In Italia il percorso per ottenere l’abilitazione all’insegnamento ha subito parecchi cambiamenti nel corso degli anni, dettati dall’alternarsi dei governi e dei relativi ministeri dell’Istruzione, ed è dal 2015 che non esiste una linea da seguire che risulti chiara per tutti. L’Italia, negli ultimi vent’anni, si è distinta per aver creato almeno tre diversi modelli di formazione post-laurea per accedere all’insegnamento, senza poi utilizzarne nessuno. Cosa significa, questo, all’atto concreto? Che in Italia il percorso che porta all’abilitazione all’insegnamento è da sempre faticoso e confuso, fatto di periodi di precariato più o meno lunghi.
Prima c’era il TFA (Tirocinio Formativo Attivo), poi il FIT e ora si parla (se passerà la Legge di Bilancio 2019 così com’è) di un anno di formazione dopo essere risultati vincitori del concorso e di laurea fatte apposta per chi, nella vita, vuole insegnare. Questa idea, tra le altre cose, andrebbe a ricalcare ciò che già si fa in molti altri paesi, soprattutto in Nord Europa. Vediamo insieme di capire cosa ognuno di questi percorsi comporta (o comportava) e come diventare insegnanti in Italia.
TFA (Tirocinio Formativo Attivo) addio, si passa al FIT
Per TFA, che è stato abolito ormai da tempo, si intende il Tirocinio Formativo Attivo della durata di un anno che dava la preparazione all’insegnamento. I TFA venivano istituiti dalle università e prevedevano, alla fine del corso, un esame finale che, col suo superamento, attribuiva l’abilitazione all’insegnamento.
IL TFA era quindi uno specifico percorso di preparazione all’insegnamento con carattere abilitante.
Tra le competenze che si acquisivano col TFA c’erano:
- capacità di gestire autonomamente nel lavoro;
- capacità di guidare i progressi della classe adattando l’insegnamento ai tempi degli studenti;
- capacità di tipo didattico, pedagogico, gestionale e relazionale;
- conoscenza delle discipline oggetto d’insegnamento e acquisizione della capacità di insegnarle a seconda del livello degli studenti.
Al TFA potevano accedere, tramite selezione, esclusivamente coloro che erano in possesso di laurea del vecchio ordinamento riconosciuta dal d.m. 39/98 e di tutti gli altri eventuali esami richiesti per accedere all’insegnamento, di una laurea del nuovo ordinamento specialistica o magistrale riconosciuta dal d.m. 22/2005 e dei crediti formativi eventuali per accedere all’insegnamento o, in ultimo, del diploma ISEF per i TFA in Scienze Motorie (già valido per l’accesso all’insegnamento di educazione fisica).
All’inizio erano previsti ben tre cicli di TFA, diventati poi solamente due all’atto pratico. Dopo il TFA, che è stato ormai abolito da tempo, si è quindi passati al FIT.
Come funziona il FIT e di cosa si tratta?
Il FIT è subentrato al TFA, senza ottenere molti consensi, per volere della Buona Scuola, la riforma scolastica di Renzi. Anche in questo caso non è stato reso chiaro e univoco il modo in cui si può conseguire l’abilitazione all’insegnamento. In cosa consiste il FIT?
Si tratta di un percorso di durata triennale al quale vengono avviati tutti i vincitori del concorso in due scaglioni annuali successivi. Il primo anno del percorso è svolto principalmente nelle università con alcune ore di tirocinio nelle scuole ed è finalizzato al conseguimento dello specifico diploma di specializzazione all’insegnamento per una classe di concorso o per il sostegno. Durante il primo anno di questo FIT il partecipante riceve un compenso.
Nel secondo anno di FIT i candidati alternano momenti formativi al tirocinio nelle scuole, ottenendo lo stesso compenso del primo anno e, in aggiunta, lo stipendio relativo alle supplenze brevi che faranno. Questo graduale inserimento nel mondo dell’insegnamento serve per far sì che tutti i candidati comincino a capire come funziona il lavoro, cominciando a esercitare poco a poco le funzioni del docente.
Nel terzo anno di FIT al candidato, che deve cominciare a farsi carico anche delle responsabilità connesse, viene assegnata una cattedra vacante e disponibile. Lo stipendio percepito da questo momento diviene pieno e il candidato viene valutato al fine di capire se debba effettivamente essere assunto in ruolo. Se la valutazione al termine del terzo anno è positiva, il candidato viene regolarmente immesso in ruolo. Anche dopo il termine di primo e secondo anno di FIT il vengono valutate le capacità del candidato che ha intrapreso il percorso.
Il percorso di abilitazione FIT è in fase di revisione col nuovo governo, in quanto ritenuto eccessivamente lungo e inutile ai fini dell’abilitazione come insegnanti.
Abilitazione all’insegnamento: le attuali proposte del governo Lega-5stelle
Come diventare insegnanti in Italia, quindi, attualmente? Il governo in carica a partire dal 2018 e che vede Bussetti come ministro dell’Istruzione ha proposto l’abolizione del FIT. L’intenzione sarebbe quella di snellire un percorso di formazione iniziale dei docenti inutile, secondo il ministro. L’opinione del governo in carica è che l’accesso ai concorsi debba essere consentito con la sola laurea, senza ulteriori anni di formazione.
L’idea di base sarebbe quella di adeguare il percorso di abilitazione all’insegnamento italiano con quello di molti altri paesi, che prevedono una strada appositamente creata per tutti coloro che vogliono fare gli insegnanti già a partire dal percorso di laurea. Si tratterebbe quindi di istituire lauree ad hoc volte all’insegnamento, che prevedano nel piano di studi anche esperienze dirette con l’insegnamento ed esami mirati.
La laurea mirata all’insegnamento è un percorso adottato con successo in molti paesi del Nord Europa: qui è prevista la frequenza di uno specifico corso di studi per diventare docenti in cui, nella stragrande maggioranza dei casi, è incorporato anche quello che da noi è scienze dell’educazione e il tirocinio. Inoltre i percorsi per accedere all’insegnamento sono di 3 anni (Bachelor Degree) o di 3+1 anni (Master Degree). La durata varia, solitamente, in base al livello della scuola nella quale si pensa di insegnare, quindi il Master Degree viene conseguito solo per insegnare in ambito degli studi secondari superiori. Questo metodo è comunemente utilizzato da paesi come la Gran Bretagna, la Finlandia e la Svezia.
Per una riforma dei percorsi di laurea così profonda probabilmente occorrerà aspettare parecchio tempo, ma l’idea da cui parte Bussetti è quella dell’abolizione del FIT a favore di un percorso della durata di un solo anno di formazione iniziale ed anno di prova. Per essere considerati docenti a tutti gli effetti dovrebbe quindi essere sufficiente superare questo anno di prova in una scuola (con possibilità di ripeterlo), la stessa dove poi si dovrebbe essere assunti per i quattro anni successivi all’anno di prova svolto con successo. Nel disegno del nuovo governo non sarà possibile fare richiesta di mobilità prima del termine dei cinque anni di servizio nell’istituto in cui si svolge l’anno di prova, compreso nel calcolo dei cinque anni.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Abilitazione insegnamento: il percorso per diventare insegnante
Naviga per parole chiave
News Scuola
Lascia il tuo commento