Umanità a perdere. Sindemia e resistenze
- Autore: Non disponibile
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Il libro nero su omissioni e menzogne di stato relative alla narrazione pandemica, semmai uscirà, uscirà clandestinamente e a cose fatte. Quando cioè nessuno sarà più in grado di riflettere in autonomia, quando l’umanità sopravvissuta al Covid e alle severe reazioni avverse dei vaccini (ci sono, ci sono, anche se nessuno ne parla), sarà del tutto assuefatta alle libertà obbligatorie delle sub-democrazie di ispirazione capitalista. Per allora, come vaticinato da Pierangelo Bertoli già nel 1984 (Nel 2000):
"Molte idee saranno diventate una parentesi/ superate dal progresso, annullate dal processo della sintesi/ Nel 2000 non si troverà opposizione/ Nel 2000 avremo un’ unica opinione".
Attraverso l’attivismo e la sensibilizzazione sociale, l’Osservatorio sulla Repressione (https://www.osservatoriorepressione.info/) prova a far sì che la distopia resti prerogativa di libri e canzoni (alcune). Per Momo Edizioni cura anche un libro indispensabile come Umanità a perdere. Sindemia e resistenze (2021), un libro autenticamente contro-informativo che arriva dove il mainstream editoriale oggi non può o non vuole arrivare. In tempi di psicopatologia di massa e di coattazione delle libertà individuali c’è da considerare l’intento disalienante della pubblicazione: saggi accurati (citazione delle fonti, bibliografia di riferimento) e focus alternativi per inquadrare un presente capitalisticizzato, in cui la gestione autoritaria del Covid (sicuramente in Italia) rappresenta la punta di un iceberg fascistoide di proporzioni planetarie.
Umanità a perdere (titolo quanto mai impietoso e incisivo) inaugura il suo cahier de doleance con un saggio di Salvatore Palidda sulla precarietà ontologica del migrante, brutalizzato da un lato dalle “angherie, le violenze e la neo-schiavitù” cui è costretto da “padroncini e caporali delle economie sommerse”, dall’altro vittima della “repressione poliziesca” delle nazioni (La guerra alle migrazioni nel XXI secolo).
Con il titolo immaginifico di La scuola ibernata, Claudio Dionesalvi analizza in ogni ricaduta e contraddizione il tema dei diritti scolastici violati ai tempi del distanziamento, delle mascherine, e delle lezioni in DAD:
“Dal marzo 2020, a causa dell’assenza di un piano pandemico aggiornato, le istituzioni deputate a fronteggiare le conseguenze della pandemia si sono ritrovate a dir poco impreparate dinanzi a un evento che da un secolo non si verificava così violento e pervasivo.” (pag. 33)
Il terzo contributo del volume è a firma Collettivo redazionale ECOR.Network. Il saggio illumina il lato oscuro di una pandemia scaturigine del menefreghismo ambientale del neoliberismo (Estrattivismo, conflitti e resistenza nel tempo della pandemia).
“Una catastrofe (quella pandemica, ndr) che trova origine nella distruzione degli habitat e degli ecosistemi, si amplifica e generalizza attraverso le reti globali sempre più fitte della circolazione di merci, si aggrava per lo smantellamento dei sistemi sanitari pubblici e per la condizione di vulnerabilità in cui il capitalismo spinge la maggioranza della popolazione del pianeta”.
Di Militarismo e militarizzazione in tempi di pandemia, scrive inoltre Antonio Mazzeo: un’analisi lucidissima di ciò che si perpetua giorno per giorno sotto i nostri occhi (ma i nostri occhi sono ancora capaci di vedere?) con il pretesto dell’epidemia: linguaggio violento e militaresco di politici-opinionisti-virologi televisivi; tamponi, vaccini e “screening di massa” effettuati nelle tendopoli allestite dalle forze armate; militari “a presidiare frontiere, vie, piazze, stazioni ferroviarie, aeroporti e porti per imporre il coprifuoco o centellinare i transiti”; “i blitz con gli sfollagente per impedire gli assembramenti di genitori e studenti agli ingressi di scuole e asili”. E nei mesi in cui questo libro veniva stampato non c’erano ancora stati gli idranti sulla piazza inerme di Trieste e l’estensione discriminatoria del Green pass sui luoghi di lavoro.
Lo sguardo finale sulla progenie a perdere del neoliberismo, è opera del laboratorio Off Topic che in Crisi pandemica e capitalismo della sorveglianza, dimostra come la violenta pervasività della gestione epidemica abbia di fatto moltiplicato in modo esponenziale l’intrusione delle grandi corporazioni mondiali sulle nostre vite:
“Le modalità di produzione e accumulo di valore hanno tradizionalmente fatto sponda a meccanismi repressivi e dispositivi di controllo sociale, alimentandosi a vicenda. Il sistema capitalistico ha richiesto metodi e tecnologie sempre più sofisticate che hanno incoraggiato il business della sicurezza e del controllo.” (pag. 107)
Uno dei mantra più ripetuti per alienare gli animi dei cittadini-succubi dai dubbi sul vaccino — e spegnere d’altro canto la resistenza ostinata dei più riottosi — è quello che “solo grazie alla vaccinazione di massa si eviteranno nuovi lock down, e quindi l’ECONOMIA potrà ripartire”. Non è un caso: nei termini subdoli del capitale significa, primum fatturare deinde tutto il resto. Non bevetevi la frottola della salvaguardia della salute pubblica: il cittadino del XXI secolo è un pollo d’allevamento: mantenuto in una condizione più o meno accettabile di salute (ora grazie anche alle dosi di stato) finchè serve alla produzione e alla consumazione delle merci, subalterno alla causa di un Capitale onnipotente e onnipresente. Più o meno come il Dio di biblica memoria, con la differenza che il capitalismo esiste. Si vede e si sente.
“Siamo dentro un inferno neoliberista che in un momento storico, segnato da una inumano paura, ha reso macroscopici tutti i segni di un futuro prescritto accelerando processi autoritari e sicuritari. Lo sviluppo capitalistico mostra il suo volto e le conseguenze sui destini di tutti gli esseri viventi del pianeta. Alla paura e all’incertezza di futuro la risposta è maggiore sicurezza, controllo e repressione.” (Osservatorio sulla Repressione, pag. 7)
Per chi volesse approfondire altrove si consiglia la lettura delle opere di Michel Foucault.
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