

Storia del colonialismo italiano
- Autore: Valeria Deplano e Alessandro Pes
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2024
Italiani brava gente che nelle colonie hanno costruito infrastrutture, portato la civiltà e nei confronti degli indigeni non si sono comportati così male come gli Inglesi e i Francesi. Sarà poi vero? A confutare questa narrazione, ancora molto forte nell’immaginario collettivo italiano, giunge questo testo, Storia del colonialismo italiano. Politica, cultura e memoria dall’età liberale ai nostri giorni (Carocci Editore, 2024), scritto da Valeria Deplano e Alessandro Pes, entrambi professori associati di Storia contemporanea all’università degli studi di Cagliari.
Con questo libro gli autori vogliono proporre, anche un pubblico di non specialisti, una sintesi tanto delle vicende belliche e politico-istituzionali che riguardano il periodo coloniale e quello postcoloniale, quanto delle idee, pratiche culturali, implicazioni sociali del colonialismo italiano dal diciannovesimo al ventunesimo secolo. Il fil rouge dell’opera è costituito dalla modalità con cui le vicende e l’occupazione coloniale si intrecciano con la storia d’Italia e svolgono un ruolo nel determinarne l’evoluzione. Una prospettiva di analisi ancora parzialmente nuova perché, nonostante lo sviluppo di studi specialistici sul tema, è ancora diffusa l’idea per cui il colonialismo italiano è stata un’appendice cronologicamente, culturalmente, socialmente, politicamente ininfluente nella storia nazionale. Questa scelta ha portato Valeria Deplano e Alessandro Pes a concentrarsi prevalentemente sulle colonie africane (Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia), il terreno su cui il progetto espansionistico nazionale si è espresso in maniera più organica.
Per esigenze di chiarezza, il volume segue per quanto possibile un impianto cronologico articolato in tre capitoli, che corrispondono a tre distinte epoche storiche. Il primo, il periodo del colonialismo liberale, affronta il periodo che intercorre tra gli anni precedenti la nascita del Regno d’Italia fino al primo dopoguerra; prende in esame i primi progetti, anche informali, di espansione italiana verso il Corno d’Africa, la costituzione della colonia di Eritrea, la formalizzazione della presenza italiana in Somalia, la prima guerra di occupazione della Libia nonché le idee, le politiche culturali, educative e propagandistiche che accompagnarono questi eventi. Gli autori non mancano di evidenziare che anche in questo periodo storico da parte del Governo italiano vi era un atteggiamento benevolmente razzista nei confronti delle popolazioni dominate, inferiori e bisognose di un impegno civilizzatrice dall’esterno.
Il secondo capitolo, il colonialismo fascista, ricostruisce la storia del colonialismo italiano dell’avvento del Fascismo al governo fino alla conclusione della Seconda Guerra mondiale, analizzando il modo in cui il regime non solo consolidò e ampliò la presenza italiana in Africa, ma utilizzò l’imperialismo all’interno del proprio progetto di costruzione della nazione. In questo il periodo storico, il razzismo giunse gradualmente a una piena istituzionalizzazione con una netta separazione tra colonizzatori, gli italiani, i bianchi, e colonizzati, gli indigeni, non bianchi, che con le leggi razziali si vedranno relegati a un ruolo di totale subordinazione politica, economica, sociale ed umana.
Infine, il terzo, la Repubblica italiana e la questione coloniale, guarda al rapporto della Repubblica con la storia coloniale del paese, ripercorrendo dapprima dal punto di vista politico e diplomatico il dibattito che accompagnò le decisioni sul destino delle ormai ex colonie, a seguire le vicende delle persone, sia europee che africane, in movimento da quei territori verso l’Italia e ragionando, infine, sulle questioni memoriali e culturali che hanno caratterizzato tutto il secondo Novecento fino ad arrivare agli anni Venti di questo secolo.
È questo il periodo in cui nasce il mito della diversità dell’espansionismo italiano rispetto a quello europeo e sulla sua maggiore umanità. Tale narrazione, utile ai fini delle rivendicazioni diplomatiche postbelliche - quando si sperava ancora di mantenere un controllo sull’Eritrea, sulla Somalia e sulla Tripolitania - dimenticava o assolveva il colonialismo liberale per imputare al Fascismo le pagine buie della presenza italiana in Africa e operava una netta separazione tra Governo e società, accusando il primo di essere il vero responsabile delle violenze coloniali, almeno di quelle poche che venivano ammesse. Questa narrazione selettiva fu costruita e difesa anche attraverso una limitazione della libertà di ricerca per gli studiosi che per decenni furono ammessi in maniera selezionata negli archivi storici.
Solo in tempi recenti si è tentato di colmare questo vuoto di memoria, cercando di arrivare a un’autentica verità storica, rendendo giustizia alle popolazioni colonizzate e riconoscendo come la storia delle colonie italiane, in Africa come in altre parti del mondo, sia tutt’uno con la nostra storia e abbia condizionato le vicende del nostro paese. Una riscoperta storica necessaria non per nascondere quel passato dietro una nuova falsa ricostruzione, ma per farlo conoscere, perché ricordare è il miglior modo per evitare di riproporre le stesse dinamiche in futuro.

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Un libro perfetto per...
quanti sono interessati alla storia coloniale e alla storia contemporanea dell’Italia.
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