Gallucci nella sua Collana “UAO” pubblica l’inedito Trilby (2024, traduzione dall’inglese e cura di Pierdomenico Baccalario, illustrazioni di George du Maurier, pp. 352, 16,50 euro) dello scrittore e illustratore inglese George du Maurier (Parigi, 6 marzo 1834 – Londra, 8 ottobre 1896), uscito a puntate sull’“Harper’s New Monthly Magazine” a partire dal 1894 e qualche mese dopo in un unico volume.
Chi era George du Maurier, il nonno di Daphne du Maurier
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Il talento letterario di Daphne du Maurier, l’autrice di Rebecca, la prima moglie, proviene dal nonno paterno George, (il padre della scrittrice, Sir George, fu un noto manager di attori), il cui capolavoro Trilby riscosse uno straordinario successo.
Vendette solo negli Stati Uniti più di 200mila copie. Un numero da capogiro, considerando che all’epoca soltanto una ristretta percentuale di popolazione sapeva leggere e che tra queste persone ancora meno si potevano permettere di acquistare un libro. Fu un’opera che definì un’intera epoca su entrambe le sponde dell’Atlantico e che seppe accendere la fantasia e i sogni del grande pubblico.
Figlio di padre francese, Louis-Mathurin Busson du Maurier, e madre inglese, Ellen Clarke, George du Maurier praticò il proprio apprendistato artistico a Parigi presso lo studio di Charles Gleyre (1856-7).
Nel 1857 George improvvisamente perse la vista da un occhio e ciò lo persuase ad abbandonare la pittura e rivolgersi all’illustrazione. Illustrò, infatti, diversi libri, ma è noto soprattutto per il suo lavoro per la rivista satirica “Punch”. Nel 1864 dopo la morte di John Leech divenne il principale vignettista sociale delle riviste britanniche e sono degne di nota le sue satire sullo snobismo e l’ambizione artistica di personaggi come Mrs Cimabue Brown.
Tuttavia, verso il 1880 l’opera di Du Maurier perse, momentaneamente, qualità, in parte perché stanco della routine e in parte per lo sforzo a cui costringeva la sua vista limitata. L’autore aveva iniziato a dedicarsi alla scrittura componendo versi umoristici verso il 1860 e negli ultimi anni divenne un romanziere di successo.
Il più noto dei suoi tre volumi (“Peter Ibbetson” 1891, “The Martian” 1897), che illustrò tutti lui stesso, è appunto Trilby (1894) che richiama la sua esperienza di studente d’arte a Parigi.
“Trilby” di George du Maurier: un bestseller internazionale ante litteram
Il primo bestseller internazionale della storia, nonché il romanzo simbolo della cultura bohémien al cui centro vi è Parigi, è un romanzo che ha segnato in maniera indelebile il suo tempo e ha ancora molto da dire al nostro. Moderni e anticipatori i temi trattati: emancipazione femminile, relazioni tossiche e manipolatorie, stili di vita alternativi. Trilby fu il libro che inventò un certo mito della Francia e di Parigi in particolare: quello degli artisti delle soffitte e dell’appassionato stile di vita bohémien.
Un “piccolo gioiello”, al cui centro vi è Trilby O’Ferrall, affascinante modella, la quale incontra tre giovani studenti d’arte che si innamorano subito di lei. La ragazza cade però vittima della manipolazione dell’impresario Svengali, un uomo senza scrupoli intenzionato a sfruttarla per diventare ricco.
Non ci si annoia di certo leggendo Trilby, nelle cui pagine si possono trovare atmosfere gotiche, satira, soprannaturale, macabro e ipnosi.
Gli sembrava, come in un brutto sogno, di essere stato pazzo per molti anni, a causa di infiniti terrori e angosce.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gallucci porta per la prima volta in Italia “Trilby” di George du Maurier
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