Sta diffondendosi su Facebook un giochino letterario divertente: ognuno sceglie ogni giorno per dieci giorni il libro che preferisce, pubblicandone la copertina senza commento e nominando un amico lettore per proseguire questa specie di catena letteraria.
Io ho provato, ma poi l’idea di non dire nulla sulle ragioni di quelle scelte mi ha frenato. In tempi di confinamento, c’è più tempo per riflettere, ripensare alle letture di gioventù, riscoprire i classici, fare un bilancio delle proprie letture e riflettere a quanto ci abbiano arricchito, confortato, maturato.
Ho provato dunque a stilare una mia classifica di lettrice forte, parlando brevemente dei dieci libri che porto nel cuore, che ho letto in diverse fasi della mia vita, a diverse età e condizioni esistenziali. L’elenco non è una classifica di merito, ma un tesoro che nel suo complesso mi ha aiutato in modo decisivo diventare la lettrice che sono diventata.
La classifica ideale di Elisabetta Bolondi
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Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa occupa un posto importante nella letteratura siciliana, di cui sono un’appassionata lettrice. Inutile nominare tutti i grandi che hanno fatto della narrativa dell’isola la parte forse più interessante di tutta la letteratura italiana, a partire dalle origini: dalla scuola poetica siciliana a Camilleri, c’è un intero patrimonio letterario e antropologico.
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Se questo è un uomo di Primo Levi è forse il libro più importante della letteratura novecentesca, rifiutato da Einaudi e poi divenuto il classico più importante secondo molti critici e certamente per i lettori.
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Un libro piccolo di Giacomo Debenedetti mi ha aperto molte strade per la conoscenza delle storia recente di Roma. 16 ottobre 1943, un racconto quasi in diretta della razzia degli ebrei del ghetto di Roma scritto da un grande critico.
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Tra gli autori italiani, non può mancare Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda: libro bellissimo, difficile, di importanza linguistica straordinaria, scritto da un ingegnere milanese capace di ricostruire una Roma popolaresca sotto la dittatura fascista in modo originale ed efficace, attraverso un genere, il giallo, di cui appare il capostipite.
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Passando alle letterature straniere, devo tornare ai miei studi universitari per citare Gente di Dublino di James Joyce, racconti imperdibili per lo stile, il rinnovamento linguistico, il fascino che emanano pagine come le conclusive del racconto I morti, cardine della letteratura inglese.
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Quando avevo trent’anni ho letto tutta Alla ricerca del tempo perduto di Proust: ricordo di aver provato emozioni, anche qualche momento di noia, ma ricordo bene l’innamoramento che ebbi per Marcel, per la Duchessa di Guermantes, il barone di Charlus, Albertine, Madame Verdurin... Insomma l’universo proustiano mi aveva completamente conquistato per la ricchezza della narrazione, per la profondità delle riflessioni sul tempo e sui rapporti familiari e sociali, per la sapienza della costruzione narrativa.
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Per quanto riguarda la letteratura tedesca, scelgo La morte a Venezia di Thomas Mann, anche se tutta l’opera del grande autore merita una menzione speciale e ha avuto una parte cospicua nei miei interessi letterari.
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Difficile scegliere un autore della mia amata letteratura israeliana, così ricca e prolifica. Ho deciso che tra i libri di Abraham Yehoshua il mio preferito resta Viaggio alla fine del millennio, il più ricco, moderno e universale di tutti i suoi romanzi.
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Uno scrittore che amo moltissimo è lo spagnolo Javier Marìas, di cui ho letto tutti i libri. Scelgo Berta Isla , il più recente, facendo un’ingiustizia a tutti gli altri precedenti, che ho amato moltissimo. Il suo modo di raccontare l’amore coniugale o le difficoltà del vincolo matrimoniale è qualcosa che colpisce nel profondo.
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Infine la sempre amatissima letteratura americana, oggetto della mia tesi di laurea, e qui la scelta diventa davvero ardua, se non impossibile. Provo solo a nominare due grandi, Jonathan Franzen, il cui romanzo Le correzioni è un punto di svolta nella narrativa statunitense per la capacità di raccontare vicende universali, sentimenti vissuti e condivisi.
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Ecco il numero dieci (e il secondo americano), che forse avrebbe dovuto occupare il primo posto: Philip Roth, il premio Nobel ingiustamente mancato. Sullo scaffale della mia libreria a lui dedicato ho contato 12 volumi e sto pensando quale voglio citare per sintetizzare tutto quello che mi ha lasciato. La macchia umana , ecco, ho preso la mia decisione: è questo il libro che forse ricordo meglio per la sua profondità, attualità, per la costruzione dei personaggi, per aver reso grande la letteratura.
Indovina l’intruso!
Mi sono accorta che i libri scelti non sono dieci, ma undici: voi di quale fareste a meno nell’elenco che ho costruito seguendo i miei gusti e la mia sensibilità? Segnalatelo nei commenti.
Se doveste fare una vostra personale classifica, quali libri scegliereste?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Classifica libri ideale: i 10 titoli scelti da una lettrice forte
Non ne toglierei nessuno. Anzi mi viene volgia di rileggerli tutti
Non ne toglierei nessuno. Anzi mi viene volgia di rileggerli tutti