Zio Paperone. La disfida dei dollari
- Autore: Carl Barks
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
Tranne il fatto che non ho mai capito come si fa a distinguere Qui, Quo e Qua l’uno dall’altro (mi aiuto coi colori dei cappellini, ma il giorno dopo torno a fare confusione) credo di cavarmela abbastanza con l’universo antropomorfo dei fumetti di Carl Barks, tanto che se tornasse Mike Bongiorno a interrogarmi come ai tempi di Rischiatutto, potrei sfangarla dignitosamente. Bella forza - si dirà - le co(s)micronache di Paperino & Co. hanno svezzato (più o meno) generazioni di topolinofili che ancora oggi – come per la raccolta di figurine – col pretesto di figli piccoli e/o di nipoti altrettanto, buttano l’occhio sulle strisce di Topolino, scodinzolando come il penultimo dei cani di Pablov.
Al cospetto del secondo dei volumi deluxe che Rizzoli Lizard dedica al genio di Carl Barks, ho perso il conto dei gulp! e degli slurp! che mi sono scappati di bocca. Dopo “Paperino – Il mistero degli Incas” è la volta di un libro dedicato a Scrooge McDuck in persona (beh, insomma, più o meno): si intitola “Zio Paperone. La disfida dei dollari” e raccoglie – se ho contato bene – ben ventisette episodi – lunghi, brevi e brevissimi - che vedono protagonista il self made man americano per eccellenza, nababbo in forma di papero con tanto di ghette, cilindro e occhialetti sul becco.
Qualcuno dice che i fumetti sono roba da piccini, vagli a spiegare, invece, che dentro ci trovi condensato mezzo manuale di antropologia - e di psicologia pure - declinato in salsa pop, col valore aggiunto, quindi, del divertimento. Concetto chiarito benissimo da George Lucas (il papà di Guerre Stellari, c’è bisogno di presentarlo?) nella sua prefazione al volume:
“L’attrazione per i beni materiali è chiaramente un tema principale che attraversa tutte le storie di Paperone. Penso che se le storie di Carl Barks sono lette ancora oggi in tutto il mondo sia in primo luogo perché sono buone storie. A un livello più profondo mettono in mostra certe peculiarità americane che il lettore può facilmente riconoscere: ingenuità, integrità, determinazione, un pizzico di sana avarizia, audacia, amore per l’avventura e senso dell’umorismo (…) I sociologi hanno studiato i fumetti come riflesso della società dell’epoca ai quali appartengono”.
Ci credete, adesso, che non sono pazzo e che vale la pena dare più che una sbirciata alle strisce & nuvolette immaginifiche dell’inventore di Paperopoli, Topolinia e dei suoi abitanti? “Zio Paperone. La disfida dei dollari” ripropone oltre duecento tavole a colori risalenti ai primi anni Cinquanta, con dentro protagonisti, discendenti, nemici & comprimari del sognante, ilare, tenero, metaforico, ultra-dorato mondo di Paperone (e in traslato anche di Paperino & Qui, Quo, Qua, ma qualcuno sa dirmi finalmente come fare a riconoscerli?), crocevia di straordinarie avventure per cielo, per mare e per terra (“Zio Paperone pesca lo Skirillione”): alcune irresistibili (“Il tesoro del Vecchio Volpe”), alcune avventurose (“Zio Paperone e la dollarallergia”), altre ancora brevi e fulminanti (“Il balletto che passione”, “Zio Paperone e il semaforo rosso”, “Il pensiero…paga”), altre ancora pietre miliari per collezionisti, come il racconto che narra la genesi della “fantastiliardaria” fortuna di Scrooge McDuck (“Zio Paperone e la Stella del Polo”), in cui è anche riproposta la “famigerata” rissa del bar, cassata dalla censura dell’epoca. Episodi mirabolanti che si dispiegano tra metafora, senso del ritmo e dell’umorismo, cartina di tornasole della statura di un personaggio-mito e del suo creatore, protagonisti entrambi - ciascuno a suo modo - dell’immaginario popolare dello scorso Novecento.
Zio Paperone. La disfida dei dollari
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