La signorina Gold. Un’ostetrica a Berlino (Mondadori 2021, titolo originale Fräulein Gold. Scheunenkinder, traduzione di Silvia Albesano, pp. 336) di Anne Stern è il primo romanzo della trilogia che vede come protagonista Hulda Gold.
Anne Stern è nata a Berlino, dove vive con il marito e tre figli. L’autrice, dopo aver studiato tedesco e storia, ha conseguito il dottorato in letteratura tedesca e ha lavorato per diversi anni come insegnante in alcune scuole della capitale tedesca. Successivamente si è dedicata alla formazione dei docenti e in queste pagine presenta al lettore una figura di giovane donna ardita, impavida, sagace e intuitiva sullo sfondo della Germania degli Anni Venti del Novecento.
“Hulda Gold non era una ragazza come le altre”.
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Berlino, fine maggio 1922. Hulda non camminava, fendeva l’aria come un turbine, perché non si poteva permettere di perdere tempo. Chi aveva la fortuna di incontrare la ragazza sfrecciare in bicicletta per le strade berlinesi veloce come il vento poteva notare una figura slanciata, sottile, quasi troppo alta, gonna al ginocchio, camicetta grigia e cappello di feltro rosso su una zazzera alla maschietta. Occhi chiari, grigio azzurri che sembravano sfidare il mondo, erano lo specchio dell’anima di Hulda Gold, testarda e impavida, alle prese con un mestiere meraviglioso, quello di far venire alla luce bambini. Sì, Hulda Gold era un’ostetrica e i bimbi che faceva nascere aprivano gli occhi su di un mondo difficile e controverso.
La primavera era scoppiata in tutto il suo splendore, l’estate era alle porte e nella Germania che ancora viveva i postumi della Grande Guerra la giovane democrazia aveva appena un anno di vita. La pace era vacillante, i nazionalisti erano in agguato e sotto la superficie di calma apparente infuriava la rabbia della popolazione per il contratto capestro in base al quale la Germania era l’unica potenza sconfitta della I Guerra Mondiale, costretta a pagare riparazioni spropositate. Infatti molti definivano il Trattato di Versailles una “pace della vergogna”. La popolazione aveva fame, era esasperata, pronta ad affidarsi al primo che promettesse lavoro, ordine e di conseguenza un futuro migliore. Anche Hulda, in fondo, si prodigava per garantire un futuro migliore al suo Paese, facendo nascere i suoi figli, giacché “un bambino è un miracolo”. Girando nei bassifondi di Berlino, l’atmosfera non era delle migliori, su di un muro Hulda aveva letto la seguente frase:
“Morte agli ebrei! Ebrei dell’Est via dal suolo tedesco!”
A Berlino, dalla fine della guerra, la carenza di alloggi non aveva fatto altro che aggravarsi, soprattutto nei quartieri più poveri. Proprio a Bülowbogen, uno dei tanti bassifondi della città, una partoriente in lacrime aveva raccontato all’ostetrica Gold che una sua amica, Rita, era annegata nel canale. La polizia riteneva che la donna si fosse suicidata, ma Rita “non mollava mai. Aveva perso tutto, la sua famiglia, il lavoro. Ma non si era mai lasciata abbattere”. Ecco perché la signorina Hulda Gold aveva deciso di capire la vera ragione della morte di una donna disperata, che apparentemente si era sottratta “a una vita di stenti con un salto nel canale”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La signorina Gold” di Anne Stern: storia di un’ostetrica nella Germania degli anni Venti
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