Della figura di Lorenzo il Magnifico si parla molto e la sua storia è stata ripresa da tanti scrittori e registi per film e telefilm che hanno avuto più o meno successo. Ma chi era Lorenzo il Magnifico? Politico e letterato italiano, è stato il più celebre mecenate della dinastia dei Medici e vero e proprio ago della bilancia nella storia italiana.
Lorenzo di Piero de’ Medici, chiamato Lorenzo il Magnifico, fu signore di Firenze a partire dal 1469 fino alla sua morte, terzo della dinastia dei Medici. La sua figura è passata alla storia in quanto, oltre che politico, anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Il suo amore per le arti e la sua oculata gestione del potere lo hanno reso l’incarnazione del principe umanista ideale e, al contempo, uno degli uomini politici del Rinascimento più significativi in assoluto.
Scopriamo qualche informazione in più sul personaggio della famiglia Medici che dal 23 ottobre 2018 sarà protagonista della serie I Medici 2, in onda in prima serata su Rai 1. La vita di Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico sarà il tema principale delle nuove puntate in onda sulla Rai a partire da questa sera.
Lorenzo il Magnifico: la vita
Lorenzo il Magnifico nasce il 1 gennaio 1449 a Firenze. Figlio di Pietro de’ Medici e Lucrezia Tornabuoni e nipote di Cosimo il Vecchio, fin da bambino Lorenzo riceve un’educazione di impronta umanistica. La sua abilità come uomo politico Lorenzo la dimostra già a diciotto anni, grazie alle abilità nel compiere le missioni politiche che gli vengono assegnate nelle città di Napoli, Venezia e Roma.
Lorenzo sale al potere nel 1469, appena ventenne, accettando di sposare la nobile Clarice Orsini e in seguito alla morte del padre. Da quel momento è signore di Firenze.
Confermando ciò che era accaduto negli anni precedenti, Lorenzo de’ Medici si dimostra un diplomatico fine ed abile e un politico molto accorto, capace di compiere una trasformazione profonda nell’ordinamento interno dello Stato. Egli lo scuote fin dalle fondamenta, riuscendo così a ottenere un potere ancor più saldo nelle sue mani e soprattutto più legalizzato.
Riesce anche nell’impresa di assegnare alla città di Firenze l’importante ruolo di stato moderatore della politica italiana. Risale al 1472 la guerra di Volterra, in cui Lorenzo il Magnifico guida Firenze allo scopo di rafforzare il dominio della città nella penisola italica. Lorenzo riesce anche a sventare la congiura dei Pazzi con l’aiuto dei fiorentini. Nel 1478 i Pazzi (famiglia di banchieri fiorentini), sostenuti dal papa, dalla Repubblica di Siena e dal Regno di Napoli, cercano di stroncare l’egemonia dei Medici.
Questa congiura porta all’uccisione di Giuliano de’ Medici, amato fratello minore di Lorenzo, e al ferimento del Magnifico, senza però riuscire nell’intento di levare il potere su Firenze alla dinastia dei Medici.
Sisto IV, a quel punto, scomunica Lorenzo e lancia l’interdetto contro la città di Firenze. Da qui si scatena la guerra. Firenze trova nella Repubblica di Venezia e nel Ducato di Milano degli alleati contro il Papa e Ferdinando di Napoli, ma ormai la situazione in città è critica. Lorenzo il Magnifico si reca così il 6 dicembre del 1479 a Napoli per cercare di stipulare un trattato di non belligeranza con Ferdinando.
L’uomo accetta, convinto dalla potenza che ciò avrebbe portato allo stato della Chiesa negli anni a venire. Papa Sisto IV, rimasto solo è costretto a cedere e accettare lo svolgersi degli eventi.
Da qui in poi il prestigio di Firenze si rafforza e Lorenzo de’ Medici è il centro di questo potere. Dal 1479 comincia un atteggiamento di alleanza dell’Italia nei confronti di Firenze. La città toscana si allea con città quali Siena, Bologna, Perugia e Lucca, andando ad acquisire territori come Sarzana e Pian Caldoli. Risale al 1482 l’alleanza tra Lorenzo il Magnifico e il Ducato di Milano allo scopo di contrastare Ferrara. Dopo di ciò, Lorenzo si allea con Papa Innocenzo VIII per sconfiggere la Repubblica di Venezia. Una volta che il Papa sceglie di muovere guerra contro Ferdinando di Napoli, però, Lorenzo il Magnifico sceglie di allearsi con quest’ultimo.
La conseguente pace tra Papa Innocenzo VIII e Ferdinando, che avviene nel 1486, è solo merito del grande membro della casa dei Medici. Il suo ruolo di ago della bilancia nelle situazioni politiche di contrasto dell’Italia diviene sempre più evidente, dando alla sua straordinaria abilità politica e di mediatore per la pace un valore grandissimo. Ed oltre ad essere un diplomatico valente, Lorenzo si è distinto per tutta la sua vita come generoso mecenate, coi suoi numerosi interessi culturali.
Lorenzo il Magnifico scrive anche una serie di poesie, seppur con risultati non eccellenti. Tra queste ricordiamo i sonetti d’amore sulla scia dello stile adottato dalla Vita Nuova di Dante, in cui racconta il suo struggente amore per Lucrezia Donati che non ha mai potuto avere una possibilità per via del ruolo di potere che doveva assumere sposando una nobildonna.
Lorenzo il Magnifico muore a Firenze, precisamente nella villa di Carreggi, nel 1492 in seguito alla cancrena di una gamba. Lascia così un grande vuoto lì dove c’era lui, a mitigare i conflitti italiani del tempo in maniera eccezionale.
Le opere di Lorenzo il Magnifico
Nel primo periodo delle sue produzioni, tra gli anni ‘60 e il 1472/73, Lorenzo il Magnifico si rifà maggiormente alla tradizione lirica-cortese con influenze dirette della letteratura toscana, incentrata sulla celebrazione di natura, bellezza, di giovinezza e donne. Risalgono a questi anni:
- Corinto (1464-1465)
- Nencia da Barberino (1469-1473)
- La Novella di Giacoppo e la Novella di Ginevra (1469)
- Beoni
- La caccia col falcone (1473)
Nel periodo che va dal 1473 al 1480 la scrittura di Lorenzo diventa più impegnata, con chiaro influsso neoplatonico:
- De summo bono (1473)
- Capitoli e Laude
- Selve d’amore (intorno al 1474 e rimaste incompiute)
- Il Comento sopra i miei sonetti (1480)
- Raccolta aragonese
Gli ultimi anni delle produzioni di Lorenzo il Magnifico ebbero come risultato:
- L’Ambra (successivamente al 1486)
- Canti carnevaleschi
- Sacra rappresentazione dei Santi Giovanni e Paolo (1491)
C’è poi Il Canzoniere, opera da considerare a parte in quanto composta a partire dal 1465 fino al 1476/1477. Le liriche contenute mostrano un passaggio dalla lirica comico-realista in stile Pulci al petrarchismo.
Lorenzo il Magnifico: tempo e amore nelle sue opere
Dalle opere di Lorenzo il Magnifico emerge la triste consapevolezza della fugacità del tempo; l’autore rimarca la posizione pessimistica e la malinconia rispetto al passare degli anni e del tempo, dando onore alla giovinezza e degradando la vecchiaia. L’invito diretto delle opere di Lorenzo il Magnifico è quello di non lasciarsi sfuggire la giovinezza e cogliere tutti i piaceri che ne possono derivare prima che sia troppo tardi. Il messaggio che ci tiene a far passare è che del domani non si sa nulla, quindi ciò che importa è vivere il presente e goderne fin quando si può.
Anche per quanto riguarda l’amore le idee di Lorenzo rispecchiano un po’ ciò che pensa del tempo: l’amore va goduto a livello fisico, non a livello platonico, e il corpo e i piaceri che ne possono derivare sono di fondamentale importanza. La sua concezione dell’amore emerge chiaramente dalla famosa ballata dei Canti carnascialeschi, Trionfo di Bacco e Arianna.
Per il Magnifico un corpo giovane e nel fiore degli anni è il solo che può garantire piacere e lo contrappone col corpo in età avanzata, visto come peso inutile e privo di dignità.
L’amore equivale per il mecenate a passione carnale, non sentimento.
Lorenzo il Magnifico: il suo ruolo di mecenate
Come già accennato, Lorenzo ama l’arte e la cultura e il suo ruolo di mecenate non è secondo a quello di politico. A soli vent’anni, nel 1469, Lorenzo de’ Medici si trova capo dello Stato fiorentino e, nonostante gli impegni come governante siano tanti, non rinuncia mai alla passione per la letteratura e, anzi, fa del prestigio culturale di Firenze uno dei suoi obiettivi politici.
Lorenzo è un mecenate sensibile, attento alla valorizzazione di tutte le forme artistiche senza trascurare il ruolo fondamentale degli intellettuali. Con la sua generosità e l’attenzione a tutto ciò che è arte, Lorenzo arricchisce la bella Firenze di capolavori architettonici e pittorici che la renderanno un centro culturale e artistico per sempre. Sua grande intuizione è la rivitalizzazione della tradizione volgare fiorentina dei grandi autori del Trecento; Lorenzo aveva capito che, a livello politico, l’affermarsi della lingua volgare avrebbe contribuito in maniera notevole ad accrescere il prestigio della città di Firenze, la quale poteva vantare i più grandi scrittori.
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