Quante volte siamo soliti toccare il nostro smartphone? E soprattutto a quanto ammonta il numero di ore passate di fronte a quello schermo apparentemente così “ricco” di stimoli?
Il manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM) parla di una vera e propria dipendenza da quell’aggeggio che oltre a entrare nelle nostre tasche è riuscito a invadere le nostre vite, sommergendo la nostra privacy.
Rischiamo di perdere il tatto
La nostra vita risulta ormai ridotta a una mera astrazione. È così priva di filtri che sembra aver preso le distanze da uno dei cinque sensi, che rischiamo davvero di perdere: il tatto. Quest’ultimo infatti non solo risulta fondamentale a partire dalle prime fasi di vita, ma rappresenta quel canale tramite il quale ci apprestiamo a conoscere il mondo, manipolandone le sue parti costituenti. Eppure, se in passato le azioni svolte con le mani o con le dita permettevano una memorizzazione più rapida di quanto stavamo scrivendo, consultando o conoscendo, oggi la tecnologia sembra aver prodotto una facilitazione eccessiva nello scegliere il prodotto che più ci aggrada.
Nondimeno scegliere sembra essere diventato ormai un processo delegato a quell’oggetto rettangolare dallo schermo così luminoso in grado di influenzare le nostre capacità visive. E a dirla proprio tutta, la luminosità dei nostri cellulari, dei tablet (sui quali scarichiamo i nostri libri in formato digitale) quale tipo di rapporto possono far emergere tra il lettore e il contenuto che ci si appresta a leggere?
Le capacità mnemoniche e tattili sembrerebbero aver subito una notevole modifica negli ultimi dieci anni, portando la persona a non sforzarsi nel prendere una scelta. Tanto è tutto lì, pronto e servito all’istante. Basti pensare che per cambiare pagina nell’ebook possiamo adagiare il dito su un materiale che anziché avvicinarci al contrario ci allontana dai nostri sensi primordiali.
Il libro stimola tutti i cinque sensi
Il libro di carta al contrario stimola proprio tutti i cinque sensi e in particolar modo l’olfatto, la vista e per l’appunto il tatto. Le pagine di carta dunque sembrano designare una vera cronologia del rapporto che si instaura tra il libro e chi lo legge, distribuendo così una sequenza temporale reale e immaginaria circoscritta a una fase iniziale o d’apertura, uno sviluppo o un incontro più approfondito e una fase finale di congedo vero e proprio dalla trama e dai personaggi.
Una relazione che tramite le parole e l’atto dello sfogliare consente un’interazione maggiore tra noi e il libro che teniamo in mano. Sfogliarlo infatti non riflette un semplice gesto, ma più nello specifico un atto di esplorazione vera e propria, che consente un’immersione totale in quel misterioso corpo fatto di carta e odori. In chiave analogica Massimo Recalcati lo ha definito quale autentico corpo femminile, rispetto al quale gentilezza, leggerezza e attesa sembrano tessere una trama capace di andare al di là di un semplice racconto che scegliamo di voler toccare con mano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Toccare i libri: riscopriamo il tatto leggendo
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