l’abate Don Sebastiano Sanchini.
Santo Natale di Giacomo Leopardi: testo
Tacciano i venti tutti,
del mar si arrestino le acque,
Gesù, Gesù già nacque,
già nacque il Redentor.Il Sommo Nume Eterno
scese dall’alto cielo,
il misterioso velo
già ruppe il Salvator.Nascesti alfin nascesti,
pacifico Signore,
al mondo apportatore
d’alma felicità.L’empia, funesta colpa,
giacque da te fiaccata,
gioisci, o avventurata,
felice umanità.Sorgi, e solleva il capo
dal sonno tuo profondo;
il Redentor del mondo ormai ti liberò.No, più non senti il giogo
di servitù pesante,
son le catene infrante
da lui che ti salvò.Gloria sia dunque al sommo,
Onnipossente Iddio,
guerra per sempre al rio
d’Averno abitator.Dia lode e Cielo, e Terra,
al Redentor divino,
al sommo Re Bambino
di pace alto Signor.
Santo Natale di Giacomo Leopardi: parafrasi
Facciano silenzio i venti, si fermino le acque di tutti i mari: è nato Gesù, Gesù il Redentore. La luce dell’eternità divina scese dall’alto del cielo svelando il mistero di Dio Salvatore. Infine, dunque nascesti, Signore di pace, che portatore nel mondo della felicità dell’anima.
Così il male funesto del mondo venne da te dissipato e gioì la fortunata, felice umanità.
Sorgi e solleva la testa umanità, dal tuo sonno profondo, Cristo Redentore venne sulla terra e ti liberò. Ora non senti più il giogo delle tua servitù terrena perché le catene sono state infrante da Cristo, colui che ti salvò.
Sia sempre gloria Dio, nell’alto dei cieli, e dichiarata guerra al Diavolo malvagio, inquilino d’Averno.
Che il cielo e la terra lodino Cristo Redentore divino, il sommo Re Bambino, signore della Pace.
Santo Natale di Giacomo Leopardi: commento
La poesia di Leopardi, scritta dal poeta quando era ancora bambino, si serve del simbolismo proprio dell’immaginario cristiano.
Il Natale è ritratto da Leopardi nella sua espressione puramente religiosa, come la venuta di Cristo sulla terra per liberare l’umanità da tutti i mali.
A tratti il componimento ricorda un’elegia liturgica o una preghiera, il poeta si concentra soprattutto sui forti contrasti tra Bene e Male, tra Paradiso e Inferno, tra Dio e il Diavolo. Tuttavia vi si percepiscono anche i toni più cupi, che torneranno con più frequenza nelle crepuscolari atmosfere liriche di Leopardi.
La nascita di Cristo infatti non provoca nel mondo un’esplosione di letizia, piuttosto ha l’effetto dirompente di una tempesta che tutto sconquassa e sovrasta: infatti zittisce i venti e placa i mari. Il giovane Leopardi voleva forse cantare la pace portata da Gesù sulla terra, tuttavia la proclamazione della nascita di Cristo ha più l’effetto di un tuono che risuona nel silenzio.
C’è un’inquietudine di fondo che la lode fervente e devota non riesce a sovrastare.
In quell’inquietudine possiamo percepire l’origine, il cuore battente, del Leopardi poeta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Santo Natale”: la poesia che Giacomo Leopardi scrisse a soli 11 anni
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