Tex, il cacciatore di fossili
- Autore: José Ortiz e Antonio Segura
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Casa editrice: Mondadori
“Complimenti, pard! Dare il proprio nome a una bestia non è cosa di tutti i giorni.” (Pag. 256)
Il disegnatore spagnolo José Ortiz Moya ha lavorato presso la Casa Editrice Bonelli, collaborando per le storie di Ken Parker e di Tex.
È morto il 23 dicembre del 2013 e sembra che, sebbene sofferente al cuore, abbia ritardato il suo ingresso in ospedale per terminare la sua ultima storia di Tex.
Lavorò a lungo con lo sceneggiatore – anche egli spagnolo - Antonio Segura, morto il 31 gennaio 2012. Insieme si ritrovarono alla Bonelli e il loro primo lavoro fu Tex, il cacciatore di fossili (Mondadori, Milano, ottobre 2011).
A me piace il Tex classico, con sceneggiature di ampio respiro, tanta azione, campi lunghi e primi piano rapidi. Le storie non dovrebbero avere pause, le uniche eccezioni nella sagace ironia interpretata da battute veloci e brillanti fra Tex e il pard Carson. Immaginiamo disegno sempre leggero, caratteristico come il primogenito Aurelio Galleppini.
Rileggono questi concetti José Ortiz e Antonio Segura.
In Tex, il cacciatore di fossili, Antonio Segura scrive una stupenda sceneggiatura, amplifica l’intreccio, tessendo diversi filoni di storia. Tex nientemeno tentenna, è indeciso se gettarsi all’inseguimento di un fuorilegge o di un indiano o di un pazzoide pericoloso.
Senza sosta, aggiunge un tocco paleontologo, come in un Jurassic Park di ossa di dinosauri.
C’è tutto nella storia: sparatorie, scazzottate, inseguimenti, indiani, banditi, arrivano i nostri all’ultimo istante, bisonti, fuga dalla prigione, stregoni indiani. Aggiunge dei personaggi sopra le righe, come il ricercato pellerossa Four Bears. Il personaggio è eccellente, violento, senza pietà neppure per il padre adottivo e la piangente madre, l’autore ci mostra un passato discriminato nella scuola dei bianchi.
José Ortiz lo dipinge con una cicatrice in faccia, un volto perennemente tirato e un ghigno di cattiveria.
Lo sceneggiatore aggiunge altri elementi di pausa, come addirittura una nascente storia d’amore e un ricercato abile ma onesto, il quale riscatterà i suoi errori:
“Qui riposa Red Barnum, un onesto bandito che non ha mai sparato ai suoi nemici a tradimento.” (Pag. 278)
I dialoghi da accelerati diventano ironici e frivoli quando i battibecchi fra i due ranger smorzano la tensione per un momento:
“mmm … Ti faccio notare che tratti meglio i cavalli del tuo vecchio pard. Temo che dovrò imparare a nitrire …” (Pag. 16)
La storia nelle mani di José Ortiz si trasforma in un gioco di chiaroscuri, con immagini forti, primo piano sui volti dei personaggi con zoom sui particolari. Le facce dei protagonisti sono delineate ma a volte celate da tante righe; emerge l’umore del personaggio non il dettaglio del disegno. L’uso del nero, le linee, il dettaglio appena abbozzato, nascosto dallo scuro, rende tutte le scene più reali e vive, come quelle delle velocità, che appaiono tracciando delle linee laterali e rendono l’idea dell’azione.
Lo stesso segno è usato per la pioggia intensa e anzitutto per la scena della carica dei bisonti (pag. 219): le righe segnano la polvere e concepiscono una scena tremenda e piena di movimento, come deve essere la carica impazzita di centinaia di bisonti.
Il nero prevale, fino a nascondere totalmente il viso.
José Ortiz ha altre caratteristiche molto piacevoli.
La firma posta in diversi momenti e soprattutto l’ironia di alcuni personaggi.
Kit Carson è in sfolgorante forma in questo episodio, è la perfetta spalla per il disegnatore. Durante un viaggio in diligenza, Carson si trova con una donna cicciona, appariscente e scorbutica, accompagnata da un maritino piccolo e dimesso. Di fronte i brontolii della donna, Carson inizia un vago gioco di corteggiamento al quale la signora risponde cambiando opinione sul vecchio Ranger. Arrivati in paese, nel momento del commiato Carson ringrazia la signora, la quale con il marito escono dalla scena. E qui il gusto ironico dell’autore lo porta ad abbozzare la coppia come una caricatura, ripresi di schiena con le gambe storte, il deretano della signora predominante, un po’ ingobbiti. Il fantastico west ha bisogno di soggetti di contorno, che tendono a smorzare il tono serioso della storia ma non limitano la tensione della storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tex, il cacciatore di fossili
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