"Il sogno di Pandora" è la storia di una ragazza normale, che abita in una città come tante. Ma ha un segreto: scrive. Scrive di un’altra Pandora, che vive in un regno lontano, popolato da creature magiche. Le due ragazze, separate dalla barriera della carta, sono molto simili, talmente simili che i loro mondi finiscono per confondersi e Pandora non sa più quale sia la sua vera identità. L’autrice di questo libro è Sara Boero, 24 anni. Prima de "Il sogno di Pandora" (Piemme, 2008) già tre libri alle spalle: "L’estate del non ritorno" pubblicato da Fatatrac, "Quando un albero cade in una foresta deserta..." e "Piume di drago" usciti per Piemme. Conosciamola meglio...
Sara, intanto benvenuta a 4 Chiacchiere (contate) con… Non voglio risultare lungo, noioso, e poi immagino tu abbia altro da fare che star lì mezz’ora a rispondere ad un’infinita intervista delle solite, per questo, le nostre, saranno quattro chiacchiere contate. Sono curiosità mie volutamente fuori dal politically correct, pertanto potrai avvalerti della facoltà di non rispondere, qualora lo vorrai.
- Prima chiacchiera: sei al tuo quarto libro pubblicato dalla celebre collana Il battello a vapore di Piemme (quella di Geronimo Stilton, personaggio creato da Elisabetta Dami e divenuto il topo eroe di tutti i bambini, per intenderci). Scrivi libri per giovanissimi perché vuoi importi in questo genere, perché la narrativa per adulti non concede spazi, o nessuna delle due? Dicci tu!
Credo perché, quando ho incominciato, ero giovanissima a mia volta. Ho mandato il mio primo libro a un editore a 14 anni, come scrittrice per adulti sarei stata davvero poco credibile. A meno, naturalmente, di non avere precocissime esperienze sessuali da raccontare (in quel caso, sarei stata un caso letterario, evviva l’Italia!). E così ho continuato per i bambini. Mi piacerebbe riuscire a intraprendere entrambe le strade, in parallelo. Narrativa per adulti perché crescendo ne sento il bisogno, narrativa per ragazzi perché sono un pubblico decisamente migliore.
- Seconda chiacchiera: Pandora, la protagonista del tuo ultimo libro, sembra avere molti punti in comune con te... Anche tu sei una ragazza introversa, che si chiude in camera e, per vincere la solitudine, scrive di un’altra sé?
No, non sono una ragazza introversa. Sono un tipo solare eccetera. Non credo di scrivere per vincere la solitudine, o almeno, non il tipo di solitudine derivante dall’assenza di altre persone, perché ho delle persone care vicino. Anzi, forse è un tentativo di condivisione: solitudine è il fatto che con i tuoi occhi non possa vedere nessun altro, e con le tue orecchie non possa sentire nessun altro (n.d.a. ripetetevi la frase per i restanti sensi), e allora scrivere diventa una strada come un’altra per lasciare che gli altri, se sanno leggere tra le righe, siano di qualche passo più vicini a te.
- Terza chiacchiera: ci racconti il momento più difficile della Sara Boero bambina?
Non ho avuto un’infanzia allegra in generale. Non che ci fosse qualche problema evidente, sono nata in una bellissima famiglia, e amo profondamente i miei genitori e mio fratello. Nonostante questo, non ero una bambina-bambina, è difficile spiegarlo. Se cerco di rivedere il mondo come lo vedevo da piccola, tolto il fatto che tutto sembrava fisicamente molto più grande, mi sembra che avessi lo stesso tipo di razionalità che ho ora, il che sotto i 6 è abbastanza agghiacciante. Le situazioni più brutte che ricordo sono tutte legate al mio ritardo di crescita (ci ho messo un bel po’ ad essere grossa come una bambina normale, ancora adesso che vado per i 24 anni peso circa 40 chili), alle visite in ospedale pediatrico, e al fatto che non riuscivo a mangiare. Direi che i ricordi peggiori sono questi.
- Quarta chiacchiera: sei una scrittrice e sai quanto certi editori siano vicini all’irraggiungibile, e allora raccontaci come sei arrivata a pubblicare con Piemme, provando ad essere sincera, chiaramente.
Ho iniziato ad interessarmi alla faccenda molto presto. Credo che parte della fortuna che ho avuto sia legata a questo. Scrivo da quando sono piccolissima: coltivavo due sogni, scrivere e fare la primatologa o la biologa marina. Almeno una è andata.
Intorno ai 10-11 anni ho cominciato a mandare in giro i miei racconti e le mie filastrocche a piccoli concorsi locali destinate alle scuole, a riviste per bambini, eccetera. Andava sempre discretamente bene, così a 14 anni ho partecipato al mio primo concorso nazionale. Sono arrivata mi pare terza per la mia categoria, era un premio per adulti e io su quel palco dovevo fare un certo effetto (ricordiamo il ritardo di crescita: dimostravo circa 11 anni). C’era una persona di Fatatrac (la mia prima casa editrice) in sala e mi ha detto di mandare qualcosa. Non credevo che avrei pubblicato veramente, invece rock&roll. Ho fatto un sacco di giri per fiere del libro, da allora, conoscendo anche persone che lavoravano al Battello a Vapore. Così, quando per Fatatrac il mio secondo romanzo non è andato bene, mi sono rivolta a Piemme. Ed eccomi qui.
Grazie di aver accettato il mio invito e molti in bocca al lupo per il presente e per le storie che scriverai.
Grazie a te Matteo!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sara Boero
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