Ultima fermata a Brooklyn
- Autore: Hubert Selby Jr.
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
È il 1964 l’anno in cui, negli Stati Uniti, viene pubblicato per la prima volta un romanzo, “Ultima fermata a Brooklyn”, che diventerà ben presto tristemente famoso per la censura cui andrà incontro, per i dibattiti durante i quali verrà tacciato di oscenità, per il clamore mediatico delle infinite dissertazioni moralistiche che arriveranno fino in Italia, quando due anni dopo Feltrinelli avrà il coraggio di darlo alle stampe.
Hubert Selby Jr., il suo autore, racconta la violenza, l’orrore descritto in quelle pagine, non da semplice spettatore, ma dal punto di vista di chi ci stava in mezzo, di chi conosceva bene le persone e gli accadimenti narrati, aprendo una finestra sulle difficoltà in cui versavano centinaia, forse milioni, di uomini e donne in quegli anni nelle aree più miserabili di New York.
L’autore racconta di teppisti, attaccabrighe, alcolizzati, tossicodipendenti, prostitute, travestiti, delle loro scorribande, delle loro notti, della loro perenne ricerca sì di sbarcare il lunario, ma anche di trovare piccoli bagliori di pace al proprio tumulto interiore, anche e soprattutto a spese degli altri. A guardar bene tutti i protagonisti del romanzo, superando lo shock iniziale, si capisce bene che la violenza è innanzitutto diretta verso se stessi, l’Altro è soltanto un naturale mezzo attraverso il quale sopravvivere, in una logica primitiva a ben vedere non poi così sconosciuta.
La scrittura è frenetica, così come lo sono i suoi protagonisti, a tratti confusa, un fiume in piena che travolge così come i suoi contenuti. Non un miracolo letterario, a mio parere, né il libro più scandaloso che abbia letto nella vita, ma sicuramente uno spaccato della realtà di disagio durante gli anni Sessanta, che forse non è mai stato esorcizzato del tutto.
Se ne stanno sbracati davanti al banco e sulle sedie. Un’altra notte. Un’altra notte tirata lì dal Greco, pidocchiosa tavolacalda notte-giorno dalle parti della Brooklyn Armybase. Ogni tanto un cimice o un marina entra per un hamburger e mette in moto il jukebox, ma è razza quella lì che sceglie solo cacche, dischi cafoni.
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