Scampia. La leggenda della vela che non voleva morire e altre storie
- Autore: Salvatore Tofano
- Anno di pubblicazione: 2011
"Abito a Scampia", e fu la fine di un amore.
Le parole feriscono, i pregiudizi uccidono, ti lasciano lì, tra i "penultimi", tra coloro che vorrebbero non "dover" odiare il luogo nel quale sono nati, la loro città, il loro quartiere, la propria gente. Così, Salvatore Tofano, tra cronaca e invenzione letteraria, ci racconta di quel mondo dimenticato, di quella frazione di Napoli da sempre criticata e accusata, perché forse è l’unica conosciuta, perché, forse, è più facile legarsi ai pregiudizi, al silenzio, quel "silenzio che come un tuono copre ogni altro suono".
E così hanno inizio, diciotto racconti, più prologo, all’interno dei quali il nostro autore ci conduce, prendendoci per mano, verso ciò che non conosciamo, verso una realtà diversa da quella da sempre descritta dai media, quella scomoda, o forse più comoda perché scontata, senza via d’uscita, senza speranza. Ma una speranza c’è: è la speranza dei "penultimi", di quelli che ancora credono, di quelli che non hanno paura, di quelli che sanno, ma non si nascondono dietro uno stupido luogo comune, vero o falso che sia.
"La superstizione è una puttana, perché ogni tempo e cultura ne ha una, e di conseguenza lei si adegua di volta in volta al padrone di turno".
E così arriva Bruno: lui odia il luogo in cui è nato, odia dover nominare quel luogo dal quale non c’è scampo, Scampia, il luogo dal quale "nonostante le competenze, i titoli, i valori, la cultura", si finisce schiacciati dalla droga, dai clan, da una vita che non si è scelta. E poi c’è lui, Aldo, un uomo che la vita vuole viverla, sentirla, come le strade per le quali continua a passeggiare, gli uccelli, la natura, gli alberi, che sono e restano parte di un mondo che Dio sembra aver dimenticato. Ma non lui, non Bruno, nonostante tutto, nonostante gli anni che passano, che avanzano, nonostante quel tempo che scorre troppo velocemente, nonostante "la vita il più delle volte sembra contraddire i nostri desideri".
E noi con loro. Camminiamo, ci immergiamo, in un "deserto popolato di giganteschi e fallaci mostri di cemento", su "lingue di asfalto dalle quali fuggire". Un mondo che "i mezzi di comunicazione avevano da sempre deciso, creando quel mostro, la Scampia del degrado, dove c’è solo spaccio e droga, e non avevano interesse a mostrare gli aspetti positivi, meglio il silenzio".
Salvatore Tofano riesce, attraverso occhi diversi, a mostrare una realtà forse ancora più scomoda. Una realtà negata, che però esiste, perché un’altra Scampia c’è: una Scampia che ha ancora timore di mostrarsi, una Scampia che ancora non riesce ad uscire fuori da quei luoghi comuni nei quali è più facile rinchiudersi. Ma lei c’è, è lì e vuole vivere, vuole resistere, vuole essere.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scampia. La leggenda della vela che non voleva morire e altre storie
Lascia il tuo commento