Sono nata il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino, in una stanza dai mobili laccati in bianco che dava sul boulevard Raspail.
Inizia così Memorie di una ragazza perbene il primo folgorante capitolo dell’autobiografia di Simone de Beauvoir. La scrittrice e filosofa francese incise la propria data di nascita nella storia della letteratura ponendo come incipit della storia le coordinate spazio-temporali della sua vita che così diventano il riferimento - primario e necessario - di un’identità.
Nelle prime pagine del libro Beauvoir si raffigura lattante, neonata avvolta in stoffe e trine ancora incapace di intendere e di volere. Con un’indagine meticolosa nei labirinti della memoria cerca di dare forma al “non-ricordo” dei suoi primi mesi-anni di vita. Attraverso la scrittura rinasce nuova a sé stessa, sembra mettersi al mondo da sé sulla pagina bianca.
Dei miei primi anni di vita non ritrovo che un’impressione confusa: qualcosa di rosso, e di nero, e di caldo.
Dalle prime immagini confuse, sbiadite e miste a sensazioni olfattive e tattili ecco che si fa strada, in un lento baluginare, la coscienza di sé.
Proprio la nascita della coscienza è la materia fondante di ciò che l’autrice stessa definirà un “romanzo metafisico”. Simone de Beauvoir può essere considerata la prima scrittrice dell’esistenzialismo francese, anche se spesso oscurata dalla fama del suo compagno di vita, Jean-Paul Sartre.
Simone de Beauvoir seppe trasformare la parola in uno strumento di indagine profonda di sé e della società intera annodando strettamente, quasi a doppio laccio, le istanze della letteratura e della filosofia.
È il 9 gennaio 1908 Simone de Beauvoir - l’unica e sola - nasceva a Parigi. La sua irripetibile storia umana (e letteraria) inizia da qui.
Simone de Beauvoir: la vita
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Tra le pagine di quel libro capolavoro che è Memorie di una ragazza perbene scopriamo tutto sui primi anni di vita della scrittrice e filosofa francese e la sua maturazione sino alle soglie dell’età adulta.
La perfezione del racconto e la profondità dell’analisi introspettiva e psicologica farebbero impallidire qualsiasi biografo. Simone de Beauvoir ha impegnato gran parte della propria vita nella narrazione della sua autobiografia e riassumere quell’esistenza - che lei ha reso eterna e ha espanso nella forma letteraria - in una manciata di date e avvenimenti appare impresa impossibile; ma ci proveremo.
Tutto ha inizio, dunque, da boulevard Raspail e da quella neonata che piange nella culla bianca avvolta nelle trine. Sembra essere il principio di un’infanzia serena arricchita dalla presenza riempitiva della sorella Hélène detta “Poupette”, inseparabile compagna di giochi, di confessioni e di disavventure. Le piccole Beauvoir infatti crescono in una famiglia dell’alto-borghesia francese che viene a trovarsi in una difficile situazione economica a causa della bancarotta del nonno materno.
Sin da bambina Simone nutre una profonda passione per la scrittura; si diverte a scrivere storie racconti in cui imita lo stile degli scrittori che legge, spesso confeziona i suoi libretti immaginando di editarli da sé.
La scrittura aveva per me ancor più prestigio della parola.
Era una bambina molto allegra “vezzeggiata e divertita dall’eterna novità delle cose”. Uno degli avvenimenti capitali della sua infanzia sarà l’incontro con l’amica Elisabeth Lacoin, detta Zaza, figura centrale in molti scritti di Beauvoir (la cui vicenda è narrata anche nel romanzo pubblicato postumo Le inseparabili, Ndr).
La presenza di Zaza sarà centrale per la costruzione della Beauvoir adulta. Il tragico destino dell’amica, scomparsa giovanissima e vittime delle costrizioni di una famiglia conservatrice, sarà il fondamento dell’esistenza libera e indipendente di Simone de Beauvoir. Elisabeth (la cara Zaza) muore, ma Simone vive e per tutto il suo cammino attraverso l’esistenza - e la scrittura - cerca di risarcire la morte prematura della sua “inseparabile”. La morte di Zaza segnerà Simone in modo indelebile, portandola a rifuggire le vesti di “ragazza perbene” per addentrarsi in una riflessione più complessa sull’identità della donna e il suo cammino, accidentato, lungo la strada della libertà. Zaza era stata uccisa dalle ipocrisie di una società bigotta mascherata dietro un finto perbenismo; la coscienza di questa verità percorrerà come lava incandescente tutte le opere della Beauvoir scrittrice .
Simone de Beauvoir si afferma come una figura rivoluzionaria per l’epoca: cresce in una famiglia cattolica, riceve un’educazione religiosa all’Istituto Désir, ma si professa atea. Quando nella sua vita fa irruzione una presenza accostabile per caratteristiche e carisma a quella divina, quel Dio è Sartre. La ricerca della fede religiosa si sostituisce a un altro genere di ricerca, etica e intellettuale che accompagnerà la scrittrice e filosofa francese per tut
Simone incontrò Jean Paul-Sartre durante gli anni universitari alla Sorbona. Lei aveva già compiuto una scelta non convenzionale per una donna, decidendo di proseguire gli studi e specializzarsi in filosofia. L’incontro tra i due è il riconoscersi istantaneo di due anime affini.
Io ero intelligente, ma lui era un genio, Sartre rispondeva esattamente ai desideri dei miei quindici anni: era il doppio in cui ritrovavo, portate all’incandescenza, tutte le mie manie. Con lui avrei potuto dividere tutto.
Sarà l’inizio di un legame spirituale e carnale quasi ultraterreno, di un sodalizio intellettuale destinato a durare sino alla fine della loro vita. I due non si sposeranno mai, né avranno una convivenza continuativa, tuttavia resteranno uniti da una sorta di vincolo supremo sino alla morte, dando origine così alla coppia più bella, complessa - e scandalosa - del Novecento letterario.
Ottenuta l’ambita agrégation, l’idoneità all’insegnamento riservata ai migliori studenti, Simone iniziò a lavorare come docente di filosofia a Rouen e poi a Marsiglia. La sua carriera di insegnante continuò sino al 1943, anno in cui fu costretta ad abbandonare la cattedra poiché su di lei gravava il peso delle malelingue. Si disse che aveva avuto una relazione con un’allieva, all’epoca minorenne.
Beauvoir colse l’occasione per gettarsi a capofitto nella realizzazione del sogno di una vita: la pubblicazione di un’opera.
Quello stesso anno, all’età di trentacinque anni, diede alle stampe il suo primo romanzo: L’invitata, un esordio tardivo dopo una serie di rifiuti editoriali. Il libro tratta una storia singolare e incredibilmente umana. Veniva affrontato il tema, parecchio scandaloso per l’epoca, della coppia aperta. Inutile dire che il romanzo è in parte autobiografico e riporta, in chiave fittizia, il racconto della complessa relazione intrattenuta dalla scrittrice e dal compagno Jean-Paul Sartre con la giovane Olga Kosakiewicz. Tra le pagine Beauvoir dà prova di una rara introspezione psicologica creando dei ritratti credibili, umani, struggenti. Il tema della gelosia si mescola a quello amoroso creando una narrazione che corre sul filo di una tensione costante fatta di equilibri e disequilibri.
Il debutto di Beauvoir sulla scena letteraria segna l’inizio della sua carriera di scrittrice. Sono anni pieni, di scrittura forsennata e di viaggi, che culmineranno in quell’opera capitale che è Il secondo sesso pubblicata per la prima volta in due volumi da Gallimard nel 1949. Il saggio, mastodontica indagine sulla condizione femminile, porterà il nome di Simone de Beauvoir all’attenzione internazionale facendola divenire un punto di riferimento per gli studi di genere.
Negli anni Sessanta la scrittrice è impegnata in prima linea sul fronte del dibattito femminista e, con il compagno Jean-Paul Sartre, si batte a sostegno del movimento studentesco partecipando attivamente al maggio francese.
Intanto si dedica con attenzione meticolosa alla stesura della sua monumentale autobiografia in quattro volumi. La passione intellettuale in lei non si era mai spenta, continuava ad agire sottoforma di una scrittura votata più che mai alla libertà che si faceva sottile strumento di indagine del proprio tempo.
Simone de Beauvoir si spense a Parigi il 14 aprile 1986. Alla sua morte fu compianta da molti, sui giornali scrissero che se ne andava una leggenda vivente; ma sino alla fine non tacquero neppure le malelingue che vedevano in lei una donna dissoluta e scandalosa.
Lei, proprio lei, che aveva condotto l’intera esistenza “tra i libri e a tavolino, tutto cervello”.
Agli uni e agli altri Beauvoir rispose con le parole che ancora oggi riassumono tutto il senso della sua esistenza (e della sua filosofia):
Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un’altra: che ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente.
Simone de Beauvoir: le opere
Nel 1943 scrive L’invitata, il romanzo d’esordio, in cui affronta in chiave narrativa il delicato tema della coppia aperta.
L'invitata
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Appena due anni dopo, nel 1945, pubblica il suo secondo libro Il sangue degli altri, dove affronta il tema della responsabilità morale durante gli anni dell’occupazione nazista.
Il 1949 è l’anno del grande successo internazionale in seguito alla pubblicazione del libro-capolavoro Il secondo sesso in cui Beauvoir afferma la soggettività della donna che era stata, nel corso dei secoli, negata. Il romanzo prendeva avvio da una domanda elementare, tuttavia basilare per la costruzione dell’identità: “Cos’è una donna?” che Beauvoir si premura di porre, sin da subito, in perfetta simmetria con il suo contraltare “Cos’è un uomo?”.
Il secondo sesso
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Nel 1954 pubblica I mandarini, con cui vince il prestigioso premio Goncourt. Il libro analizza la condizione sociale di un gruppo di intellettuali francesi nel secondo dopoguerra. “I mandarini”, cui fa riferimento il titolo, sono i protagonisti della scena culturale e politica francese di quegli anni: nei loro gesti e nei loro pensieri l’autrice riflette un mondo in subbuglio, diviso da crescenti lacerazioni, che riflette in un effetto di specchio deformato la contemporaneità.
I Mandarini
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A partire dal 1958 Beauvoir si dedica alla stesura della sua monimentale autobiografia. Esce in quattro volumi: Memorie di una ragazza perbene (1958), L’età forte (1960), La forza delle cose (1963), A conti fatti (1972).
Nel 1964 scrive Una morte dolcissima, un commovente memoir dedicato alla morte della madre Françoise Brasseur de Beauvoir. Attraverso queste pagine, che accompagnano la madre attraverso la sua ultima battaglia, Beauvoir riesce a trasportare una vicenda personale e privata nel sentire collettivo.
Una morte dolcissima
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In questo stesso periodo si colloca l’analisi dei temi della malattia, della vecchiaia e della morte, che culmineranno nel libro pubblicato nel 1970, La terza età.
Nel 1967 esce la raccolta di racconti Una donna spezzata in cui predomina il tema della condizione femminile vista attraverso tre personaggi colti in diverse fasi della vita.
Una donna spezzata
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L’ultima impresa letteraria della scrittrice e filosofa è La cerimonia degli addii, dedicato alla morte di Jean-Paul Sartre, compagno di una vita, scomparso il 15 aprile 1980.
Con questo libro, scritto in omaggio a Sartre, Beauvoir conclude significativamente le proprie memorie.
È il 1981. Simone de Beauvoir, duramente provata dalla perdita del compagno e sodale, si spegnerà esattamente un sei dopo, ma con un giorno d’anticipo: il 14 aprile 1986.
Ora la coppia “maledetta” dell’esistenzialismo francese riposa nel cimitero di Montparnasse di Parigi: l’uno accanto all’altro, Simone e Jean-Paul, in vita come in morte.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Simone de Beauvoir: la vita e le opere di una “ragazza perbene”
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