Venezia 1968-2023. Tra innovazione culturale, regressione civile e riscatto sociale
- Autore: Francesco Leoncini (a cura di)
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2023
La cultura a Venezia ha molte facce. Alcune molto note, perfino troppo, e altre più nascoste o dimenticate. Che Venezia sia un centro di cultura internazionale, da anni o meglio da secoli, è un fatto innegabile.
Il libro curato per le edizioni de Il Mulino da Francesco Leoncini intitolato Venezia 1968-2023. Tra innovazione culturale, regressione civile e riscatto sociale è un libro anomalo e singolare nel vasto panorama della pubblicistica sulla città di Venezia. Testimonianza di mezzo secolo di dibattiti culturali, dal fatidico 1968 a oggi, prende l’avvio da un lontano e dimenticato esperimento di intersezione fra allora giovani e giovanissimi studiosi di discipline assai diverse, trovatisi, in quei “formidabili” anni, in uno spontaneo cenacolo ospitato presso la Fondazione Cini da Vittore Branca.
La figura più eminente di riferimento di quei “Gruppi di ricerca interdisciplinare” – così si designarono – fu Giuseppe Goisis (allora ventiquattrenne), eminente filosofo di estrazione cattolica, di recente scomparso, cui il libro è dedicato. Francesco Leoncini, curatore del libro, di due anni più giovane, storico e slavista, per molti anni docente a Ca’ Foscari, il massimo studioso in Italia della Primavera di Praga, era l’altra anima del gruppo.
Il libro si chiude proprio con un breve intenso saggio postumo di Goisis, che – con l’ottimismo della volontà che lo caratterizzava - lancia un appello di speranza per il futuro di Venezia, al titolo Lo splendore di Venezia traluce ancora.
Scrive Goisis, riferendosi alla monocultura del turismo
Venezia rischia di morire proprio di ciò che la fa vivere. In questa specie di stasi [...] si manifesta la coincidenza tra futuristi e conservatori [...]. Paradossalmente c’è un’identità finale tra un certo modo conservatore di vedere Venezia [l’autore cita maliziosamente “le contesse con giornalisti al seguito”, ndr] e l’inutilità predicata, proclamata a suo tempo dai futuristi.
E invoca sempre Goisis:
Chi ha idee, chi ha immaginazione ed energie [...] si consorzi insieme e faccia delle proposte, le perfezioni, le segua, fino alla realizzazione.
Tutto il libro – scritto prevalentemente da studiosi attempati e in buona parte delusi ma “non vinti” (secondo le parole di Goisis stesso) e in minor parte da alcuni più giovani e battaglieri – scorre “tra innovazione culturale, regressione civile e riscatto sociale” (come recita il sottotitolo), schivando la nostalgia, proponendosi piuttosto di riattivare memorie "operanti", in certo modo cercando di non obliterare quanto di produttivo produsse lo slancio generoso e ribelle che caratterizzò la generazione che in vario modo visse il Sessantotto sulla sua pelle (da protagonista o da comparsa, poco importa in fondo).
Si passa così dalla pedagogia scolastica agli studi universitari, da uno spaccato antropologico, legato al mondo operaio o al Canzoniere veneto, alla storia della città e alle correnti trasformazioni urbane, dalle politiche culturali ai grandi temi irrisolti dell’abitare e del turismo, in un coro di voci – pur non sempre intonato – in cui si alternano filosofi e storici, architetti e urbanisti, antropologi e sociologi, educatori e letterati, tutte tese comunque a contrastare l’infausto destino che troppo spesso si profila per questa fantastica città con una pericolosa aria di rassegnazione.
Una “miscellanea”, come si usa dire, che può suggerire al lettore molti spunti inediti e inaspettati.
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