Neige De Benedetti vive a Milano e nel 2012 ha pubblicato con Skira il libro fotografico Doppio rosso. Cina e Cuba. Da febbraio è in libreria Tubì, tubì (Sellerio 2104), esordio narrativo della giovane autrice, nel quale un diario a due voci è lo specchio della sofferenza della piccola Layla
“Ho cinque anni e tutti i pomeriggi vado a nascondermi nella cantina sotterranea della nonna”.
e della sua venticinquenne maestra d’asilo, Andrea
“Ho 24 anni. Mi chiamo Andrea, che è un nome da maschio, e lo sanno tutti”.
“Queste pagine sono per Nessuno che trotterella con me in un tramonto protratto; per Zaira che è mia amica; per Rodolfo, Emmanuelle, Alix e Mita: il contrario della solitudine”.
- Neige, la Sua dedica è la chiave di lettura del libro?
Sì, una chiave di lettura al contrario, però, perché grazie a tutte queste persone alle quali dedico il romanzo non mi sono mai sentita sola, né a 5 anni né a 24 e nemmeno ora che ne ho 26. Quindi sì, direi che la dedica può essere una chiave di interpretazione del mio libro.
- Desidera presentarci le protagoniste del Suo romanzo?
Sì, c’è una bambina che si chiama Layla che ha 5 anni, si sente sola e nonostante la giovanissima età ha già avuto un trascorso difficile: infatti, il papà di Layla si è suicidato, la bambina un po’ ha compreso l’accaduto e un po’ no. Non sappiamo quanto la piccola sia cosciente di quello che è successo, però sicuramente Layla si accorge del dolore della sua mamma soprattutto quando la vede piangere. Diciamo che la bambina vive una situazione complicata con normalità. Aggiungiamoci che Layla si sente sull’orlo del precipizio, perché l’anno prossimo deve andare a scuola, in prima elementare, pensa che la sua vita cambierà e lei non si sente pronta. Allo stesso modo si sente Andrea, la supplente nell’asilo di Layla. La ragazza ha provato varie volte a suicidarsi. Entrambe si sentono inadeguate, intrappolate e a un punto di svolta.
- Si può dire che alunna e maestra riconoscono l’una nell’altra la rispettiva sofferenza?
Sì, certo però non ne parlano mai, tanto lo sanno e non si lasciano caratterizzare da quella sofferenza perché Andrea e Layla sono anche tante altre cose.
- Per quale motivo Layla ama rifugiarsi in cantina?
Perché in cantina c’è un quadro incorniciato che piace alla bambina dove c’è un vetro nel quale vede il riflesso delle cose che sono uguali alla realtà però per Layla quelle cose sono diverse, perché sono solo sue.
- Dal Suo libro fotografico si evince il Suo amore per l’altrove. Che significato ha per Lei il viaggio?
Il viaggio è un modo di uscire da sé, viaggiando si diventa meno egocentrici, perché ci si guarda intorno. È un nutrimento costante vedere cose, luoghi, persone nuove, diverse da noi. Il viaggio è stato finora una parte importantissima della mia vita. I miei fotografi preferiti, anche se è complicato scegliere, sono Salgado, Robert Frank, Enzo Sellerio.
- Desidera parlarci dell’Associazione Amici di TOG?
Volentieri. Io sono il vice-presidente della Fondazione TogetherToGo, una ONLUS nata alla fine del 2011 a Milano, in viale Famagosta 75. Qui si trova un Centro di Eccellenza per la riabilitazione di bambini colpiti da patologie neurologiche complesse, è un posto bellissimo, pieno di luce, d’amore e di competenza. Io ci tengo moltissimo. L’Associazione Amici di TOG è nata nel marzo 2012 con l’obiettivo di sostenere le attività della Fondazione TogetherToGo Onlus, promuovendo e realizzando iniziative di raccolta fondi, campagne di sensibilizzazione, eventi, manifestazioni e ogni altra iniziativa utile al sostegno finanziario della Fondazione. Abbiamo in cura più di 100 bambini, da 0 a 16 anni, cioè in fase evolutiva, i bambini vengono a fare le terapie fatte su misura per loro, gratuitamente.
- Alla vigilia dell’8 marzo l’Istituto Toniolo di Milano ha reso noto il Rapporto giovani, dove viene analizzato il rapporto delle donne tra i 25 e i 30 anni nei confronti della famiglia e della maternità, del lavoro e dei sentimenti ecc... Per le ragazze Millennials, nate alla fine del secolo scorso, è fondamentale la realizzazione di sé prima dell’amore?
Non posso rispondere anche per le mie coetanee, ma per me è così. È importante il rapporto con l’altro ma lo è di più il rapporto con se stessi. Diciamo quindi che prima si cerca di realizzarsi attraverso il lavoro, poi magari si cerca di andare d’accordo con qualcun altro, cioè si pensa all’amore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tubì, tubì. Intervista a Neige De Benedetti
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