“Gli uomini di potere hanno un duplice problema: sul piano politico, quello di esercitarlo; sul piano simbolico, quello di disfarsene”.
Partendo dalla riflessione del filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard, posta all’inizio del suo volume d’esordio Il trono vuoto (Bompiani 2012, vincitore del 50esimo Premio Campiello Opera Prima), Roberto Andò, noto regista di teatro, prosa, lirica e cinema, ha tratto il film dal titolo rivoluzionario Viva la libertà, ritratto elegante e spietato del nostro Paese.
“Sono stufo delle miserabili beghe del partito. Ho bisogno di qualche giorno di solitudine. Mi farò vivo appena possibile... non vi preoccupate. È il prezzo che prima o poi sconta l’uomo pubblico”.
Trailer di “Viva la libertà”
La trama nei dettagli
Enrico Oliveri (uno strepitoso Toni Servillo), segretario del principale partito d’opposizione, in un tempo evocato quale quello del governo del Cavaliere, dopo essere stato contestato durante il discorso di chiusura all’assemblea del partito al Palazzo dei Congressi (“Oliveri tu non sei quello che sembri...”) e dopo aver visto il risultato dei sondaggi che danno il partito in caduta libera al 17% a solo due settimane dalle elezioni politiche, si rende irreperibile. Alle prime luci dell’alba romana una Mercedes nera, complice uno zelante autista, conduce Oliveri per le strade deserte della città, via da quel partito non solo dilaniato da nemici interni ma composto da “anime morte che cercano un padrone fittizio che ne rivendichi la proprietà”. Poiché quando si scappa da qualcosa si ritorna sempre nei luoghi del passato, la destinazione del fuggiasco Enrico è Parigi dove lo aspetta una sua vecchia fiamma, Danielle (l’affascinante e intrigante Valeria Bruni Tedeschi), segretaria di edizione cinematografica, moglie di un regista famoso e madre di Helen, deliziosa e curiosa bambina. A Roma nel frattempo Anna, moglie dell’uomo politico (una misurata e brava Michela Cescon), dopo il primo momento di disorientamento intuisce che Enrico ora, da solo, può tornare a essere felice, mentre il segretario particolare Andrea Bottini (un eccellente Valerio Mastandrea) non sa come giustificare la fuga dell’uomo politico.
“Gli ho dato i migliori anni della mia vita, per un progetto”.
Che fare? La soluzione si trova nei panni del fratello gemello di Oliveri, Giovanni Ernani, filosofo colto e geniale, da anni in cura presso un centro di igiene mentale (è afflitto da depressione bipolare), autore del trattato L’illusione di vivere. I fratelli, che hanno interrotto i rapporti da un quarto di secolo, sono identici (l’unica differenza è che Ernani ha i capelli grigi e il viso un po’ più segnato) ma molto diversi di carattere: Enrico è sempre stato riflessivo e introverso, al contrario, Giovanni è ironico e scherzoso. Et voilà, il gioco è fatto: il trono non è più vuoto anche perché in un paese come il nostro non si può consentire la latitanza dell’opposizione. Il Professor Ernani sembra la reincarnazione del fratello con l’aggiunta di una verve luciferina. Giovanni si trova nelle vesti del leader del maggiore partito d’opposizione e nel suo nuovo ruolo si diverte da matti, perché se l’uomo è veramente pazzo, c’è del metodo nella sua follia.
“Del resto, ogni originale è già di per sé una contraffazione” (Thomas Bernhard).
La prima intervista di Oliveri/Ernani è un successo, il primo messaggio che il filosofo travestito da politico invia agli italiani è di non tingersi più i capelli, un esplicito invito all’onestà. Nel suo ultimo comizio prima delle votazioni il segretario parla per solo sei minuti, citando una poesia politica di Bertold Brecht A chi esita scritta nel periodo del suo esilio in Danimarca.
“Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto? Qualcosa o tutto? Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi? O contare sulla buona sorte? Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”.
Il comizio a Piazza San Giovanni eliminate le solite frasi di rito si rivela un trionfo, “un’onda inesauribile di affetto”. Da antologia l’incontro di Oliveri/Ernani con il Presidente della Repubblica (Massimo De Francovich) al Quirinale e il sensualissimo tango ballato da Giovanni insieme alla Cancelliera tedesca spiati dal buco della serratura da un esterrefatto e divertito Bottini. La fantasia va al potere e il partito d’opposizione vola nei sondaggi assestandosi al 66%. Nel frattempo in Francia Enrico scopre dai titoli dei quotidiani italiani che il fratello ha preso il suo posto (“L’opposizione ritrova il suo leader, mai parole così chiare”), ma ora la sua principale occupazione è di condurre una vita normale facendo l’attrezzista in Camargue nel film dove lavora Danielle, giacché politica e cinema sono due campi dove il bluff e il genio coesistono da sempre e spesso sono difficili da distinguere.
La situazione politica italiana al cinema nel film di Roberto Andò
La pellicola che Andò ha sceneggiato con Andrea Pasquini (produzione Bibi Film con Rai Cinema) racconta con grazia e leggerezza la difficile stagione italiana e il suo disagio dove la politica è figlia della paura e la democrazia è diventata “la più straordinaria fiction oggi in scena”. Un film che possiede il grande merito di mostrarci quello che spesso non riusciamo a vedere, che esce nelle sale cinematografiche a una settimana dall’imminente tornata elettorale che può essere decisiva per le sorti del nostro Paese. Nelle audaci e innovative parole dell’idealista e puro Ernani gli elettori riscoprono un termine da qualche tempo desueto in politica: passione. Non si possono non citare Anna Bonaiuto, che veste i panni di Evelina Pilenghi, vice segretaria del partito, e lo splendido cameo di un vecchio leone del palcoscenico, Gianrico Tedeschi, nel ruolo di Furlan, padre nobile della Sinistra. I due volti della politica (utopia e realtà) sono interpretati da un Servillo in stato di grazia, il quale in una recente intervista ha dichiarato di essere sempre stato attratto dal tema del doppio e dalla possibilità di interpretare due gemelli.
“Dietro c’è una lunga tradizione teatrale da Plauto a Shakespeare, da Molière a Goldoni, c’è un vecchio, ma sempre portentoso meccanismo drammaturgico”.
Riferendosi al suo personaggio, l’attore ha dichiarato:
“Con la sua nonchalance, con la sua leggerezza, con la sua divina strafottenza, il filosofo Ernani riavvicina la politica alle persone comuni”.
Se è vero che la politica si è tragicamente allontanata dalla vita delle persone “non solo in Italia ma a livello mondiale”, è arrivato il momento che rientri nell’alveo della vita:
“altrimenti è solo una recita nella quale i politici pronunciano parole che non trovano corrispondenza nei fatti. Questa è la tragica dimensione della politica contemporanea”.
È questa la lapidaria conclusione di Roberto Andò.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Viva la libertà: il film tratto dal libro “Il trono vuoto” di Roberto Andò
ho visto il film ieri e l’ho trovato bellissimo, di lui mi è piaciuto tutto, assolutamente tutto e voglio ringraziare il signor Andò e il signor Servillo. Grazie
Bellissimissmissimoooooooo
Fantastico! Voglio votare un politico pazzo!!!