Il libro rosso. Liber novus
- Autore: Carl Gustav Jung
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2012
Nel 1913 Carl Gustav Jung ruppe i rapporti con Freud ed entrò in crisi, cominciando così un particolare tipo di viaggio che risulta trascritto nel volume “Il libro rosso”: opera che raccoglie anche suoi disegni. Il volume si presenta rilegato in pelle rossa, trascritto in caratteri gotici, ornato da fregi e disegni sul modello dei manoscritti medievali, nonché corredato da dipinti mandala. Tormentato da “un flusso incessante” di visioni e voci che esistevano nella sua psiche, Carl Gustav Jung prese appunti per oltre 16 anni, fino al 1930, rielaborati, poi, per comporre questo originalissimo libro: “presagio numinoso”, lavoro immane in cui c’è il nucleo della sua futura attività specialistica.
Il suo viaggio interiore comincia con lo scoppio della prima guerra e, specificamente tra il 1913-14 e fino al 1930, egli parla di visioni anticipatrici in un’epoca in cui le tenebre prevalevano sulla luce:
“Nel 1914, all’inizio e alla fine del mese di giugno, e all’inizio di luglio, feci per tre volte il medesimo sogno. Ero in terra straniera, e all’improvviso, di notte e proprio in piena estate, dagli spazi siderali era calato un freddo inspiegabile e mostruoso, tutti i mari e i fiumi ne erano rimasti ghiacciati, e gelata era ogni forma di vegetazione”.
L’associazione di testo e immagine richiama le opere di William Blake; il segno pittorico anche le coeve avanguardie artistiche. Si potrebbe dire che “Il Libro rosso” custodisce il segreto interiore di Jung poiché simbolicamente è la rappresentazione di un universo altro.
Nella «nota alla traduzione» italiana (Bollati Boringhieri, Torino, 2012), Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni (ai traduttori va aggiunto Giovanni Sorge) ricordano opportunamente come Jung avesse dichiarato di prediligere uno stile «equivoco e ambiguo», ricco di sottintesi, evocativo, più «letterario che scientifico», «per rendere giustizia alla natura della psiche». Traducendo “Il libro rosso”, hanno specificamente evidenziato la compresenza di almeno tre registri espressivi: quello letterale-narrativo, quello di commento analitico-concettuale e quello mantico-profetico. I riferimenti colti, impliciti ed espliciti, sovrabbondano: sono evidenti quelli dello “Zarathustra” di Nietzsche, del “Faust” di Goethe, nonché della “Commedia” di Dante. Forte è la coloritura religiosa, biblica, gnostica, cabalistica, ma anche orientale, hindu e buddhista.
Nell’Epilogo, aggiunto a “Il Libro rosso”, nel 1959 Carl Gustav Jung dichiarò che l’incontro con l’alchimia lo indusse a interromperne l’elaborazione, essendo cosi riuscito a sistemare le sue esperienze in un tutto organico. L’alchimia, dunque: chiave fondamentale de “Il Libro rosso” una sorta di “gnosi pagana” aperta all’accoglienza del trascendente, del mistero divino attraverso la discesa agli inferi. E ci si potrebbe riferire al resoconto di un viaggio che racchiude immagini tra l’onirico e l’allucinatorio, una singolare narrazione autobiografica anche a favore di chi voglia intraprendere il cammino interiore. Alla scoperta dell’anima potrebbe, dunque, intitolarsi il suo cammino condotto con gli strumenti dell’ “immaginazione attiva” che gli consentono di accostarsi all’enigma dell’esistenza. Egli scrive:
“È importante avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute. L’uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso; che in esso avvengono e si sperimentano cose che restano inesplicabili. Solo allora la vita è completa”.
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