Il romanzo Suite francese diventa un film diretto da Saul Dibb, in uscita nelle sale italiane il 12 marzo 2015.
Tra pochi giorni nei cinema la trasposizione del romanzo capolavoro di Irène Némirovsky (1903–1942), quella “sinfonia in cinque movimenti” che secondo il desiderio della grande scrittrice francese di origine ucraina doveva raccontare la storia di una nazione, la Francia sotto l’occupazione nazista.
- Un cast quasi interamente al femminile (l’americana Michelle Williams, l’inglese Kristin Scott Thomas, la tedesca Alexandra Maria Lara e l’inglese Ruth Wilson) porta sullo schermo la crudeltà e l’orrore della II Guerra Mondiale osservata dal fronte interno. Donne che lottano, aspettano, soffrono, arrivando ad amare anche il nemico. Gli altri interpreti sono Matthias Schoenaerts, Sam Riley, Ruth Wilson, Lambert Wilson, Tom Schilling e Deborah Findlay.
Suite francese: il libro
Suite francese (titolo originale: Suite française) rappresenta la voce più alta della prosa della Némirovsky, nata a Kiev da una ricca famiglia ebraica, il padre, di origini francesi, era uno dei più potenti banchieri russi dell’epoca, è morta di tifo nel campo di concentramento di Auschwitz il 17 agosto del ’42.
Il testo pubblicato incompiuto in Francia presso le edizioni Denoel nel 2004, a più di sessant’anni dalla sua stesura è diventato un classico della narrativa francese del Novecento. Tradotto in 40 lingue, vendendo in tutto il mondo più di due milioni di copie, il romanzo fu redatto dall’autrice quando si trovava a Issy-l’Evéque, fra il 1941 e il 1942, un piccolo paese della Borgogna, sfollata insieme al marito Michel Epstein e alle due figlie Denise ed Elisabeth. Suite franese era un’opera ambiziosa: la scrittrice voleva fare il proprio Guerra e Pace, un progetto composto di cinque libri, che Irène non sarebbe mai riuscita a portare a termine. Il testo comprende due volumi: il primo, Tempéte en juin (Temporale di giugno), è una successione di quadri sulla debacle della Francia, il secondo intitolato Dolce è redatto in forma di romanzo.
“Ho scritto molto. Saranno opere postume, temo, ma scrivere fa passare il tempo” (lettera di Iréne Nèmirovsky ad André Sabatier, 11 luglio 1942).
Strano destino quello di Suite francese che Adelphi ha pubblicato in Italia nel 2005. Prima di essere arrestata il 13 luglio 1942 dalla gendarmeria francese, presentendo la fine vicina, Maman Iréne aveva lasciato alle proprie figlie una valigia marrone contenente fotografie, documenti e il suo ultimo manoscritto redatto con una grafia minuscola per risparmiare l’inchiostro e la pessima carta del tempo di guerra. La valigia che le bambine avevano sempre portato con loro durante la fuga, ora è esposta presso il Museum of Jewish Heritage di New York. Solo negli anni Novanta Denise, scampata all’Olocausto insieme alla sorellina (anche l’ingegner Michael Epstein aveva subito la stessa tragica fine della moglie), aprendo quello che lei credeva fosse il suo diario, aveva scoperto il romanzo incompiuto, un’opera che ritraeva in maniera vivida e vibrante la Francia occupata e i francesi stremati e affamati.
“Suite française dimostra che i nazisti non sono veramente riusciti a uccidere mia madre, non è vendetta la mia, ma una vittoria”
ha chiarito Denise Epstein.
“Mio Dio, cosa mi combina questo paese? Dal momento che mi respinge, osserviamolo freddamente, guardiamolo mentre perde l’onore e la vita”.
Suite francese: il film e la trama
Nel film di Saul Dibb, sceneggiatura di Saul Dibb e Matt Charman, musica di Rael Jones, fotografia di Eduard Grau, scenografia anni Quaranta di Michael Carlin, distribuzione Videa, protagonista è l’amore al tempo dell’occupazione nazista.
“In casa Angellier ci si affrettava a mettere sotto chiave i documenti, l’argenteria e i libri: i tedeschi stavano entrando a Bussy”.
In quella domenica di Pasqua, la signora Angellier (Kristin Scott Thomas), magra, pallida, fragile e severa, chiudeva personalmente nella biblioteca ogni volume dopo averne letto a mezza voce il titolo e accarezzata devotamente la rilegatura con il palmo della mano. Accanto a lei Lucile, moglie di Gaston, prigioniero in Germania, giovane donna bionda con gli occhi neri, di grande bellezza ma silenziosa, riservata. Sua suocera la rimproverava spesso di avere “l’aria assente”. Non era stato un matrimonio riuscito quello tra la parigina Lucile e Gaston, aggravato dal fatto che la coppia non aveva avuto figli. Mute e immobili, accanto al caminetto, le signore Angellier attendevano l’ufficiale tedesco che avrebbe alloggiato da loro Bruno von Falk (Matthias Schoenaerts), giovane raffinato, magro con belle mani e occhi grandi. Complice la musica e il pianoforte messo sotto chiave dalla dispotica Madame Angellier, sarebbe nata una passione proibita tra Lucile e Bruno, tra l’assediata e l’assediante. Sarebbe stata la “suite francese” che dà il titolo al film, a far innamorare Lucile, suo malgrado, del nemico, melodia che nel film si intitola Dolce ed è stata composta dal musicista Alexander Desplat. Michelle Williams ha dovuto prendere lezioni di pianoforte per meglio calarsi nella parte di Lucile, la quale scopre che il vero amore ha le sembianze di un ufficiale nazista.
“Si può accettare un romanzo incompiuto ma non un film senza conclusione. Il mio background è nella realizzazione di documentari, quindi per me il fatto che il romanzo fosse incredibilmente autentico, quasi come una capsula del tempo nascosta per sessant’anni è stato molto emozionante. Ciò su cui volevo concentrare l’attenzione era il senso della guerra raccontata dal punto di vista di un civile e, in particolar modo, dal punto di vista di una donna”
ha dichiarato in un’intervista il regista britannico di un film che si annuncia emozionante, affresco di una guerra intima, interiore, osservata dal punto di vista di una donna.
Trailer di Suite Francese
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Suite francese: dal libro di Irène Némirovsky al film diretto da Saul Dibb
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