Viaggio intorno al libro Rosso
- Autore: Federico Guastella
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Federico Guastella ci racconta la genesi del suo "Viaggio intorno al Libro Rosso" attraverso le domande che il Professor Raffaele Puccio gli ha posto.
Il prof. Raffaele Puccio, docente di Lettere, prima di scrivere la post-fazione al mio saggio “Viaggio intorno al Libro rosso” (Gruppo Editoriale Bonanno, 2018), mi ha rivolto delle domande.
Fra le tante opere di Jung come mai la scelta è caduta su "Il libro Rosso"?
"Ho conosciuto qualche opera di Jung sin dagli anni della frequenza universitaria e sono rimasto affascinato dalla sua ipotesi suggestiva relativa agli archetipi dell’inconscio collettivo. Sei anni fa per caso mi sono imbattuto in una recensione sull’opera “Il libro Rosso”. Appena una paginetta, ma così densa di suggestioni da indurmi a leggerla. L’approccio con questo testo junghiano è stato travolgente: via via che leggevo, prendevo appunti; annotavo le riflessioni che mente e cuore producevano e mi identificavo non solo con gli argomenti trattati, ma con qualche personaggio da Jung incontrato nel corso delle sue peregrinazioni. Sì, il suo è un particolare tipo di viaggio: quello del rapporto con l’inconscio che dal 1913 si protrae fino al 1930.
Ho letto i commenti più autorevoli e ho maturato l’idea di scrivere un mio saggio, analizzando l’opera in modo specifico e dettagliato: cioè, capitolo per capitolo, muovendo soprattutto dalle felici intuizioni di B. Nante per offrire una mia personale chiave di lettura che offrisse al lettore adeguati strumenti interpretativi. Opera “sorprendente” e “inclassificabile” indubbiamente “Il libro Rosso” che, prestandosi ad una lettura multimediale in cui agiscono più codici da quello letterario e narrativo, a quello psicologico e religioso, da quello psicologico e alchemico, è paragonabile “alle grandi narrazioni profetiche o mitiche del passato più remoto”. Conservato fino al 1983 nel caveau d’una banca svizzera, viene pubblicato in America nel 2009. Poi, in Italia, nel 2010. Il volume, salutato dal New York Times Magazine come "Il Santo Graal dell’inconscio", è rilegato in pelle rossa, trascritto in caratteri gotici, ornato di fregi e disegni sul modello dei manoscritti medievali, nonché corredato da dipinti mandala. Si guardano incantati quei suoi dipinti dalla suggestiva variazione di sintassi e vi si scopre la bellezza meditativa; danno il senso di una duratura fissità, impreziosita di grande poesia che ha il lungo respiro di un attimo speciale in un orizzonte che si estende oltre il tempo e lo spazio.
Sono disegni i suoi che diventano compagni di viaggio, di quel viaggio avventuroso per vedere la vita di caverna in caverna. Chi attraversa i sentieri del Libro Rosso si sente catapultato in una nuova dimensione dove risultano inesistenti tra reale e irreale, soprattutto si comprende che la ‘Psiche è immagine’. Ed è in virtù dell’attività immaginativa che l’Io smarrisce le sue certezze cognitive e affettive, avvertendo il mistero di rinascita e di trasformazione. Nel viaggio interiore entra in contatto con ciò che è stato rimosso e nascosto nel suo inconscio personale (ricordi, emozioni, fantasie, relazioni, trame perdute); si apre al mondo del mito e del simbolo; sperimenta la dimensione dell’ignoto e sviluppa una coscienza religiosa non confessionale, bensì interculturale. Siamo nella problematica complessa e labirinticamente intricata della “immago dei”, che costituisce uno degli assi portanti dell’itinerario junghiano, “tremendum” come R. Otto aveva affermato parlando del sacro. Sette anni di lavoro il mio condotto con passione, dedizione e rigore scientifico come ha evidenziato Ferdinando Testa nella prefazione al mio volume, una sorta di guida per coloro che vogliono spaziare tra le acque calme e tempestose rappresentate dai capitoli del Libro Rosso".
Può la psicologia, e Jung in particolare, parlare al mondo tecnologico?
"Non sono psicologo. La mia formazione è filosofico-letteraria. Ma ritengo che la psicologia dopo “Il libro rosso” debba fare i conti con la “scienza dell’anima”. Non a caso uno dei capitoli più suggestivi de “Il Libro Rosso” è appunto intitolato “Il ritrovamento dell’anima”. E già si comprende come il viaggio di Jung, prenda in un certo senso le distanze da quello che egli definisce “Lo spirito del tempo”. Le sue parole sono particolarmente significative: "Lo spirito di questo tempo vorrebbe sentire di cose utili e che valgono. Anch’io la pensavo in questo modo e la mia parte umana continua pur sempre a pensarla così. Ma quell’altro spirito mi costringe comunque a parlare, al di là di ogni giustificazione, utilità e senso. Ricolmo di umana fierezza e accecato dallo spirito presuntuoso di questo tempo, a lungo ho cercato di tenere lontano da me quell’altro spirito. Ma non consideravo che lo spirito del profondo, da tempo immemorabile e per ogni avvenire, possiede un potere più grande dello spirito di questo tempo, che muta con le generazioni”.
L’anima, in sostanza, è la parte vivente dell’uomo, ciò che vive di per sé e per la vita, insegna Jung e la sua scoperta è attualissima nel mondo di oggi in cui tutto è misurabile a discapito di tutto quel materiale che pullula nella zona più vitale del nostro esistere. E poi mi sembra che la psicologia, valorizzando l’ascolto, promuova il sapersi ascoltare".
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