Si è conclusa con successo lunedì 16 maggio la ventinovesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, partita lo scorso 12 maggio e proseguita con un programma ricco di eventi e di ospiti illustri. Quest’anno il tema chiave è stato dedicato alle figure dei Visionari e il Paese Ospite è stato l’Arabia.
Tra gli eventi del Salone molti erano incentrati sul rapporto tra social network, web e libri, ossia sulla nuova frontiera del giornalismo culturale: a partire dall’incontro di giovedì 12, alle ore 15, presso Book to the future, Web Stars: il nuovo fenomeno editoriale, con Luca Casadei, Sabrina Annoni e Stefano Peccatori, in cui si è parlato del libro e del suo futuro possibile partendo dal web, passando per i due incontri di sabato 14, Innovare per rinnovarsi: i nuovi scenari per l’editoria, la didattica e l’informazione (ore 12.00 presso Book to the future) e Dove va l’informazione culturale, ore 14 presso la zona Spazio Incontri, fino ad arrivare all’evento Gli scrittori e il mondo virtuale (ore 19, Book to the future), con Barbara Bottazzi (Gli Amanti dei Libri), Fabio Geda, Piersandro Pallavicini e Violetta Bellocchio.
Si è discusso di giornalismo e cultura nell’epoca dei social media, ci si è chiesto come poter fare informazione culturale oggi e quale sia il ruolo della Rete e dei media digitali.
A tal proposito, di grande interesse si è dimostrata la tavola rotonda sugli scrittori del futuro che si è tenuta sabato 14 alle ore 18 presso lo stand della FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori). Durante l’incontro, a cui ho preso parte come bookblogger di Chez Giulia e collaboratrice di Sololibri e Ghigliottina.it, Elena e Samuela (bookblogger di Ma Però ), Fabio Biccari (ideatore di mEEtale) e diversi autori della casa editrice Arpeggio nati proprio grazie a mEEtale, si è discusso di questa nuova forma di comunicazione culturale 2.0: i blog.
Lo scrittore del futuro non può più fermarsi alla pubblicazione del proprio libro, lasciando che sia la sola casa editrice ad occuparsi della sua promozione, ma dovrebbe avvicinarsi, con sicurezza ed entusiasmo, all’odierna realtà del bookblog, uno spazio curato e gestito spesso da figure giovani e competenti, a cui sottoporre il proprio lavoro. La difficoltà dei blog culturali è quella di riuscire a farsi accettare come realtà professionalmente valide, dietro cui c’è, solitamente, il duro lavoro di ragazzi e ragazze che sono principalmente mossi da un’unica passione comune, quella per i libri e la buona letteratura.
Il cammino per un’affermazione in tal senso è lungo, i guadagni sono ancora risicati, ma i blogger puntano soprattutto sull’entusiasmo e sulla loro energia, consapevoli di quanto ci sia bisogno di freschezza e originalità. Parlare di libri e fare “critica letteraria” in modo nuovo, colorato e divertente è possibile, ed è su questo che bisogna investire: la figura del blogger deve diventare un punto di riferimento per il lettore che si affida al suo giudizio per acquistare un romanzo, un saggio, una graphic novel.
Per far valere la propria credibilità il blogger non solo deve essere sempre sincero – nei limiti imposti dal garbo e dal rispetto verso il lavoro altrui – ma deve altresì essere coinvolgente al punto tale da far capire al pubblico dei lettori perché quel determinato libro è valido o meno.
Il lavoro del bookblogger non si muove soltanto entro i limiti del blog, ma si espande in tutti i possibili canali social: da Instagram a Facebook a Twitter, ovunque è ormai possibile parlare di letteratura, con modi e stili diversi, ma il centro d’interesse resta pur sempre il libro, promosso su larga scala.
Si è parlato molto anche di case editrici, della loro volontà di affidarsi ai bookblogger per pubblicizzare i libri di punta e le nuove uscite: hanno preso questa direzione soprattutto le piccole e nuove case editrici, che spesso non intendono seguire le orme di quelle più grandi per farsi strada nel mare magnum del mondo editoriale, ma sfruttano il web rendendosi conto della potenza di uno strumento come quello dei social network, dove il vecchio passaparola acquisisce una marcia in più, può diventare virale e, in primis, è molto più diretto e immediato, raggiungendo centinaia di contatti in pochi click.
È stato un Salone del Libro in cui si è dato ampio spazio alla nuova era del digitale, una realtà in continua crescita ma da cui qualcuno prende ancora le distanze, restìo a svecchiare certe ormai superate modalità di comunicazione e informazione culturali.
Essere visionari significa anche investire nelle idee con gli strumenti del futuro, guardare oltre immaginando una realtà possibile ma più ricca, in cui – come la Storia insegna – il Passato funga da modello d’insegnamento per costruire un Presente e un Futuro migliori, che poggino su basi solide, ma con lo sguardo volto al rinnovamento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un Salone Internazionale del Libro di Torino 2.0: occhi puntati su social media e bookblog
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