Lo scrittore Carlo Levi non nacque in Lucania, ma della terra lucana si fece ambasciatore nel mondo tramite i suoi scritti. L’omaggio che Levi ha dedicato alle desolate terre del Sud contadino continua a parlarci di un meridione in cui la vita scorre lenta e meditativa sulla base di regole antiche, intessendo una profonda riflessione sull’idea di progresso.
Con la terra lucana Carlo Levi strinse un legame d’amore assoluto e indissolubile, tanto da chiedere di esservi sepolto alla fine dei suoi giorni. Voleva riposare in quel paesaggio aspro, sventurato e oscuro che gli aveva insegnato a guardare l’Umanità negli occhi e a cogliere, nei momenti di maggiore smarrimento e dolore, la salvezza offerta da un gesto di fratellanza.
A quella terra rurale, primitiva e amara l’intellettuale torinese sarà per sempre devoto. Sarà in debito con la Lucania per averlo accolto durante l’esilio, offrendogli le briciole di un pane spartito tra affamati.
Carlo Levi: una biografia
Carlo Levi nacque a Torino 120 anni fa, il 29 novembre 1902, da un’agiata famiglia borghese di origine ebraica. Nel capoluogo piemontese trascorse l’infanzia e la giovinezza. Terminati gli studi liceali si iscrisse all’università di Medicina e Chirurgia di Torino. In ambito universitario conobbe di Piero Gobetti e fu tra i più ferventi sostenitori della rivista Rivoluzione Liberale fondata dall’amico.
Negli anni giovanili Levi affiancò alla passione per la scrittura, una vocazione ancor più spiccata per la pittura. Tra i suoi maestri dell’epoca figura Felice Casorati che era una delle figure più rilevanti della pittura d’avanguardia torinese.
Il talento pittorico di Levi è notevole, tanto che il giovane Carlo giunge
a esporre un proprio quadro, L’Arcadia, alla XIV Biennale di Venezia.
Nel 1924 si laureò in medicina, ma alla professione medica preferì l’attività politica e pittorica. Nel 1928 fondò il gruppo pittorico Sei di Torino in cui si poneva in aperto contrasto con la concezione artistica promossa dal regime fascista optando per un’ottica anticonformista e riformista. Levi e il suo entourage ribadiscono il valore della pittura come espressione di libertà, tuttavia si pongono in conflitto con il modernismo ipocrita rappresentato dal movimento futurista.
Oltre alla passione per la pittura, Carlo Levi continuava a coltivare le proprie idee politiche clandestine. Nel 1931 entrò a far parte del movimento anti-fascista Giustizia e Libertà guidato da Carlo Rosselli.
Quattro anni dopo, alla vigilia della guerra contro l’Etiopia, Carlo Levi fu arrestato in seguito a una retata fascista nelle file di Giustizia e Libertà.
Insieme a lui furono arrestati anche altri intellettuali illustri del tempo, tra cui Cesare Pavese e Franco Antonicelli.
L’esilio in Lucania di Carlo Levi
Il 15 luglio la Commissione di Roma decise di condannare Carlo Levi al confino di polizia per tre anni giudicandolo pericoloso per l’ordine nazionale.
Nel 1935 Levi fu quindi condannato all’esilio in Lucania, nel paese di Aliano, una località quasi inaccessibile all’epoca poiché sprovvista di qualsiasi strada o via di comunicazione.
L’esperienza del confino lucano sarà raccontata da Carlo Levi nel suo capolavoro Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato nel settembre 1945 dall’editore Einaudi. Il confino dello scrittore terminò il 20 maggio del 1936, quando il ministero degli interni dispose la liberazione dei confinati politici in occasione della proclamazione dell’Impero di Mussolini.
Ma dell’esperienza in terra Lucana Levi conserverà un ricordo indelebile, tanto da dedicarle un romanzo autobiografico in bilico tra testimonianza storica e manifesto sociale.
Un trattato sulle condizioni di vita disumane in cui versava la popolazione del meridione d’Italia. Un libro denuncia, un libro che fonde abilmente realtà storica e descrizione pittorica, un meraviglioso connubio di capacità narrativa e potenza visiva.
Recensione del libro
Cristo si è fermato a Eboli
di Carlo Levi
“Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi
In soli otto mesi di lavoro, in una Firenze assediata dal gioco nazifascista, Levi scrisse l’opera che l’avrebbe portato alla fama internazionale. Nei momenti più drammatici della guerra lo scrittore ricordava i momenti vissuti nelle terre lucane, dove aveva conosciuto la sofferenza più nera, ma anche sperimentato la solidarietà che unisce e salva.
Cristo si è fermato a Eboli ebbe un successo planetario e divenne il traino del rinnovamento sociale italiano.
Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia.
L’incipit folgorante del romanzo racchiude già la perfetta sintesi del contenuto dell’opera. Lo scrittore mostra le condizioni di degrado spirituale e materiale in cui versano le terre del Sud. In quelle terre segnate dalla miseria non sembra essere giunta neppure la parola di Cristo; in quei territori non è arrivato il progresso, né la ragione né la speranza.
Il Cristo di Levi rappresenta l’inizio della Storia, che nel contesto raccontato significa al contempo la fine di essa. L’autore descrive la Lucania come una terra sospesa in un bolla, ferma in un tempo antico che non è stato neppure sfiorato dal progresso, come simboleggia la ferrovia costruita all’estrema propaggine della terra, al confine con la Campania.
La morale di Levi è chiara. Solo il Sud contadino, quel mondo arcaico e ancestrale è stato capace di preservare "il senso umano di un comune destino” perché si fonda su una “fraternità passiva”, su un “patire insieme”, sconosciuto alla barbarie del presente.
Carlo Levi e la questione meridionale
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Levi fu affascinato e commosso da quel Sud povero e arretrato, nel quale però si annida l’essenza più profonda dell’umanità.
A quel Sud lo scrittore Carlo Levi dedicherà le sue pagine più belle, dando finalmente voce alla cosiddetta "questione meridionale" e risvegliando così le coscienze degli intellettuali italiani.
Con Cristo si è fermato a Eboli, Carlo Levi diede voce e rappresentazione al Meridione contadino degli anni ’30 del Novecento segnando, di fatto, il riscatto del sottoproletariato meridionale. Uno scritto che è analisi sociologica e storiografica e, al contempo, un manifesto di denuncia.
Oggi la Lucania è ancora debitrice a Carlo Levi per le pagine meravigliose e reazionarie che lo scrittore le ha dedicato. Con Cristo si è fermato a Eboli Levi ha scritto per Matera l’inizio di una nuova storia, che ha decretato la rinascita della fisica e culturale città che oggi è nota in tutto il mondo per la sua suggestiva bellezza.
Gli ultimi anni di Carlo Levi
Carlo Levi morì a Roma il 4 gennaio del 1974, dopo alcuni giorni di coma. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da una cecità quasi totale, Levi li trascorse a dipingere come a farsi beffe della sua malattia. Realizzò meravigliosi dipinti grazie all’ausilio di uno speciale telaio e scrisse le ultime pagine del suo diario Quaderno a cancelli, pubblicato postumo nel 1979.
È sepolto ad Aliano, lo sperduto paesino della Basilicata che fu portato all’attenzione mondiale dal suo capolavoro, nel quale lo scrittore aveva riversato tutto il proprio totale, struggente amore per la terra lucana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Carlo Levi: vita e opere dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli”
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