Sono ancora qui di Marcelo Rubens Paiva

Edito da La Nuova Frontiera nel 2025 con la traduzione di Marta Silvetti, Sono ancora qui, scritto da Marcelo Rubens Paiva, è una storia straordinaria di affetti familiari e di vita di una nazione.

Brasile, gennaio 1971: il padre di Marcelo, undici anni e con altri quattro fratelli, viene sequestrato dagli uomini della dittatura militare, torturato e mai più ritrovato. Questa vicenda dolorosa e incancellabile è il leitmotiv di tutto il racconto, autobiografico ma anche storico perché racconta di una dittatura, quella che terrorizzò il Brasile tra il 1964 e il 1985, poco nota ai più, troppo concentrati con altre spinose situazioni in Italia e nel mondo.
Il libro di Marcelo Rubens Paiva, da cui è stato tratto lo scorso anno un film quasi omonimo nel titolo "E sono ancora qui", scritto in prima persona e con il chiaro punto di vista del narratore, ha una struttura circolare. La narrazione parte con una riflessione sui ricordi; nessuno ha contezza di quanto occorso nei primissimi anni di vita. La memoria ha un ruolo cardine nel romanzo perché Eunice, madre di Marcelo, è affetta da Alzheimer.
In un’alternanza tra passato e presente, con un lungo flusso di coscienza, Marcelo descrive la vita della sua famiglia intrecciata a quella del Brasile, ritrovatosi in una dittatura dura e lunghissima a causa di dinamiche esterne e assurde. Per timore di un’ improbabile rivoluzione di sinistra, il paese è precipitato in una dittatura militare che ha provocato dissesto finanziario, esuli, terrore. Madre e sorella del narratore si sono ritrovate catturate e torturate dal regime, molti scelsero di espatriare. Tutto questo solo per avere espresso idee anche apparentemente vicine alle dinamiche della sinistra (il padre di Marcelo è stato un deputato laburista).
Il libro di Marcelo Rubens Paiva è affascinante per la commistione tra storia personale e quella più ampia della sua nazione. Forse non immediato, a causa delle continue oscillazioni tra passato e presente, il libro è tuttavia scorrevole grazie a un lessico immediato e a una scrittura agile.