Immagine di copertina Credits: Gary Stevens, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Per Jean-Luc Godard vigeva un unico fondamentale comandamento: “Scrivere era fare film”. Il grande regista della Nouvelle Vague si è spento stamattina all’età di 91 anni, ne ha dato l’annuncio il quotidiano francese Libération.
Rivoluzionario e radicale nei suoi intenti, Godard diede un nuovo volto alla cinematografia rendendola un’opera complessa, sperimentale e critica, in ottemperanza con i movimenti dei ruggenti anni Cinquanta.
Il nuovo cinema di Godard usava l’espediente della cosiddetta “camera-stylo”, ovvero della macchina da presa usata alla stregua di una penna stilografica. L’opera cinematografica dunque non era più mera rappresentazione, ma diventava una forma di scrittura. In questo senso Jean-Luc Godard è sempre stato più scrittore, nel senso più puro e autoriale del termine, che regista. In lui la riflessione sulla cinematografia e sulla storia del suo tempo si accompagnava da sempre alla sua personalissima maniera di “fare cinema”, come testimoniano i celeberrimi scritti contenuti nei Cahiérs du cinema.
Jean-Luc Godard e i Cahiérs du cinema
Negli anni Cinquanta Godard collaborò alla prestigiosa rivista cinematografica francese, portando il proprio inestimabile contributo, assieme a François Truffaut, Eric Rohmer e molti altri nomi di rilievo. Non v’è dubbio che i Cahiérs reinvetarono le basi della critica cinematografica rivendicando la centralità della figura del regista. In queste pagine furono teorizzati i principi cardine della caméra-stylo e della politique des auteurs. In breve, secondo questi giovani registi, soggetto, sceneggiatura, dialoghi e regia dovevano essere realizzati da un’unica mente creativa
In un celebre articolo scritto sulla rivista Godard affiancava il cinema di Ingmar Bergman alla scrittura di Marcel Proust:
Ognuno dei suoi film nasce con una riflessione del protagonista sul momento presente, approfondisce questa riflessione mediante una sorta di smembramento della durata, un po’ alla maniera di Proust, ma con più forza, come se si fosse moltiplicato Proust sia per Joyce che per Rousseau, e diviene finalmente una gigantesca e smisurata meditazione da un’istantanea.
Questo scriveva Jean-Luc Godard nella sua inestimabile riflessione sul cinema. Per il grande regista franco-svizzero il cinema era innanzitutto “arte che pensa” e dunque inscindibile dal costante moto d’evoluzione della storia.
Il cinema per Godard si concentrava nella profondità del messaggio che intendeva trasmettere. La cinematografia non era un’arte distaccata, astratta dalla realtà, ma aveva uno scopo, serviva alla vita. Se non è una dichiarazione di poetica questa.
Ripercorriamo l’immensa eredità di Jean-Luc Godard regista-scrittore attraverso biografie, aneddoti, testimonianze, racchiuse nei libri che ci ha lasciato.
I libri sul cinema di Jean Luc Godard
1. Introduzione alla vera storia del cinema
L’opera raccoglie sette lezioni, oltre cento film visti discussi e analizzati da un Godard talvolta dissacrante che fa cinema facendo critica. E ci gli incontri con Rossellini, Hitchcock, Murnau e Minnelli, Frank Capra e Truffaut. La storia del cinema si tramuta nell’autobiografia personale di un regista che ha fatto dell’arte cinematografica la propria vita.
Introduzione alla vera storia del cinema
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2. Due o tre cose che so di me. Scritti e conversazioni sul cinema
Nella sua scrittura Jean-Luc Godard si è servito di volta in volta della recensione, della lettera, della divagazione, della conferenza, dell’intervista, della polemica o del saggio critico per chiarire agli altri e a sé stesso la direzione che stava prendendo per lui la critica cinematografica. In questi testi ritroviamo l’essenza più profonda della sua riflessione sull’arte del “fare cinema”, ma anche un’intensa testimonianza di vita.
Due o tre cose che so di me. Scritti e conversazioni sul cinema
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3. Il cinema è il cinema
Questa raccolta, edita da Garzanti nel 1971 con una premessa di Pier Paolo Pasolini, contiene gli scritti giovanili e rivoluzionari di Jean-Luc Godard. Il regista qui si propone come un ri-fondatore del linguaggio cinematografico. La sua è una riflessione che fonde cinema e filosofia in una commistione unica, che rappresenta il marchio fondante della cinematografia di Godard. La chiave essenziale per comprendere il pensiero del padre della Nouvelle Vague sono le sue stesse parole:
Non posso evitare il fatto che tutto esista dall’interno e insieme dall’esterno. È una cosa questa che potrà essere resa sensibile filmando un palazzo dall’esterno e poi dall’interno, come se si entrasse all’interno di un oggetto. Lo stesso vale per le persone, il cui viso è in genere visto dall’esterno.
Il cinema è il cinema
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4. Jean-Luc Godard di Alberto Farassino
Una biografia imprescindibile per scoprire Jean-Luc Godard è il testo di Alberto Farassino che ci permette di cogliere il percorso artistico del regista entrato nel mito.
Emerge il ritratto a tutto tondo di un autore che sino alla fine dei suoi giorni è stato attivo nella sperimentazione e nella ricerca di nuove frontiere del linguaggio audiovisuale, nel segno della contaminazione tra le arti e, soprattutto, del rifiuto di ogni banalità.
Jean-Luc Godard
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In una delle sue ultime interviste Jean Luc Godard aveva dichiarato “A questa età ho difficoltà a vivere la mia vita, ma non ho ancora il coraggio di immaginarla”. Il segreto del suo genio era in fondo tutto qui, racchiuso nell’affiancamento quasi mistico tra due parole dal potere supremo: coraggio e immaginazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Jean-Luc Godard, tutti i libri del regista della Nouvelle Vague
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