Wilma Montesi. Una storia sbagliata
- Autore: Chiara Ricci
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
C’è una foto sulla copertina di Wilma Montesi. Una storia sbagliata (Golem edizioni, 2022) di Chiara Ricci. C’è il corpo disteso a pancia in sotto, di una giovane donna di venti anni, ancora con lo smalto rosso sulle dita; sopra è tutta vestita, mentre sotto non c’è il reggicalze, i piedi nudi. Siamo nel 1953. Si tratta di Wilma Montesi, morta a ventuno anni. È stato un suicidio, una disgrazia o un omicidio?
La famiglia Montesi viveva a Roma, in via Tagliamento, quartiere Trieste, dove c’erano perlopiù i romani del ceto popolare impiegatizio. Ora la zona ha uffici e case molto care.
Wilma cresce bene, ma è tremenda quando deve studiare. Non è brava, non lo vuole essere perché per lei ci sono nel mondo mille cose più belle dello studio.
Finisce in un istituto parificato, ma è tempo perso. Quando una ragazza, nel 1953, non voleva studiare, sulla carta d’identità si metteva “casalinga”. Anche se ora sembra una parola fuori luogo, perché chi lo dichiara bada ai bambini e alla casa, il più delle volte come scelta obbligata. Siamo solo a otto anni dalla fine della guerra. La gente si rialza con fatica. I disoccupati fanno i muratori, si adattano per riparare case, cantine. Roma attira già gli immigrati del Sud che non si fermano, perché nella capitale non c’è bisogno di operai, le industrie sono tutte al Nord. Il successo di Alcide de Gasperi non c’è stato, il centro arretra, mentre la sinistra sale. E poi i nostalgici, nelle liste del movimento sociale che cresce.
Anni in cui il nepotismo è una pratica comune, il cugino raccomandato sicuramente avrà il lavoro da usciere, i posti sicuri. Wilma camminava in via Tagliamento senza grandi sogni. È rimasta donna e bambina, ora non si dice più molto ma era la ragazza acqua e sapone, mentre l’autrice del testo dice cose più “forti” e vi cito il passo:
È bella Wilma. È la tipica bellezza mediterranea, una maggiorata, come si diceva. Capelli lunghi che solitamente porta raccolti all’indietro, mora, di aspetto distinto, curata nel vestire, nel trucco e nei modi. Fuma persino. È una di quelle ragazze che attraggono gli sguardi degli uomini e non passano inosservate.
Chi scrive pensa, in mancanza di una testimonianza vera, ovvero “bellissima” a “troppo in forma”, una ragazza opaca e priva di ambizione che non faceva niente per mettersi in mostra, tanto più che si fidanza con un poliziotto dopo pochi incontri. Questo fidanzato Angelo Giuliani, poliziotto, trasferito per pigrizia e inconcludente che va d’accordo con Wilma Montesi e nelle lettere traspare un affetto ma più che altro scrivono del loro matrimonio. Se della Montesi si parla ancora è per capire se è stata uccisa, si è suicidata, una disgrazia.
La disgrazia apre però scenari già archiviati, ma è impossibile che lei arrivasse col trenino per Ostia. L’avrebbero vista in tanti, poi per un pediluvio con l’acqua marina, ma togliendosi anche il reggicalze?
Di tutta la marmaglia che avrebbe dovuto conoscere, non ne scrivo, così come della spiaggia di Capocotta, gli uomini politici, gli affaristi, e il giro di prostituzione maschile e femminile.
Libro accurato, con tutte le testimonianze dei vari uomini, gaglioffi figli di papà, che non vengono arrestati per uso e spaccio di cocaina. Vediamo quel corpo e ci diciamo che ora è più facile scoprire gli assassini, con l’analisi del DNA e le recenti scoperte informatiche.
Wilma Montesi una storia sbagliata
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Wilma Montesi. Una storia sbagliata
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